In un clima teso e incerto, si svolgeranno giovedì 21 dicembre le elezioni catalane, convocate dopo l’applicazione dell’articolo 155 e lo scioglimento forzato del parlamento. Ecco candidati, coalizioni e possibili scenari. LA FOTOGALLERY. A cura di Vincenzo Genovese
Giovedì 21 dicembre si svolgeranno le elezioni catalane. Se i partiti indipendentisti otterranno la maggioranza, Madrid dovrà fare i conti con un nuovo pericolo di secessione. Il fronte catalanista, però, non è così compatto e i suoi leader principali si trovano all’estero (Puigdemont) o in prigione (Junqueras). Profonde differenze anche fra i partiti nazionali, che hanno respinto l’idea di un blocco costituzionalista: non si escludono alleanze "trasversali", con lo spettro dell’ingovernabilità -
Auto-esiliatosi a Bruxelles all’indomani dell’incriminazione per sedizione e ribellione, Carles Puigdemont, 54 anni, si è fatto sentire anche dall'estero. "Se il popolo catalano vuole che io sia presidente, non c’è nulla che me lo impedirà". Il suo partito, Junts per Catalunya, vorrebbe riproporre gli stessi deputati del parlamento esautorato in caso di vittoria. Ma ha perso consensi in favore della sinistra e rischia di essere relegato a un ruolo di secondo piano nella coalizione indipendentista -
Oriol Junqueras, storico di 48 anni ed ex vice-presidente della Generalitat è uno dei protagonisti del processo indipendentista. Si trova in prigione dall’inizio di novembre e non ha potuto fare campagna elettorale in prima persona: "Non rinunceremo mai alle urne né alle schede elettorali", il suo messaggio. Il sacrificio personale e la retorica democratica sembrano pagare: Esquerra Republicana de Catalunya vola nei sondaggi (32 seggi previsti) e Junqueras è a oggi il candidato favorito alla presidenza -
Inés Arrimadas, 36 anni, è la candidata della formazione liberale Ciutadans. Nata e cresciuta in Andalusia, è deputata del Parlament dal 2012 e ha ottenuto una significativa crescita nei consensi del suo partito (30 seggi, secondo gli ultimi sondaggi). Ha invocato un "blocco costituzionalista" e riservato attacchi feroci ai secessionisti: "Puigdemont e Junqueras si sono auto-inabilitati per essere i presidenti di questa comunità". Se vincerà, sarà la prima presidente donna della Catalogna -
Il 57enne Miquel Iceta del Partido Socialista de Catalunya sembra essere il candidato più incline a una presidenza di mediazione. Non appoggia la dichiarazione unilaterale d’indipendenza ("Non farò patti con gli indipendentisti"), ma ha mantenuto una linea più morbida rispetto al Pp e intende negoziare maggiore autonomia con il governo centrale. Difficilmente arriverà primo (poco più del 15% di preferenze previste), ma ha buone chance di guidare un'eventuale coalizione costituzionalista -
Non sarà facile per Xavier García Albiol, 50enne ex sindaco di Badalona, ottenere un buon risultato alle prossime elezioni. Il suo Partido Popular non gode di grande popolarità in Catalogna e l’atteggiamento autoritario di Mariano Rajoy ha rafforzato la diffidenza. Albiol difende strenuamente l'applicazione dell’articolo 155, mettendo in guardia gli elettori: "La Spagna è la soluzione. Se gli indipendentisti avranno la maggioranza, vivremo un inferno". Ma solo il 5% dei catalani sembra appoggiarlo -
Xavier Domènech, 43 anni, è il candidato di Catalunya en Comú-Podem, lista che accorpa la costola catalana di Podemos e la piattaforma creata dalla sindaca di Barcellona Ada Colau. Ha percentuali basse (circa il 7%), ma può essere l’ago della bilancia delle elezioni: è favorevole a un governo di sinistra con i socialisti ed Erc (soluzione complicata, visti i veti reciproci), ma respinge l’alleanza con tutte le altre forze: "Non ci sediamo a parlare con chi pratica politiche contrarie al diritto sociale" -
Il sociologo 57enne Carles Riera è il capolista della Candidatura d’Unitat Popular, un partito anti-capitalista che assume la posizione più radicale fra quelli favorevoli alla secessione. La Cup non riconosce l’autorità che ha indetto le elezioni e inizialmente non intendeva parteciparvi. Poi il dietrofront, ma con un chiaro obiettivo: "L’unico modo per rendere reale la Repubblica catalana è la dichiarazione unilaterale d’indipendenza e la disobbedienza". Secondo i sondaggi, non supererà i sette seggi -