Lo scenario per Kiev sarebbe molto simile a quello siriano. “Ci saranno migliaia di morti da una parte e dall’altra”, ha detto ieri alla Cnn la vice ministra Wendy Sherman
Le previsioni sono catastrofiche. Non solo per i morti, ma anche per l’ondata di profughi che potrebbero arrivare in Europa. Uno scenario simile a quello della Siria (GLI AGGIORNAMENTI SULLA GUERRA IN UCRAINA IN DIRETTA - PUTIN, DAL KGB ALL'ATTACCO IN UCRAINA)
Le previsioni americane
Mentre la vice ministra Wendy Sherman - in un’intervista alla Cnn - dice di vedere avvicinarsi un massacro con migliaia di morti da una parte e dall’altra, l’ambasciatrice americana all’Onu, Linda Thomas-Greenfeld, in un’intervista al Corriere della Sera parla di una spaventosa ondata di profughi con 5 milioni di persone che resteranno senza casa. Il segretario alla Difesa, Llyod Austin, da Varsavia, è invece più cauto: “Saranno centinaia di migliaia in fuga” sottolinea.
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Chi è pronto ad accoglierli
Il Paese più esposto è la Polonia, che condivide con l’Ucraina un lungo tratto di confine. Coinvolti in prima linea assieme alla Polonia anche Slovacchia, Ungheria e Romania.
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L’ Europa chiede piani di emergenza per accogliere sfollati
Mentre Bruxelles si concentra sulle sanzioni da applicare alla Russia e sui possibili effetti legati all’economia con i rincari di gas, petrolio, grano e altre materie prime, la commissaria europea per l’immigrazione, Ylva Johansson, ha sollecitato i governi a concentrarsi sui piani di emergenza per accogliere gli sfollati in cerca di riparo. Le associazioni umanitarie sono già in allarme perché i Paesi più esposti sono già in difficoltà. L’Ungheria guidata da Viktor Orbán non ha una politica molto distante dall’accoglienza così come la Polonia. La Romania è uno Stato già in grande difficoltà, mentre la Slovacchia non ha le strutture adeguate per ricevere masse di profughi. Saranno, come spesso accade, i grandi Paesi ad intervenire: a partire dalla Germania, poi Francia e Italia. Senza considerare gli Usa chiamati inevitabilmente a fare la loro parte davanti ad un’emergenza umanitaria