
Ucraina: regioni annesse a Mosca parleranno russo e dal 2023 useranno solo il rublo
Oggi la Duma ha ratificato l'annessione di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. Qui la valuta locale, la grivna, potrà essere usata solo fino al 31 dicembre. Tutti i residenti saranno automaticamente riconosciuti come cittadini della Federazione Russa, a meno che non esprimano ufficialmente entro un mese la volontà di mantenere la loro attuale cittadinanza

Le quattro regioni ucraine annesse alla Russia con il referendum svolto fra il 23 e il 27 settembre - e sancito dalla firma del presidente Vladimir Putin il 30 settembre - avranno il russo come lingua ufficiale e dal 2023 utilizzeranno esclusivamente il rublo come valuta. È quanto risulta dai documenti rimessi domenica alla Duma russa (la Camera dei deputati), che oggi ha ratificato i trattati per l'ingresso di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia nella Federazione Russa
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Gli abitanti di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia parleranno russo, ma sarà garantito loro il diritto di esprimersi nella loro lingua madre, l'ucraino. Il presidente russo Vladimir Putin ha accusato più volte Kiev di vietare l'uso del russo alle comunità russofona in Ucraina orientale e meridionale
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Secondo la Corte costituzionale di Mosca, la persecuzione dei russi per la loro lingua, religione e cultura si era intensificata dopo il rovesciamento, nel 2014, del presidente filo-russo Viktor Yanukovich durante la rivoluzione popolare, che Mosca ha sempre considerato un colpo di Stato. La valuta ucraina, la grivna, potrà essere utilizzata in queste quattro regioni fino al 31 dicembre, poi subentrerà il rublo
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Tutti i residenti nei territori annessi saranno automaticamente riconosciuti come cittadini della Federazione Russa a meno che non esprimano ufficialmente entro un mese la volontà di mantenere la loro attuale cittadinanza
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La Corte costituzionale, che domenica ha approvato i trattati internazionali firmati venerdì dal presidente Vladimir Putin e dai leader filo-russi, ha stabilito che i quattro territori manterranno le loro attuali denominazioni, così come le regioni di Kherson e Zaporizhzhia
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Le repubbliche saranno guidate da presidenti, mentre le regioni saranno guidate dai governatori, organi esecutivi che si formeranno entro giugno 2023. Entro dieci giorni dalla loro integrazione in Russia, il presidente russo Putin nominerà capi e governatori ad interim per i quattro territori. Le quattro regioni terranno le loro prime elezioni legislative nel nuovo Stato nel settembre del prossimo anno

Le diverse unità e formazioni armate attualmente esistenti in questi territori saranno integrate nelle forze armate russe e negli altri organi di sicurezza dello Stato. Ci sarà anche un periodo di transizione per l'integrazione politica, economica e giuridica di queste regioni che durerà fino all'1 gennaio 2026

Intanto l’Italia ha convocato oggi alla Farnesina l'ambasciatore russo Sergey Razov (nella foto) per formalizzare la posizione del nostro Paese, che non riconosce l'esito dei referendum in Ucraina. Quella di Roma non è un'iniziativa isolata, ma in ambito Ue, tanto che a Berlino si sono mossi nella stessa direzione. L'obiettivo è dare un segnale di condanna a Mosca per quest'ennesimo strappo, aggravato dalle minacce al ricorso di armi nucleari, che rischia di avvitare il conflitto in una spirale senza ritorno

"Un messaggio inequivocabile. Ferma condanna dell'Italia per i referendum farsa, consultazioni condotte dalla Federazione Russa in modo illegale in violazione di ogni norma internazionale",, ha detto il segretario generale della Farnesina Ettore Sequi (nella foto) in un punto stampa dopo il colloquio con l'ambasciatore Razov. "L'Italia non riconosce e non ne riconoscerà l'esito. Ho esortato le autorità russe a revocare questi atti illeciti (i referendum) e a ritirare le forze russe dal territorio ucraino senza condizioni, completamente e immediatamente"

L'annessione alla Russia delle regioni di Kherson, Donetsk, Lugansk e Zaporizhzhia è stata duramente respinta dai leader occidentali - da Joe Biden a Emmanuel Macron, da Olaf Scholz a Mario Draghi - perché giudicata il frutto di un referendum farsa. Così come era accaduto nel 2014, per la Crimea. Adesso l'Ue questa posizione netta vuole metterla nero su bianco, lanciando un'iniziativa coordinata tra i 27
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