
Facebook, Twitter e Tik Tok: in Russia scatta la censura dopo l'invasione in Ucraina
Da quando è iniziato il conflitto contro Kiev, Mosca ha ulteriormente colpito la libertà di stampa con una legge che punisce le "notizie false". Peskov: "Stretta necessaria, guerra di informazione senza precedenti contro la Russia". I provvedimenti non hanno colpito solo le testate nazionali, ma anche quelle straniere e i social network, che in alcuni casi sono stati costretti ad autolimitarsi per sicurezza. Intanto Bbc, Cnn, Bloomberg e Cbc sospendono le loro attività nel Paese

Per chi vive in Russia è sempre più difficile capire cosa sta accadendo in Ucraina e non cadere vittima della propaganda del Cremlino. Nel Paese sia Facebook che Twitter sono stati bloccati, alcuni giornali sono stati chiusi e altri servizi, fra cui Tik Tok, sono costretti ad autolimitarsi. La censura non risparmia nemmeno le testate straniere: in alcuni casi, l'accesso ai siti risulta bloccato. Una stretta sui media che "nasce dalla necessità urgente dettata da una guerra di informazione contro la Russia", ha detto il portavoce della presidenza Dmitry Peskov
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Già prima del conflitto, la Russia era uno dei Paesi con minore libertà di stampa nel mondo. Reporters Without Borders la posizionava al 150esimo posto su 179. Nell’ultima settimana la situazione è ulteriormente peggiorata sia per alcuni provvedimenti presi da Roskomnadzor, l’agenzia statale delle comunicazioni, sia per l’approvazione di una bozza di legge che criminalizza la diffusione di presunte "notizie false" sulle operazioni militari
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L’agenzia statale ha prima di tutto accusato alcune testate di aver incoraggiato le proteste dei giorni scorsi contro la guerra, poi ha impedito ai giornalisti di continuare a lavorare bloccando le trasmissioni o i siti. Tra le prime emittenti a farne le spese c'è stata la radio L’Eco di Mosca, il cui contratto di locazione è stato persino risolto
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Poi è toccato ai giornali internazionali. Venerdì 4 marzo, Roskomnadzor ha annunciato di aver ristretto l’accesso a una serie di testate straniere incluse la Bbc, che aveva visto aumentare i suoi lettori, Deutsche Welle, Meduza e il sito in russo di Radio Free Europe/Radio Liberty
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Nello stesso giorno, la Duma ha anche approvato una bozza di legge con l'obiettivo di "prevenire che le forze armate della Federazione russa vengano screditate durante le operazioni per proteggere il Paese e i suoi cittadini". Prevede fino a 10 anni di carcere per chi la viola. Gli anni salgono però a 15 se queste notizie causano "conseguenze serie"
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Il direttore generale della Bbc Tim Davie ha detto che la normativa criminalizza il giornalismo indipendente e che non lascia alla rete altra scelta che sospendere in via temporanea il lavoro dei giornalisti e di tutti coloro che li supportano nel territorio russo. Bbc News in russo, si legge in un articolo pubblicato sul sito del giornale, continuerà ad essere prodotto fuori dal Paese. Anche Cnn, Bloomberg e la canadese Cbc hanno sospeso le loro attività in Russia
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Novaya Gazeta, uno dei principali giornali indipendenti russi - noto tra l’altro per essere diretto dal vincitore del Premio Nobel per la Pace nel 2021 Dmitry Muratov (in foto) - ha fatto un’altra scelta: continuerà a informare la popolazione su quanto accade in Ucraina, ma solo sotto l’aspetto socio-economico. Tutti i contenuti in cui si parla del conflitto saranno eliminati. Le autorità russe pretendono infatti che si parli solo di "operazioni militari" e non di guerra. Bandita anche la parola "invasione"

"Quindici anni di prigione solo per aver fatto il tuo lavoro. È la fine della democrazia in Russia. Ogni libertà è persa", ha commentato Ekaterina Kotrik, una giornalista di Rain TV, emittente russa che giovedì ha interrotto le trasmissioni. "Il problema principale è che coprivamo l'Ucraina in modo obiettivo", ha detto

La politologa Ekaterina Schulman, che stava presentando un programma quando le trasmissioni sono state interrotte, ha detto alla Bbc che teme di rimanere disoccupata: "Molto presto non ci saranno più organi di informazione, aule o altre piattaforme in cui possiamo parlare con il pubblico"

Con la censura, il pericolo è che sempre più cittadini perdano il polso della situazione o rischino di essere ingannati. Per ora continua a funzionare YouTube, piattaforma che l’oppositore russo Aleksei Navalny (in foto) ha usato per diffondere le sue inchieste sulla corruzione. Ma molti temono che sia solo questione di tempo

Roskomnadzor ha infatti già accusato Google di usare YouTube come strumento di disinformazione e gli ha chiesto di smettere di mostrare pubblicità falsa. Pretese alle quali il gigante ha risposto decidendo di sospendere in via temporanea tutte le pubblicità nel Paese

Non rimarrà ferma a guardare nemmeno Meta. Il presidente per i global affairs Nick Clegg ha detto che l'azienda continuerà a “fare il possibile per rendere i servizi nuovamente disponibili alle persone e per metterli in grado di esprimersi in maniera sicura e mobilitarsi". Il motivo per cui non sono più accessibili è dovuto alla decisione della compagnia di limitare gli account di alcuni canali russi: una scelta che Mosca ha interpretato come una "discriminazione"

"Alla luce della nuova legge russa sulle 'notizie false', non abbiamo altra scelta che sospendere il live streaming e i nuovi contenuti nel nostro servizio video mentre esaminiamo le implicazioni sulla sicurezza di questa legge - ha fatto sapere Tik Tok - Il nostro servizio di messaggistica in-app non sarà interessato. Continueremo a valutare l'evoluzione delle circostanze in Russia per determinare quando potremmo riprendere completamente i nostri servizi con la sicurezza come priorità assoluta"

Anche Spotify premium non sarà più disponibile in Russia. Il servizio musicale ha spiegato di aver preso la decisione "a causa delle nuove restrizioni relative ai nostri principali fornitori di servizi di pagamento"

Netflix ha invece sospeso il suo servizio in Russia in segno di protesta contro l'invasione dell'Ucraina. La società aveva già annunciato nei giorni scorsi anche la sospensione di tutti i futuri progetti e delle future acquisizioni, unendosi alla crescente lista di compagnie occidentali che hanno tagliato i legami col Paese