Sono parecchie le situazioni calde che rischiano di peggiorare nel corso dei prossimi mesi, soprattutto in Africa e Asia
Nel mondo ci sono varie situazioni critiche che, come successo nel recente passato, possono sfociare in conflitti armati. Prima di entrare in guerra, l’Ucraina e la Russia hanno avuto delle tensioni per svariati anni e lo stesso vale per israeliani e palestinesi. In vista dell’inizio del 2024, gli occhi degli esperti di geopolitica sono puntati su questi Paesi, ma anche su altri dei quali si è parlato meno nel corso degli ultimi dodici mesi e che potrebbero balzare prepotentemente agli onori della cronaca nel prossimo futuro, come il Sudan e il Myanmar, dove guerre civili rovinose hanno portato a svariate atrocità e crimini di guerra, innescando delle crisi umanitarie con pochi precedenti nella storia.
La situazione in Africa
Nell’Africa sub-sahariana, inoltre, ci sono stati dei golpe militari in Gabon, Niger, Burkina Faso, Mali e Guinea, causati soprattutto dall’instabilità sociale e dalle pressioni economiche del periodo post pandemico, che hanno portato anche a un aumento dei flussi migratori. Ad aggravare le situazioni critiche presenti in varie aree del globo ci ha pensato l’accelerazione dei cambiamenti climatici, come ad esempio in Libia lo scorso settembre violenti piogge hanno causato il cedimento delle dighe e inondazioni improvvise che hanno travolto Derna, uccidendo più di 11mila persone nel Nord-Est.
I conflitti in tutto il mondo per il controllo dell'acqua
Le previsioni del Washington Post indicano che nel corso del 2024 molte delle crisi in corso potrebbero andare in contro a un peggioramento, anche a causa di problemi come la siccità e gli alluvioni, che minacciano alcune delle comunità più vulnerabili del mondo. Se 30 anni fa il 44% dei conflitti si verificava in stati vulnerabili dal punto di vista climatico, ma oggi la cifra è salita al 67%. Alcune fonti parlano di 300 conflitti in corso in tutto il mondo per il controllo dell’acqua. In Etiopia, per esempio, ci sono state delle dispute sulla diga Renaissance, che gestisce il flusso delle acque del Nilo in Sud e condizionata la portata idrica dell’Egitto.
Come si svilupperà il conflitto tra Russia e Ucraina?
Nel corso del 2024 proseguirà il conflitto tra la Russia e l’Ucraina, che nel corso degli ultimi anni è stato influenzato dal supporto economico degli Stati Uniti. Nei prossimi mesi le elezioni presidenziali e i dubbi sulla capacità di Washington di finanziare Kiev potrebbero limitare questo appoggio finanziario. Il presidente russo Vladimir Putin spera di arrivare a una vittoria durante la prossima primavera, tuttavia pare probabile che il conflitto potrebbe protrarsi per tutto l’anno.
Il conflitto in Medioriente
Il Medioriente potrebbe diventare una polveriera più di quanto non lo sia già ora. Se le ostilità tra israeliani e palestinesi non dovessero cessare in tempi brevi, il conflitto potrebbe attirare fazioni anti-israeliane con base in Libano e Siria, portando a un flusso senza precedenti di rifugiati palestinesi in Egitto. Le autorità di Israele hanno già parlato di una lunga campagna che, con ogni probabilità, aggraverà ancora le condizioni di vita dei civili. Secondo l’International Rescue Committee, la guerra con Hamas sarà la seconda crisi più evidente da tenere d’occhio nel 2024. Anche in Siria e Yemen andranno avanti i conflitti già in corso e a farne le spese saranno soprattutto i civili.
La guerra civile in Sudan
Anche se meno nota rispetto ad altri conflitti, la guerra civile in Sudan è stata individuata come priorità numero uno dall’International Rescue Committee. I disordini tra l’esercito nazionale e le forze paramilitari di supporto rapido durano ormai da otto mesi, durante i quali 6 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni e il 50% della nazioni si è ritrovato ad avere bisogno di aiuti umanitari. Inoltre, la chiusura delle scuole ha lasciato 19 milioni di bambini senza istruzioni.
