Prigozhin, gli affari milionari del capo della Wagner fra ristoranti e fake news
L’uomo che oggi guida la brigata di mercenari che ha fatto tremare il Cremlino negli anni ha costruito una fortuna grazie al suo rapporto con il presidente russo, tanto da essere soprannominato “lo chef di Putin” per la sua redditizia attività di locali e catering. A lui viene attribuita anche la creazione di una “fabbrica di troll” dedita alla disinformazione sul web e considerata responsabile di interferenze nelle elezioni americane e di altri Paesi alleati
Un oligarca in senso lato, con affari milionari che negli anni hanno toccato la ristorazione, le fake news e alla fine la guerra, quella degli eserciti privati che paga bene. Yevgeny Prigozhin, capo del gruppo di mercenari Wagner trasformatosi nell’uomo che marciava verso Mosca, negli anni ha costruito una fortuna grazie al suo rapporto con il presidente russo, tanto da essere ancora soprannominato “lo chef di Putin” anche se lui, dietro ai fornelli, non ci è mai stato
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L’ascesa di Prigozhin inizia dopo essere uscito dal carcere, dove l’allora 20enne - secondo il sito investigativo Meduza - era finito nel 1981 per furto e altri crimini. Dopo nove anni di prigione torna libero e decide insieme al padre di aprire un chiosco di hot dog
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Da quel chiosco la sua fortuna si è moltiplicata in una serie di locali a San Pietroburgo. Apre un primo ristorante, “La vecchia dogana”, poi un secondo, questa volta di lusso su un battello sulla Neva, il “New Island”. È lì che Putin porta i suoi ospiti più illustri e potenti, da Jaques Chirac a George W. Bush. Ma Prigozhin non si ferma apre una serie di società di catering al servizio dei militari e delle mense del potere: l’organizzazione di banchetti, ricevimenti e festini al Cremlino e la refezione di scuole, ospedali e caserme diventa una sua esclusiva
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Prigozhin però non limita le sue attività alla ristorazione e capisce le potenzialità di guadagno della disinformazione sul web e della guerra ibrida. Sua è la creazione di una “fabbrica di troll” dediti alle fake news che, secondo gli Stati Uniti e l'Occidente, avrebbe interferito pesantemente nelle elezioni americane e in altri Paesi alleati
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Un’idea che nel 2022 è stata confermata dallo stesso Prigozhin il quale, in un commento pubblicato sul social network VKontakte (l’equivalente russo di Facebook) dall'Ufficio stampa della sua società di catering, ha affermato: “Abbiamo interferito, stiamo interferendo e continueremo a interferire. Con attenzione, accuratezza, precisione chirurgica, come sappiamo fare”
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Ma la creatura più famosa di Prigozhin resta la brigata Wagner, nata nel 2014. Non inquadrata istituzionalmente nell'esercito russo ma destinataria di abbondanti finanziamenti dal Cremlino, il suo rapporto con Mosca è sempre rimasto segnato da una certa ambiguità e dall'assenza di qualsiasi cornice legislativa, ma è indubbio che in molte aree di guerra abbia agito per conto della Russia
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L'idea iniziale era costituire una milizia sul modello del gruppo di contractor americano Blackwater che operò in Iraq, spesso e volentieri ben al di là delle leggi di guerra. Dalla sua nascita, la Wagner si è resa protagonista in Siria, Libia, e nell'Africa sub-sahariana, creando alleanze con signori della guerra, golpisti e capi di governo. E arrivando a essere, dal 24 febbraio del 2022, uno dei bracci armati del Cremlino nell'invasione dell'Ucraina
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In molti sostengono che sia stato Prigozhin a far capire a Putin quali fossero le potenzialità di guadagno in Africa, specialmente nelle zone più fragili segnate dai conflitti e guidate da regimi corrotti. Un bacino di ricchezze facili da portare via - il petrolio siriano, i diamanti del Centrafrica, l’oro del Sudan - in cambio di appalti, internet, propaganda e protezione offerti a capi di governo che poca voglia hanno di rispondere alle richieste di democrazia dei Paesi occidentali
In Siria tracce della brigata si hanno sin dal 2015, ovvero lo stesso periodo in cui la Russia ha optato per un intervento al fianco di Bashar al-Assad. La Wagner viene coinvolta nell'offensiva di Palmira (nella foto), nel 2017 nella cacciata dei ribelli anti-Assad dalla città di Hama e l'anno dopo nella battaglia tra l'esercito siriano e le milizie curde a Deir ez-Zor
Ma è in Africa che l'ascesa della Wagner non ha conosciuto sosta. Nel 2018 approda in Libia, fornendo i suoi servigi a Khalifa Haftar (nella foto) e partecipando alla sua offensiva, fallita, verso Tripoli. Nel 2020, secondo un report dell'Onu, tra gli 800 e i 1.200 miliziani della Wagner sono dispiegati in Cirenaica
La Wagner opera dal 2021 nella guerra civile nella Repubblica Centrafricana dove, secondo Human Rights Watch, si è resa colpevole di torture, abusi e omicidi nei confronti dei civili. Simile la strategia in Mali: è sulla Wagner che la giunta militare si appoggia nella battaglia all'Isis soprattutto dopo che Bamako ha rotto ogni alleanza con l'Occidente, portando l'esercito francese ad abbandonare il Paese. (Nella foto le proteste in Mali contro la presenza francese nel Paese)
Poi l'intervento in Sudan. La Wagner era da tempo presente nel Paese sul Nilo, attratta dalle enormi risorse naturali dell'area. È Mohamed Dagalo (nella foto) a sfruttare il supporto della brigata nella guerra civile scoppiata contro il presidente de facto Abdel Fattah al-Burham
Infine l’Ucraina. Con l'inizio dell'invasione russa, Prigozhin diventa uno dei protagonisti della guerra: in primavera si fa fotografare in mimetica, nel Donbass, mettendo in chiaro che la guerra si regge anche sulla Wagner e - a detta del suo fondatore - sui 50mila uomini da lui schierati. A novembre, la brigata viene inclusa dall'Eurocamera nella lista delle organizzazioni terroristiche: Prigozhin risponde mostrando la custodia di un violino con dentro un martello insanguinato
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E riguarda proprio il denaro una notizia emersa il 25 giugno, dopo il dietrofront della marcia di Prigozhin verso Mosca. Durante una perquisizione nell'Hotel Trezzini di San Pietroburgo, ritenuto l'ufficio del capo del Gruppo Wagner, sarebbero stati trovati 4 miliardi di rubli, circa 44 milioni di euro, oltre a lingotti d'oro, droga, armi e documenti falsi
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