Secondo gli analisti gli attacchi alle postazioni Houthi da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna spingono al rialzo il prezzo del petrolio
Gli attacchi dei ribelli Houthi yemeniti nel Mar Rosso (GLI AGGIORNAMENTI LIVE) hanno provocato lo spostamento delle rotte di trasporto, creando un ritardo nelle catene di approvvigionamento delle componenti. Lo ha annunciato oggi anche Tesla che, secondo l'agenzia di stampa tedesca Dpa, è stata costretta a sospendere gran parte della produzione a Grünheide, vicino a Berlino, a causa della situazione nel Mar Rosso. Lo stop si protrarrà per circa due settimane.
Le conseguenze sui mercati
Secondo gli analisti, la crisi in Yemen e, in particolare, gli attacchi alle postazioni Houthi da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna, spingono al rialzo il prezzo del petrolio. Il Wti oggi guadagna il 3,4% a 74,5 dollari al barile. Il Brent sale del 3,2% a 80 dollari al barile, portandosi ai livelli di fine gennaio scorso.
Le conseguenze sul commercio
Dallo stretto di Bab al-Mandab, che congiunge il mar Rosso con l'oceano Indiano, "transita il 10%/12% del commercio globale, di cui un 10% circa del petrolio, l'8% del gas naturale liquefatto e il 20/30% delle navi container", spiega a Fanpage Giuseppe Dentice, analista del Cesi. "Per noi europei il transito da Suez e Bab al-Mandab è fondamentale per i commerci tra il nostro continente e l'Asia", sottolinea.
I rischi per il Made in Italy
Le difficoltà alla navigazione nel Mar Rosso incidono in particolare sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy, con il cambiamento delle rotte, l'aumento dei costi ed il ritardo nelle spedizioni. Lo sottolinea un'analisi della Coldiretti. "L'allungamento delle rotte marittime tra Oriente e Occidente, costrette ad evitare il Canale di Suez a causa dei ripetuti attacchi terroristici hanno portato - sottolinea la Coldiretti - ad aumenti vertiginosi del costo dei trasporti marittimi che arrivano fino a raddoppiare ma aumentano di circa due settimane anche i tempi di percorrenza." Le destinazioni interessate sono quelle asiatiche, verso le quali l'Italia "ha esportato oltre 217 milioni di chili di frutta, di cui oltre 182 milioni di chili mele, con principali destinazioni l'Arabia Saudita (oltre 66 milioni di chili di mele), l'India (oltre 51 milioni di chili di mele) e gli Emirati Arabi (oltre 15 milioni di chili di mele)", secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat nel 2022. "Preoccupazione - continua la Coldiretti - anche per vino con le esportazioni Made in Italy che valgono 112 milioni di euro in Cina." Il blocco del Mar Rosso, conclude la confederazione, "mette dunque a rischio le esportazioni Made in Italy in Cina, che per il solo settore agroalimentare valgono oltre 570 milioni di euro all'anno, di cui oltre il 90% viaggia proprio su nave".