Dopo la seconda guerra mondiale, Vienna ha fatto una scelta che le ha impedito di unirsi alla Nato ma non di entrare a far parte dell'Unione europea. Il modello a cui ora si guarda è la cosiddetta "neutralità perpetua", ma non è detto che Kiev sia disposta a percorrere questa strada
In meno di due settimane, il conflitto in Ucraina ha causato migliaia di morti e spinto due milioni di persone a lasciare il proprio Paese (LE ULTIME NOTIZIE IN DIRETTA - IL RACCONTO DEGLI INVIATI DI SKY - LE ACCUSE DELLA CINA). Le parti hanno avviato dei negoziati ma, come ci si aspettava, ognuno dei tre round si è concluso con un nulla di fatto, a eccezione della promessa di aprire dei corridoi umanitari. Nelle ultime ore il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha definito la Russia uno “stato terrorista”, ma in un'intervista ha detto di essere disposto a trovare un compromesso sui territori contesi, ovvero la Crimea e le Repubbliche separatiste del Donbass. Poi, riferendosi alla Nato ha aggiunto: “Ho raffreddato la questione molto tempo fa, dopo aver capito che la Nato non è disposta ad accettare l'Ucraina". Quest’ultima frase potrebbe segnare l’inizio di una nuova trattativa basata sul cosiddetto “modello Austria”.
La scelta di Vienna
Il modello Austria si riferisce a una condizione che ha caratterizzato il Paese dal 26 ottobre 1955, giorno in cui - come ricorda la Treccani - venne promulgato l’atto costituzionale con cui si sancì la cosiddetta “neutralità perpetua” del Paese. La stessa enciclopedia ricorda che formalmente fu un atto volontario grazie al quale il Paese potè liberarsi dalle potenze che ne avevano preso il controllo dopo la Seconda guerra mondiale. In realtà, fu però l’Unione sovietica a premere in questo senso per impedirgli di unirsi alla Nato. Vienna non fa tuttora parte dell’Alleanza, proprio in ragione di quell’impegno, e per lo stesso motivo non si è schierata nemmeno in questa occasione. Da più di vent’anni collabora però ad alcune missioni di “peacekeeping” nell’ambito della Partnership per la pace. La sua condizione, inoltre, non le ha impedito di entrare a far parte dell’Unione europea. Proprio la volontà di Kiev di diventare uno Stato membro e l’opposizione di Mosca a un suo ingresso nella Nato hanno aperto le strade a questa formula come ipotetica via per fermare il conflitto, in seguito all’accantonamento della “finlandizzazione”: altra ipotesi che prevedeva una condizione di neutralità, ma non “perpetua” e a fronte di altre garanzie.
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Il modello “Austria” non è entrato nel dibattito ora. Euromaidan Press, una testata indipendente in lingua inglese lanciata nel 2014 in Ucraina, se n’era occupata già nel 2017, bocciando la soluzione di cui oggi, secondo Il Corriere della Sera, si discute nelle retrovie diplomatiche. Nell'editoriale in questione si legge, per esempio, che il fatto di non essere allineata non ha impedito all’Ucraina di essere attaccata nel 2014, anno dell’invasione in Crimea. E ancora, la neutralità non fermerebbe l’aggressione russa, non ripristinerebbe la sua integrità territoriale e renderebbe il Paese incapace di difendersi a fronte di ulteriori attacchi.