
Francia, dalla morte di Nahel alle proteste in tutto il Paese: cosa sta succedendo
I disordini stanno dilagando in molte città da giorni: a Rennes, a Nizza, a Marsiglia, a Lione e nella capitale Parigi. Il passaparola corre sui social e coinvolge i giovanissimi, che manifestano per l'uccisione di un 17enne da parte di un poliziotto. Nel 2005 un precedente: a infiammarsi per prima fu Clichy-sous-Bois - banlieue parigina - per la morte di altri due ragazzi, Zyed Benna e Bouna Traorè, rimasti folgorati in una cabina per l'elettricità mentre cercavano di sfuggire ad un controllo di polizia

Dopo cinque mesi di tensione nelle piazze, con le manifestazioni contro la riforma delle pensioni che finivano quasi sempre con incidenti e lacrimogeni, in Francia ora sono soprattutto i giovanissimi a scontrarsi la polizia, con manifestazioni che da giorni infiammano molte città del Paese
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Tutto è iniziato martedì 27 giugno, quando a Nanterre il 17enne Nahel è stato ucciso da un poliziotto. Freddato a colpi di pistola, con una pallottola al torace, per non essersi fermato a un posto di blocco. Nel 2005 un precedente: ad infiammarsi per prima fu Clichy-sous-Bois - banlieue parigina - per la morte di due ragazzi, Zyed Benna e Bouna Traorè , rimasti folgorati in una cabina per l'elettricità mentre cercavano di sfuggire ad un controllo delle forze dell'ordine
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Stavolta, è stata la dinamica dei fatti a far esplodere le proteste: la morte di Nahel, infatti, era stata spiegata ufficialmente con il ricorso alla "legittima difesa" di un poliziotto che aveva rischiato di farsi investire dal grosso Suv Mercedes in mano al 17enne. Un video fatto circolare sui social ha avuto l'effetto deflagrante di una bomba: si vede il poliziotto puntare l'arma dal finestrino del conducente, il grido "ti becchi una pallottola in testa", poi il colpo e la fuga di pochi metri dell'auto
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Nahel è andato a schiantarsi su un palo dopo essere stato colpito al petto, il video non lascia spazio a dubbi. Il poliziotto, dopo due giorni di fermo, è stato posto in stato di arresto ed è indagato per omicidio volontario. Nei primi interrogatori ha cercato ancora di difendersi affermando di aver avuto "paura" di essere urtato dall'auto, una spiegazione che appare incomprensibile dal momento che si trovava di fianco al veicolo e non davanti
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Dopo l'accaduto, sono esplose le proteste che stanno dilagando in molte città del Paese, da giorni: a Rennes, a Nizza, a Marsiglia, a Lione e nella capitale Parigi. Il passaparola corre sui social e coinvolge i giovanissimi, e alcuni disordini si sono registrati anche in Belgio e in Svizzera
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I manifestanti sono dinamici, connessi e, secondo le autorità, spesso "molto giovani, l'età media è di 17 anni", ha dichiarato il ministro dell'Interno Gérald Darmanin, in riferimento alle persone fermate. Alcuni di loro hanno già iniziato a comparire nei tribunali della regione parigina. Sono studenti delle superiori, in formazione professionale, baristi, giovani appena maggiorenni e molti dei quali con la fedina penale pulita
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Non si sono fatte attendere le reazioni dei massimi vertici dello Stato: dal presidente Emmanuel Macron fino alla premier Elisabeth Borne. "Il tempo della violenza deve finire", ha scritto su Twitter anche l'attaccante del Paris Saint-Germain Kylian Mbappé, che poi insieme ai compagni della Nazionale ha aggiunto: "Assistiamo all'espressione di una rabbia popolare di cui comprendiamo la sostanza, ma di cui non possiamo approvare la forma"

Quanto accaduto a Nanterre è "inspiegabile" e "ingiustificabile": ha deplorato Macron, evocando "il cordoglio di tutta la nazione" ed esprimendo "rispetto e affetto" per la famiglia di Nahel. In un tweet, il presidente ha poi detto che spetta ora "alla giustizia stabilire la verità e individuare le responsabilità. Auspico che questo lavoro possa concludersi rapidamente. In un tale contesto, ciò di cui Nanterre e la Nazione hanno bisogno sono il rispetto e la calma". Nel frattempo si sono tenuti i funerali del ragazzo, in forma privata

"La storia sociale delle rivolte si ripete. Dagli anni '70, tutte le rivolte urbane in Francia obbediscono allo stesso scenario. Un giovane vittima di razzismo muore a seguito di un'interazione violenta con un poliziotto. L'emozione collettiva porta alla rivolta", spiega al Fatto Quotidiano il sociologo francese Michel Kokoreff. "Nel 2005 le rivolte erano durate circa tre settimane - ricorda - Con il ritorno dell'ordine pubblico, le promesse di soluzione e di deghettizzazione dei quartieri sono volate via"

"Le stesse cause producono gli stessi effetti. La povertà, la disoccupazione, la precarietà, l'abbandono scolastico e la de-scolarizzazione sono cause strutturali, a cui si sovrappongono cause etnorazziali, sentimenti di esclusione, razzismo, islamofobia, discriminazioni di ogni tipo in particolare i controlli sul riconoscimento facciale", aggiunge Kokoreff
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