Boeing 737 Max, gli ispettori Usa trovano 97 problemi: falliti 33 test su 89
Mentre proseguono le indagini sul portellone esploso su un volo dell'Alaska Airlines lo scorso 5 gennaio, il "New York Times" anticipa i risultati poco soddisfacenti dei controlli portati avanti dalla Federal Aviation Administration. L'agenzia ha anche condotto 13 audit su Spirit AeroSystems, la società che produce la fusoliera del 737 Max: i meccanici in un caso avrebbero utilizzato sapone per piatti "come lubrificante nel montaggio del portellone"
- Lo scorso 5 gennaio scoppiava un portellone d'emergenza di un Boeing modello 737 Max su un volo dell’Alaska Airlines. Due mesi dopo arrivano i primi risultati dell’indagine sulla società avviata dalla Federal Aviation Administration statunitense (Faa). Non sono del tutto confortanti
- Ad anticipare quanto raccolto dalla Faa è The New York Times: la compagnia ha fallito 33 verifiche su 89. In tutto sono stati registrati 97 casi di "presunta non conformità". Va però precisato che le indagini sono in corso e che la stessa Faa non ha quindi avvallato quanto trapelato sui media
- L’agenzia per la sicurezza aerea Usa non si è limitata a verificare il rispetto degli standard di qualità negli stabilimenti Boeing, ma ha anche condotto 13 audit su Spirit AeroSystems, la società che produce la fusoliera del 737 Max. Sette di questi hanno dato risultati negativi
- Durante i controlli, la Faa ha osservato come i meccanici della Spirit (con sede a Wichita, nel Kansas) abbiano utilizzato "la chiave magnetica di un hotel per controllare la guarnizione di un portellone"
- In un altro caso, gli stessi meccanici avrebbero usato "il detergente liquido per i piatti Dawn come lubrificante nel montaggio del portellone", per poi ripulire la guarnizione con un “panno bagnato”. Tutto in contrasto con le corrette regole procedurali e di sicurezza
- Intanto proseguono anche le indagini sul portellone esploso: anche il Dipartimento di Giustizia americano si sarebbe mosso in sede penale, contattando passeggeri ed equipaggio del volo
- Emerge come Alaska Airlines fece volare il Boeing 737 Max 9 nonostante il giorno prima ingegneri e tecnici della compagnia avessero espresso la loro preoccupazione per le crescenti evidenze di “un problema”, tanto da voler togliere il velivolo dal servizio per una manutenzione la sera dopo
- The New York Times riferisce come la società alla fine decise invece di tenerlo operativo: doveva completare tre voli, di cui l'ultimo a Portland, Oregon, dove c'era una delle strutture di manutenzione della compagnia. Prima che potesse completare il piano però un portellone di emergenza esplose in volo pochi minuti dopo il decollo del secondo volo, costringendo l'aereo ad un atterraggio di emergenza
- Da quel giorno altri modelli Boeing intanto sono finiti al centro della cronaca Usa per alcuni incidenti più recenti. È successo ad esempio al 787: almeno 50 persone sono rimaste ferite su un 787 della LATAM Airlines che ha perso improvvisamente quota per un problema tecnico
- Venerdì 8 marzo un Boeing 777 della United Airlines diretto a Osaka ha perso una ruota subito dopo il decollo dall'aeroporto di San Francisco con i rottami che sono finiti su un parcheggio. Nessuno è rimasto ferito, ma anche su questo la Faa ha deciso di aprire un'indagine
- Sempre venerdì scorso, un 737 Max è uscito fuori pista finendo sull'erba all'aeroporto George Bush di Houston, Texas. Anche in questo caso non c'è stato alcun ferito, ma quanto successo non fa altro che aumentare le domande a cui Boeing dovrà rispondere
- Intanto si è diffusa anche la notizia della morte di John Barnett, ex dipendente Boeing che qualche anno fa aveva denunciato gravi problematiche interne all’azienda: alcuni lavoratori, ha detto, avevano "deliberatamente" montato parti di "qualità inferiore" agli standard di sicurezza. Affermò poi di aver scoperto problemi con i sistemi per l'ossigeno. Secondo l'impiegato, i test avevano mostrato un tasso di fallimento del 25%
- Boeing respinse tutte le accuse e Barnett avviò una battaglia legale contro l'azienda, accusandola di aver "denigrato la sua persona e di aver ostacolato la sua carriera" come forma di ritorsione. È morto quattro giorni fa a Charleston, una settimana dopo essere stato interrogato dagli avvocati della Boeing e a pochi giorni da un'altra testimonianza nell'ambito della stessa causa. Aveva lavorato per Boeing 32 anni