Taiwan, cosa farà la Cina dopo la vittoria di William Lai? Gli scenari possibili
L’esponente del Partito democratico progressista (Dpp), scettico verso Pechino, ha trionfato alle urne. Taipei invita i cinesi ad affrontare la realtà e rispettare l’esito del voto. Ma la Cina ribadisce: “Riunificazione inevitabile, no a separatismi”. Non è attesa una reazione di forza nell’immediato da parte di Xi Jinping. Ipotesi mantenimento dello status quo, almeno fino a maggio, quando ci sarà l’insediamento del nuovo presidente dell’isola. Da decifrare il ruolo degli Usa nella partita
- William Lai ha vinto le elezioni a Taiwan. Il vicepresidente in carica ha ringraziato i sostenitori per l'esito elettorale che lo farà diventare presidente dal 20 maggio. Ha superato un'inedita corsa a tre, regalando al Partito democratico progressista (Dpp), scettico verso la Cina, il terzo mandato consecutivo come mai è accaduto da quando sono state introdotte nel 1996 le elezioni democratiche per la massima carica istituzionale dell'isola
- La vittoria è maturata a dispetto di quello che il Dpp ha denunciato come il tentativo più pesante della Repubblica popolare di intromettersi nelle elezioni attraverso mezzi quali una campagna di disinformazione e un'aperta minaccia militare. La Cina non ha mai governato Taiwan, democrazia di 23 milioni di abitanti, ma la considera parte "inalienabile" del suo territorio da riunificare con la forza, se necessario
- Il risultato è il peggiore che il presidente cinese Xi Jinping potesse aspettarsi, perché il rischio di altri quattro anni di politica identitaria proiettata su scala internazionale è quello di un ulteriore allontanamento di Taipei da Pechino. E la massiccia affluenza giovanile al voto è un chiaro segnale di allarme per la leadership comunista
- Nel primo commento ufficiale, la Cina non ha nascosto il suo disappunto. I risultati rivelano che il Dpp "non può rappresentare l'opinione pubblica tradizionale dell'isola" e "non impediranno l'inevitabile tendenza alla riunificazione della Cina", ha affermato Chen Binhua, portavoce dell'Ufficio per gli Affari di Taiwan. "Le elezioni - ha rincarato - non cambieranno il panorama di base e la tendenza allo sviluppo dei rapporti tra le due sponde dello Stretto", nonché la lotta a qualsiasi tentativo di indipendenza
- Il ministero degli Affari Esteri di Taiwan, si legge in una nota, "invita Pechino a rispettare i risultati elettorali, ad affrontare la realtà e a rinunciare ai piani di repressione di Taiwan affinché le interazioni positive tra le due sponde dello Stretto tornino sulla strada giusta”
- Gli elettori hanno respinto i ripetuti appelli anche assertivi di tipo militare fatti da Pechino a non votare per William Lai che, al contrario, ha vinto con un largo margine a dispetto dell'appello di "piantagrane" ricevuto dalle autorità comuniste con le accuse di essere un separatista
- William Lai ha promesso di difendere l'isola dalle "intimidazioni" cinesi. E oggi una delegazione non ufficiale inviata dagli Usa arriva a Taiwan. Domani incontrerà una serie di personalità politiche di primo piano e trasmetterà le congratulazioni del popolo americano a Taiwan per il successo delle elezioni", si legge in un comunicato. La questione Taiwan "è al centro degli interessi fondamentali della Cina ed è la prima linea rossa insormontabile nelle relazioni sino-americane”, scrive il ministero degli Esteri cinese
- La sovranità e il futuro di Taiwan sono uno dei punti di maggior contesa tra Pechino e Washington. Se la Cina dovesse varare una pesante rappresaglia militare post voto, i legami tra le due superpotenze potrebbero ulteriormente peggiorare. La Cina prima del voto aveva minacciato gli elettori a fare “la scelta giusta”, perché l’alternativa “è tra pace e guerra”. Quali sono quindi gli scenari che si profilano?
- Taiwan può contare sull’appoggio degli Usa ma la posizione di Washington è mutata dal sostegno all’indipendenza a una “sovranità di fatto”. Secondo il Corriere della Sera, il primo scenario possibile è il mantenimento dello status quo che dal 1949 ha permesso a Taiwan di sottrarsi al controllo cinese, nonostante le manovra militari degli ultimi anni. Xi Jinping ha proposto il modello “un Paese, due sistemi”, come era per Hong Kong. Ma Taiwan non ci sta
- Gli analisti non si aspettano a breve una reazione di forza da parte di Pechino. William Lai si insedierà il 20 maggio e si attenderà quella data per capire il livello delle relazioni diplomatiche tra le parti. C’è inoltre da considerare che gli Usa sono in un anno particolare, a causa delle elezioni presidenziali a novembre. Biden sarà occupato nell’agenda interna e quindi potrebbe tenere in secondo piano ogni sua mossa nei confronti di Taiwan