Attacchi Houthi nel Mar Rosso, Usa pronti a operazione militare prolungata
I raid statunitensi e britannici non hanno ancora indebolito abbastanza gli asset militari dei ribelli yemeniti. L'amministrazione Biden starebbe quindi delineando una strategia di contrasto più lunga del previsto. Tra i funzionari americani c'è chi teme che ci si sia spinti in un nuovo “conflitto imprevedibile” senza prima pensare a una strategia di uscita
- Dieci giorni di raid non sono riusciti a fermare gli attacchi degli Houthi, che continuano a ostacolare il traffico marittimo e a prendere di mira imbarcazioni occidentali nel Mar Rosso. Così, l’amministrazione Biden pensa a una campagna militare prolungata contro i ribelli yemeniti appoggiati dall'Iran. A rivelarlo è The Washington Post
- Da novembre 2023, scrive il quotidiano, sono stati più di 30 gli attacchi sferrati dagli Houthi con missili e droni contro navi mercantili dei Paesi occidentali, come rappresaglia per la guerra in corso sulla Striscia di Gaza
- Un funzionario americano fa sapere che le operazioni portate avanti in questi giorni da Usa e Regno Unito sono già riuscite a "danneggiare in modo significativo" gli asset militari presi di mira, ma non abbastanza: gli Houthi possono contare su un arsenale bellico significativo. In foto: il leader degli Houthi, Abdul-Malik al-Houthi
- Secondo le fonti del Post, mercoledì 17 gennaio la Casa Bianca avrebbe quindi riunito i suoi funzionari per valutare le risposte a quanto sta succedendo nel Mar Rosso. La strategia americana punta a erodere le capacità militari di alto livello degli Houthi, così da fermare o ridurre al minimo gli attacchi. Si lavora intanto anche per intercettare le armi che l’Iran fornisce agli Houthi
- Al momento, rivelano le fonti, non è chiaro quanto potrebbe durare l’operazione. Anche se, precisano, non dovrebbe durare “anni”, come successo invece in Iraq, Siria e Afghanistan. Si punta quindi a risolvere la situazione il più in fretta possibile
- Resta da vedere se sarà possibile. Per Mohammed al-Basha, esperto di Yemen del Navanti Group, gli Houthi sono infatti “molto incentivati” ad andare avanti. "Quando attaccarono l'aeroporto di Abu Dhabi ebbero molta attenzione, ancor di più quando attaccarono Aramco - ha ricordato riferendosi ad attacchi degli anni scorsi negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita - ma l'attenzione che stanno ricevendo oggi per gli attacchi nel Mar Rosso è inaudita e ne sono molto felici"
- Tra le file dell’amministrazione Usa serpeggia della preoccupazione. Alcuni funzionari, riporta sempre The Washington Post, temono che l’intervento militare in corso possa non solo vanificare i successi diplomatici raggiunti ultimamente per stabilizzare la situazione in Yemen, ma anche aggravare la già esasperata situazione umanitaria nel Paese, il più povero del mondo arabo
- La paura interna al Dipartimento di Stato e all'Usaid (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale) è anche che gli Houthi vengano spinti a espandere gli attacchi contro obiettivi sauditi, raffinerie in primis, provocando così il fallimento del lavoro per un accordo di pace e la fine di una guerra che in nove anni in Yemen ha fatto centinaia di migliaia di morti
- Non solo: tra i funzionari americani c’è anche chi teme che ci si sia spinti in un nuovo “conflitto imprevedibile” senza prima pensare a una strategia di uscita, peraltro con un sostegno più limitato del solito da parte dei principali alleati
- A Washington si pensa poi anche ai costi dell’operazione. Il senatore Jack Reed, presidente della commissione Servizi armati, ha sottolineato come alcuni dei missili sinora impiegati potrebbero costare due milioni di dollari ciascuno. In foto: materiale destinato alle milizie Houthi sequestrato dai Navy Seals statunitensi
- Contrastare gli Houthi potrebbe essere più difficile del previsto in ragione del supporto che ricevono non solo dall’Iran ma anche, come scrive Reuters citando “quattro fonti” dell’area del Mar Rosso e due iraniane, da parte degli Hezbollah libanesi. Insieme al Corpo delle guardie della rivoluzione islamica di Teheran starebbero infatti aiutando i ribelli – che ormai dal 2014 controllano la capitale yemenita Sana’a – a organizzare gli attacchi ai mercantili occidentali
- Anche Roma è attenta a quanto sta succedendo. Il vicepremier e ministro degli Esteri Tajani fa sapere che, in missione a Bruxelles, spera di "convincere a realizzare una missione per proteggere le navi che attraverso il Mar Rosso esportano o importano". Parla di una "missione più larga" e difensiva, "ma sarà una difesa armata". E avverte: "Faremo di tutto per proteggere i nostri prodotti, non possiamo costringere i mercantili a fare il periplo"