
Guerra in Ucraina, com’è cambiata la posizione di alcuni Paesi neutrali con il conflitto
L’inizio del conflitto ha portato molte nazioni a rivedere le proprie politiche. Alcune hanno scelto di accantonarle in favore di una maggiore tutela in caso di attacco, mentre in altre è aumentato il dibattito sull’opportunità di preservare la propria condizione, che impedisce di partecipare ad alleanze militari

Prima che iniziasse la guerra in Ucraina, si era parlato della “finlandizzazione” come possibile strada per alleviare le tensioni tra il Paese e la Russia, che continuava a ripetere di sentirsi minacciata dalla Nato e aveva ammassato truppe al confine. Il termine si riferiva alla condizione di neutralità della Finlandia, frutto di un compromesso raggiunto con l’Unione sovietica e poi sancito da uno specifico accordo. Oggi Helsinki non è più un modello in questo senso e, come altri, ha cambiato rotta
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Il 15 maggio la Finlandia ha deciso di chiedere l’annessione alla Nato. L'annuncio è stato fatto congiuntamente dal presidente e dalla prima ministra finlandesi. “È un giorno storico, una nuova era si apre", ha detto il presidente Sauli Niinisto. Una simile decisione è attesa per martedì 17 maggio anche da parte della Svezia: il via libera all'adesione è già arrivato dal partito di maggioranza a Stoccolma. “Con loro aumenterebbe la nostra capacità di difesa”, ha commentato Jens Stoltenberg
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Come ricorda Pierre Haski, citando un’intervista che l’allora ministro degli Esteri svedese rilasciò a Le Monde nel 1951, all’epoca l’idea di far parte di una grande alleanza militare era "estranea al popolo svedese”. Oggi, però, il rischio di essere attaccati viene percepito come più concreto e l’idea di poter contare sull’assistenza militare di altri Paesi in questo scenario è diventata più allettante
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L’aggressione russa non ha di fatto concluso solo la neutralità di Svezia e Finlandia. Ha anche portato la Svizzera a decidere di imporre sanzioni contro Mosca. Alcuni hanno interpretato questa scelta come una rottura rispetto alle politiche neutrali del Paese o una minaccia al suo status
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Non tutti sono però d’accordo. Sacha Zala, storico e professore all'Università di Berna, ha detto: “Poiché da tempo non hanno luogo guerre convenzionali, molti ora confondono il concetto di neutralità con la pratica di una politica estera prudente”. Zala ha inoltre ricordato che non è la prima volta che il Paese decide di adottare delle sanzioni. Lo aveva fatto anche in occasione della guerra in Jugoslavia e, nel 1990, aveva colpito anche l’Iraq per l’invasione del Kuwait
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In Europa ci sono altri tre Paesi neutrali. Uno di questi è l’Austria, che ha sancito la sua condizione di “neutralità perpetua” a metà degli anni Cinquanta. Come ricorda la Treccani, l’atto fu volontario e permise al Paese di liberarsi dalle potenze che ne avevano preso il controllo dopo la Seconda guerra mondiale. In realtà, fu però l’Unione sovietica a premere in questo senso per impedirgli di unirsi alla Nato
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Proprio in ragione di questa politica, l’Austria non fa tuttora parte della Nato, anche se collabora con l’alleanza per alcune missioni e contribuisce - in quanto membro dell’Ue - alle politiche di difesa del blocco. Come riferisce Politico, da quando è iniziato il conflitto, il tema è diventato però frutto di dibattito

In una condizione simile si trova l’Irlanda. Il Paese è membro dell’Ue, non fa parte della Nato ma ha degli accordi con l’alleanza. Per esempio, come ricorda Politico, Dublino permette alle truppe statunitensi di atterrare all’aeroporto Shannon

A inizio anno, il premier Micheal Martin (in foto) ha detto che il Paese “non è politicamente neutrale ma lo è dal punto di vista militare”. Questa condizione è stata stabilita dopo l’indipendenza dal Regno Unito, nel 1921, e mantenuta negli anni successivi. Secondo quanto riferisce Deutsche Welle, la maggior parte della popolazione ad oggi rimane contraria all’adesione alla Nato, ma il dibattito si è intensificato nelle ultime settimane

Malta, altro Paese membro dell’Ue, ha sancito la sua condizione di neutralità nella costituzione e questo le proibisce di far parte di un’alleanza militare. La questione è però diventata argomento di dibattito nella campagna elettorale precedente alle elezioni parlamentari