Le altre crisi in Africa
Come si può intuire, il continente nel quale le situazioni di crisi sono più accentuate è l’Africa, dove nel 2023, a causa di svariati conflitti, ci sono stati più di 40 milioni di sfollati e rifugiati, dato che pare destinato ad aumentare nel 2024. Da una ricerca condotta dal Centro africano per gli studi strategici è emerso che 149 milioni di africani vivono una grave crisi alimentari e l’82% di loro vive in Paesi in guerra. Si tratta di un aumento del +150% rispetto al 2019.
Oltre alla guerra civile in Sudan, in Africa si sono verificati dei colpi di stato in Burkina Faso, Mali e Niger, ora guidati da giunte militari. Al momento l’esercito burkinabe è in difficoltà di fronte a un’ondata di militanza islamica, con diverse fazioni che controllano oltre la metà del Paese. Situazioni simili si sono verificate anche in Mali e in Niger e la crisi è stata aggravata dalla crescente insicurezza alimentare e dall’esaurimento degli aiuti esteri.
Ci sono altri due Paesi africani che devono essere tenuti d’occhio: la Somalia e l’Etiopia. Nel primo si è verificata un insurrezione dei jihadisti di Al-Shabaab, che mirano a creare uno stato islamico fondamentalista nel Corno D’Africa. L’Etiopia, invece, ha a che fare con un conflitto di lunga durata con l’Eritrea, di una guerra civile interna con la regione del Tigray (iniziata nel 2020) e di un conflitto nell’Oromia. Aree calde sono anche la Repubblica centrafricana, l’Este della Repubblica democratica del Congo, nel cuore dei Grandi Laghi, e la Libia. Inoltre, la Nigeria e il Camerun (dove ci sono anche tensioni tra anglofoni e francofoni) sono nel mirino degli estremisti di Boko Haram.
In Asia preoccupa la situazione del Myanmar
In Asia preoccupa soprattutto la tensione tra Cina e Taiwan, dove presto avverranno delle elezioni. Pechino potrebbe provare a interferire, anche approfittando di un momento in cui l’amministrazione Biden sta cercando di mantenere delle relazioni stabili con la Cina. Da non sottovalutare neppure la situazione in Myanmar, dove la giunta al potere si sta riprendendo da un’offensiva lanciata da una coalizione di milizie ribelli e ha a che fare con un numero di disertori sempre più elevato. Come osservato da Morgan Michaels, ricercatore presso l'International Institute for Strategic Studies, la traiettoria attuale non dovrebbe portare a un crollo del regime in tempi brevi. Per l’esperto, il Myanmar si sta invece dirigendo verso una nuova fase del conflitto, caratterizzata da un regime indebolito ma ancora pericoloso, da una violenza più intensa e da una maggiore incertezza”.
Da non sottovalutare nemmeno la situazione in Afghanistan. Il Paese è tornato nella morsa dei talebani da agosto 2021, le donne sono sempre più oppresse e la povertà e la fame dilagano.
Le tensioni in Sud America
Per quanto riguarda il Sud America, a destare particolare preoccupazione è l’isola di Haiti, dove a dominare sono le bande criminali e lo Stato appare sull’orlo del crollo. Calda anche la situazione nella contesa Guyana Esequiba, regione che costituisce i due terzi dello Stato della Guyana, ambita soprattutto per le sue risorse minerarie e il petrolio. In Venezuela si è da poco svolto un referendum con il quale è stata rivendicata la sovranità sul territorio in questione e il presidente Nicolas Maduro vorrebbe procedere alla sua annessione, scenario al quale la Guyana si oppone. Il Brasile, che confina con entrambi i Paesi, ha fiutato una possibile escalation armata e ha pertanto aumentato i propri militari lungo le frontiere.
In Colombia ci sono sempre problemi per quanto riguarda i cartelli della droga e il transito di migranti verso gli Usa. Il Cila cerca una nuova costituzione, mentre in Argentina si sono verificate delle aspre contestazioni nei confronti del nuovo presidente, Javier Milei, e del suo piano di austerity.