Si tratta di un'inchiesta conoscitiva senza titolo di reato né indagati aperta dal pool antiterrorismo. Intanto il 29enne è tornato a scrivere sui social: "Ciao a tutti, grazie di tutti i messaggi di supporto che mi avete mandato. Sono vivo"
Il pool antiterrorismo della procura di Milano, guidato da Alberto Nobili, ha aperto un'inchiesta conoscitiva senza titolo di reato né indagati sul caso di Ivan Luca Vavassori, l'ex calciatore di 29 anni andato a combattere in Ucraina nelle brigate internazionali, a fianco dell'esercito di Kiev (GUERRA IN UCRAINA, LO SPECIALE DI SKY TG24 - GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE). Dopo che per un giorno non si sono avute notizie del giovane e si era temuto per la sua morte, ieri sera è arrivato sui social un aggiornamento con cui si rassicurava che è sopravvissuto con tutto il suo gruppo all'attacco russo a Mariupol ed oggi è tornato a scrivere: "Ciao a tutti, grazie di tutti i messaggi di supporto che mi avete mandato. Sono vivo, ho solo febbre molto alta alcune ferite in varie parti del corpo. Per fortuna niente di rotto".
Le indagini
L'inchiesta, al momento esplorativa, punta a capire se c'è un eventuale giro di arruolamento illegale o di mercenari. Il pm Alberto Nobili ha delegato la Digos ad effettuare tutti gli accertamenti opportuni per chiarire i contorni della vicenda. Da quel che si sa, Vavassori è partito per l'Ucraina per una sua personale decisione e a sue spese.
Il messaggio sui social
Per tutta la giornata di ieri si è temuto che il giovane fosse rimasto coinvolto in un attacco a Mariupol. In serata l'aggiornamento social e il sospiro di sollievo: "Ciao a tutti, il team di Ivan è ancora vivo - è stato scritto in inglese sul profilo social dello stesso foreign fighter italiano -. Stanno cercando di tornare indietro. Il problema è che sono circondati da forze russe, così non sanno quando e quanto tempo ci vorrà per tornare indietro. Ci sono 5 persone morte e 4 feriti, ma non conosciamo i loro nomi", concludeva il messaggio. La notizia è stata confermata poi dal padre. A lanciare l’allarme sulla sua sparizione era stato sempre un post apparso sul profilo Instagram: “Ci dispiace informarvi - si leggeva - che la scorsa notte, durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall’esercito russo. In uno di questi c’era forse anche Ivan, insieme col 4° Reggimento. Stiamo provando a capire se ci sono sopravvissuti. Vi informeremo attraverso le due pagine Instagram e Facebook che Ivan ci ha lasciato a gestire”.
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Chi è Ivan Vavassori
Nato vicino a Mosca, Ivan Vavassori è figlio adottivo di Pietro (ex patron della Pro Patria Calcio) e di sua moglie Alessandra Sgarella, imprenditrice piemontese sequestrata dalla ‘ndrangheta negli anni Novanta e scomparsa nel 2011. Calciatore, ha giocato come portiere in Lega Pro nella Pro Patria, nel Legnano e nel Bra. Nei giorni dell’inizio dell’invasione russa, si stava allenando con una squadra in Bolivia quando ha scelto di partire per combattere. "La decisione di venire qui è stata presa perché quello che stava accadendo era disumano. Quando si passa a sparare a popolazione e bambini non si può stare fermi”, aveva raccontato il mese scorso a Sky TG24 in un’intervista via WhatsApp.
Il padre: "È una sua libera scelta"
"Assolutamente sì, è stata una sua libera scelta" quella di andare a combattere in Ucraina nelle brigate internazionali, a fianco dell'esercito di Kiev. Lo ha spiegato all'Ansa il padre di Ivan, Pietro Vavassori. L'imprenditore ha ribadito che suo figlio "è vivo ed è in ospedale" e non ha voluto aggiungere altro.