Mar Rosso, i dubbi (e i rischi) dell'operazione Usa contro gli Houthi
Regole di ingaggio, durata dell'intervento, numero di navi da guerra coinvolte: sono gli aspetti ancora da chiarire, secondo il sito Analisi Difesa, sulla coalizione statunitense nata per combattere gli attacchi del gruppo yemenita alle imbarcazioni occidentali. E non è tutto: ci potrebbe essere un allargamento del conflitto di Gaza
- Sono settimane di alta tensione nel Mar Rosso. A far preoccupare la comunità internazionale è la presenza dei ribelli Houthi, il gruppo armato yemenita e filoiraniano che prende di mira cargo e petroliere occidentali come rappresaglia verso Israele per la guerra a Gaza
- Per questo motivo gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno deciso di rafforzare la loro presenza nell'area. All'operazione "Prosperity Guardian" lanciata dagli americani hanno già aderito Gran Bretagna, Francia, Paesi Bassi, Spagna, Norvegia, Bahrein, Canada, Seychelles e Grecia. E anche l'Italia si è mossa
- Il governo ha deciso di inviare nel Mar Rosso la Fremm (fregata europea multi-missione) Virginio Fasan, già presente in Medioriente, che in prima istanza va a rafforzare la missione europea Atalanta, già autorizzata in Parlamento. Come spiegato dal ministro della Difesa Guido Crosetto, la decisione è stata presa in seguito "a una precisa richiesta di tutela degli interessi nazionali, pervenuta dagli armatori italiani"
- Ma quali sono i rischi e le conseguenze del nuovo intervento nel Mar Rosso? Come spiega il sito Analisi Difesa, il primo punto interrogativo è rappresentato dalle modalità della partecipazione europea, ancora da definire con chiarezza. È possibile che le navi europee mantengano regole d'indaggio diverse rispetto a quelle statunitensi, perché farebbero sempre capo all'operazione Atalanta (e non alla Prosperity), nata per contrastare la pirateria somala nelle stesse acque
- Il rischio, spiega ancora Analisi Difesa, è che possa replicarsi quanto già visto in Afghanistan, con la coesistenza della missione a guida Nato e quella Usa "contro il terrorismo". Insomma, le nazioni europee presenti nel Mar Rosso potrebbero scortare i mercantili nell'ambito dell'operazione Atalanta - e quindi fornire un aiuto prezioso contro i pirati - senza però essere ufficialmente poste sotto il comando della flotta statunitense
- Secondo Analisi Difesa, l'intervento americano nel Mar Rosso potrebbe portare a un allargamento del conflitto in corso nella Striscia di Gaza. Il governo americano starebbe infatti pensando a un possibile attacco alle basi degli Houthi in territorio yemenita, impiegate per lanciare droni e missili contro le navi occidentali nel Mar Rosso. Con una conseguente reazione del gruppo dei ribelli contro gli Usa
- Non solo: un eventuale attacco americano agli Houthi esporrebbe anche la flotta europea alle medesime conseguenze. E come spiega Analisi Difesa, l'assenza di nazioni arabe nella coalizione navale non è affatto casuale ma legata proprio alla possibilità di un nuovo e rischioso conflitto con il gruppo yemenita
- Anche il mondo del trasporto marittimo ha espresso alcuni dubbi sull'efficacia dell'operazione statunitense. Analisi Difesa, citando l'agenzia Nova, riporta che lo scorso 22 dicembre Corey Ranslem, amministratore delegato della società di consulenza e sicurezza marittima britannica Dryad Global, ha denunciato la mancanza di chiarezza riguardo alcuni dettagli della coalizione, tra cui le regole di ingaggio, la durata dell'operazione, il numero di navi da guerra coinvolte
- Bisogna tuttavia sottolineare che anche nel gruppo degli Houthi ci sono alcuni aspetti da chiarire. Attraverso uno dei loro portavoce, i ribelli yemeniti si sono detti pronti ad "effettuare operazioni e attacchi ogni 12 ore alle navi che transitano nel Mar Rosso", specificando però che verranno prese di mira solo le imbarcazioni dirette "esclusivamente a Israele, perché tolga l'assedio a Gaza"
- Toni diversi quelli di un alto funzionario Houthi, Mohammed Ali al-Houth, che invece ha giurato di "prendere di mira le navi di qualsiasi Paese che si muove contro di noi". Tali dichiarazioni sono state rilasciate a una tv iraniana