Ilaria Salis, niente domiciliari e in aula con manette e catene: le immagini
La 39enne italiana, accusata di aver aggredito due esponenti di estrema destra, rimane in carcere a Budapest perché secondo il giudice "esiste sempre il pericolo di fuga". Come nell’udienza di gennaio la donna è stata portata in aula legata a una sorta di guinzaglio tirato da un agente. Il padre: "L'ennesima prova di forza del governo Orban". Fuori dal tribunale alcuni estremisti hanno minacciato un gruppo di amici e legali
- Manette ai polsi, ceppi e catene alle caviglie e una catena tirata da un agente come un guinzaglio. È entrata così oggi in aula a Budapest Ilaria Salis, esattamente come accaduto nell'udienza del 29 gennaio
- In una lettera scritta a mano e consegnata ai suoi legali, Ilaria Salis ha autorizzato la stampa italiana a pubblicare le sue foto con le manette ai polsi e le catene. "Io sottoscritta Ilaria Salis, nata a Milano il 17 giugno 1984 - si legge - autorizzo la stampa italiana a pubblicare immagini che mi ritraggono con le manette e tutte le catene che eventualmente decideranno di mettermi in occasione dell'udienza del 28 marzo 2024"
- Nell’udienza il tribunale di Budapest ha respinto la richiesta dei domiciliari in Ungheria presentata dagli avvocati della 39enne, che si trova in carcere da 13 mesi con l'accusa di aver aggredito due esponenti di estrema destra
- "Le circostanze non sono cambiate", ha detto il giudice Jozsef Sós aggiungendo che per Salis "esiste sempre il pericolo di fuga"
- In aula anche il padre della donna, Roberto Salis, che è uscito dall'aula subito dopo che il giudice ha comunicato la sua decisione e ha detto che è stata "l'ennesima prova di forza del governo Orban. Un po' me lo aspettavo, Ilaria qui è considerata un grande pericolo"
- "I nostri ministri non hanno fatto una bella figura e il governo italiano dovrebbe fare un esame di coscienza", ha detto poi Roberto Salis. "Le catene non dipendono dal giudice ma dal sistema carcerario e quindi esecutivo e il governo italiano può e deve fare qualcosa perché mia figlia non sia trattata come un cane"
- "Non penso che in Ungheria ci possa essere un trattamento diverso da quello che abbiamo visto e penso che questo sia assolutamente inaccettabile per l'Italia. Resterà in carcere chissà ancora per quanto, può l'Italia accettare questo trattamento? Assolutamente no", ha commentato l'avvocato Eugenio Losco
- Prima dell’udienza fuori dal tribunale si sono registrate alcune tensioni. L’avvocato Losco ha detto che alcuni estremisti di destra hanno aspettato i legali e gli amici di Ilaria Salis "e ci hanno insultato e minacciato in ungherese" dicendo "Stai zitto o ti spacco la testa"
- "Ci hanno fatto delle riprese con i telefonini, ci hanno ripreso e il nostro traduttore ci ha detto che ci stavano minacciando", ha proseguito Losco. Del gruppo di una quindicina di persone italiane minacciate faceva parte anche Zerocalcare, oltre a esponenti di Giuristi democratici
- A Budapest anche una delegazione di parlamentari dell'opposizione fra cui il segretario di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che sui social ha scritto: "Insieme a Ilaria Cucchi siamo in quest'aula di Tribunale a Budapest per seguire l'udienza del processo di Ilaria Salis, ancora una volta entrata con manette e catene. Siamo qui per mostrare ad Ilaria e alla sua famiglia tutta la nostra vicinanza e il nostro sostegno"
- Presente anche Ivan Scalfarotto, capogruppo di Iv in Commissione Giustizia, che su X scrive: "L'Ungheria di Orbán vuole tenere il punto, mostrarsi ferma su una posizione irragionevole, per un fatto che si vuol punire in modo oggettivamente sproporzionato. L'Europa deve chiedersi se un Paese che si definisce ‘illiberale’, e come tale si comporta, sia ancora compatibile con l'Unione. Mi aspetto che Giorgia Meloni e Antonio Tajani facciano sentire forte la loro voce con il governo ungherese"