Hamed, ristoratore con una serie di locali etnici famosi nel capoluogo veneto, è preoccupato per la 32enne Zahra, l'unico membro della famiglia rimasto nella capitale del Paese mediorientale. "È nella parte civile dell'aeroporto, adesso nel possesso dei talebani. La situazione è bloccata", ha raccontato
"La paura è per mia sorella, perché lei è un simbolo delle donne afghane e proprio per questo impegno ora rischia la vita". Così Hamed, chef e proprietario di una serie di locali etnici famosi a Venezia, chiede aiuto per Zahra, unico membro della sua famiglia rimasto a Kabul, la capitale dell'Afghanistan attualmente riconquistata dai talebani. "Si trova nella parte civile dell'aeroporto, ma le partenze dei voli sono effettuate da quella militare", ha detto Hamed. (LO SPECIALE - GLI AGGIORNAMENTI - LA PLAYLIST DEI VIDEO).
"Talebani in possesso della parte civile dell'aeroporto"
L'uomo non nasconde la sua preoccupazione. L'ala militare, racconta, sarebbe "completamente presidiata dagli americani che impediscono qualsiasi tipo di accesso dall'esterno. Ora la parte civile è completamente abbandonata e negli ultimi minuti i talebani sono entrati e ne hanno preso possesso. Sto cercando disperatamente qualcuno che possa trasferire mia sorella, ma la situazione è bloccata"
"Essendo donna è particolarmente a rischio"
Zahra ha 32 anni ed è da anni attivista dei diritti umani e delle donne. Ora che i talebani hanno conquistato la capitale si teme per la sua vita. Hamed ha spiegato che la situazione si è fatta di ora in ora sempre più critica. "L'aeroporto di Kabul è circondato dagli americani e dagli inglesi", ha detto il ristoratore veneziano, aggiungendo che prima che la situazione precipitasse Zahra stava per aprire a Kabul il suo secondo ristorante. "Era contenta di quello che faceva - ha spiegato - ma si è esposta sempre sui giornali e nelle manifestazioni ed essendo donna ora è particolarmente a rischio" (CAOS IN AREOPORTO A KABUL: FOTO - VIDEO - MAPPA VITTORIE DEI TALEBANI)
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"Mi piacerebbe Italia offrisse visti speciali alle donne in prima linea per i diritti civili"
Hamed, che ha quattro ristoranti dopo la chiusura di altri due a causa della pandemia di Covid, ha precisato che è pronto a fare di tutto per far venire in Italia anche la sorella. "Mi piacerebbe che anche il governo italiano, sull'esempio di quanto fatto dal Canada - ha proposto - offrisse dei visti speciali come atto simbolico ma concreto della volontà di aiutare le donne, le più esposte in questo momento, ma soprattutto le donne che come mia sorella si sono sempre battute in prima linea e a viso aperto per i diritti civili". Sarebbe un modo per Zahra di ripercorrere le stesse orme del fratello: invitato nel 2006 alla Mostra del Cinema di Venezia per presentare un cortometraggio, Hamed non se ne è più andato e ha costruito la sua fortuna tra le calli della città.
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Zaia: "Di Maio interessato alla vicenda di Zahra"
"Ho sentito il ministro Di Maio, e mi ha confermato che si stanno interessando del caso della signora afghana che ha i familiari qui", ha detto il presidente del Veneto, Luca Zaia, a proposito del caso di Zahra. "Il ministero - ha proseguito Zaia - sta tentando di attivare corridoi umanitari, censendo le persone, attivando voli su casi di ricongiungimenti".
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