Vaccino contro il coronavirus, condividerlo o no: come si stanno muovendo i diversi Paesi

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Il mondo risponde all'emergenza della pandemia da Covid-19 con il progetto COVAX: oltre 170 Paesi insieme per non lasciare indietro nessuno. Ma c'è anche chi sceglie di correre da solo, come Stati Uniti e Cina. Ecco quali sono le posizioni dei diversi governi

Anche l'Australia, ulitma in ordine di tempo, partecipa all’alleanza COVAX, che si è formata per assicurare un accesso globale ed equo a vaccini sicuri ed efficaci contro il Coronavirus, non appena saranno disponibili. Il Paese ha infatti ha concluso un accordo con l'Organizzazione Mondiale della Sanità che prevede un contributo pari a 123 milioni di dollari australiani (81 milioni di euro). Sono già 170 i Paesi coinvolti in questo progetto, ma ci sono due grandi assenti: Stati Uniti e Cina (AGGIORNAMENTI IN DIRETTA - LO SPECIALE - I PAESI PIÙ COLPITI).

L'Australia: "Condividere il vaccino"

L’accordo dell’Australia consiste nel garantire l'opportunità di immunizzare metà della sua popolazione, pur mantenendo parità di accesso alle nazioni in via di sviluppo. "Chiunque sviluppa un vaccino è chiamato a condividerlo" - ha detto il ministro della Salute Greg Hunt - "Sottoscrivere COVAX è una parte importante del nostro impegno a questo principio. Significa dare la migliore opportunità di avere accesso a un vaccino sicuro ed efficace agli australiani, ma anche ai nostri vicini nel Pacifico e nel Sudest asiatico". 

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Il progetto COVAX

Nell’ambito dell’alleanza COVAX si sta attualmente lavorando per ottenere 2 miliardi di dosi che possano essere equamente distribuite entro la fine del 2021. Una collaborazione globale per accelerare lo sviluppo, la produzione e l'accesso equo ai testai trattamenti e ai vaccini contro il Covid-19. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, l'introduzione di un vaccino potrà evitare la perdita di 375 miliardi di dollari per l'economia globale ogni mese.

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Oltre 170 Paesi uniti

L'Oms ha anche fatto sapere che i governi che hanno aderito all’ambizioso progetto COVAX rappresentano già due terzi della popolazione globale. Si tratta di oltre 170 Paesi che hanno sottoscritto l’alleanza o hanno annunciato che lo faranno. L'Australia è tra le 80 nazioni che si autofinanziano, ma ci saranno altri 92 Paesi di basso e medio reddito che saranno sostenuti e sussidiati dai paesi più ricchi per la distribuzione del vaccino.

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La posizione dell'Ue: "Nessuno è al sicuro fino a quando non lo sono tutti"

L’Europa, a sua volta, ha già annunciato un contributo di 400 milioni di euro, confermando la sua partecipazione allo strumento COVAX. Un primo contributo di 230 milioni di euro assicurerà all’Unione Europea prenotazioni o opzioni di acquisto per 88 milioni di dosi che verranno poi distribuite nei diversi Stati. Il contributo è poi integrato da 170 milioni di euro sotto forma di garanzie finanziarie a titolo del bilancio dell'Unione Europea. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha dichiarato: "Non basta trovare un vaccino. Dobbiamo fare in modo che possano accedervi i cittadini di tutto il mondo. Il nostro forte impegno a favore dello strumento COVAX è un altro segnale con cui vogliamo esprimere sostegno a tutti i cittadini che hanno bisogno di un vaccino, ovunque si trovino. Nessuno è al sicuro fino a quando non lo sono tutti".

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Argentina: "Globalizzare la solidarietà"

L’alleanza COVAX sembra andare nella direzione di quanto chiesto oggi dal presidente argentino Alberto Fernández che, intervenendo alla 75esima Assemblea generale dell'Onu, ha proposto un "cambiamento strutturale delle economie", per "globalizzare la solidarietà" nel mondo, attraverso un accordo collettivo che punta alla "crescita inclusiva delle Nazioni". E parlando dei vaccini contro il coronavirus, ha detto che dovranno essere "un bene pubblico globale, accessibile in modo equo" per tutti i Paesi. È urgente, ha insistito, che di fronte alla pandemia non si "globalizzi l'indifferenza ma la solidarietà nelle sue molteplici dimensioni". 

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La scelta della Cina

Tra chi non ha aderito all’alleanza COVAX c’è però una grande potenza come la Cina. Questo nonostante il presidente Xi Jinpng abbia detto all’assemblea dell’Onu del 22 settembre che "il mondo dovrebbe dare all'Oms un ruolo guida nella risposta internazionale per sconfiggere la pandemia". La Cina sta lavorando da sé a un proprio vaccino e, stando a quanto ha detto Xi Jinping, le sperimentazioni sono nella fase tre dei test clinici e saranno resi disponibili comunque come bene pubblico globale, aggiungendo che i vaccini saranno forniti ai Paesi in via di sviluppo su base prioritaria.

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La corsa solitaria degli Stati Uniti

Fuori dall’alleanza e a lavoro per un progetto in casa sui vaccini contro il coronavirus ci sono anche gli Stati Uniti, con Donald Trump che ha annunciato l’imminente arrivo delle dosi la scorsa settimana: "Penso che la distribuzione del vaccino contro il coronavirus possa iniziare in ottobre, forse già a metà ottobre", ha detto in una conferenza stampa alla Casa Bianca. Il presidente Usa ha parlato di una produzione massiccia, arrivando a parlare di una "distribuzione di 100 milioni di dosi entro la fine del 2020". Un'operazione che ha già presentato come "a più grande distribuzione di vaccini nella storia americana".

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