Ucraina, paura e sollievo per il foreign fighter italiano Ivan Vavassori: "È ancora vivo"

Piemonte

Dopo l'allarme lanciato su Instagram sulla sua scomparsa, un altro post dice che "il suo team è sopravvissuto". Nato vicino a Mosca, è figlio adottivo di Alessandra Sgarella, imprenditrice piemontese sequestrata dalla ‘ndrangheta negli anni Novanta

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Ivan Luca Vavassori, l'ex calciatore che combatte accanto all'esercito ucraino, sarebbe ancora vivo. Lo fa sperare l'aggiornamento sul profilo social dello stesso foreign fighter italiano su cui questa mattina era stato scritto che non si avevano più sue notizie. "Ciao a tutti, il team di Ivan è ancora vivo - è il messaggio, anche questo in inglese -. Stanno cercando di tornare indietro. Il problema è che sono circondati da forze russe, così non sanno quando e quanto tempo ci vorrà per tornare indietro. Ci sono 5 persone morte e 4 feriti, ma non conosciamo i loro nomi", conclude il messaggio (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE)

Il post che aveva lanciato l'allarme

A lanciare l’allarme sulla sua sparizione era stato sempre un post apparso sul profilo Instagram: “Ci dispiace informarvi - si leggeva - che la scorsa notte, durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall’esercito russo. In uno di questi c’era forse anche Ivan, insieme col 4° Reggimento. Stiamo provando a capire se ci sono sopravvissuti. Vi informeremo attraverso le due pagine Instagram e Facebook che Ivan ci ha lasciato a gestire”. 

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Chi è Ivan Vavassori

Nato vicino a Mosca, Ivan Vavassori è figlio adottivo di Pietro (ex patron della Pro Patria Calcio) e di sua moglie Alessandra Sgarella, imprenditrice piemontese sequestrata dalla ‘ndrangheta negli anni Novanta e scomparsa nel 2011. Calciatore, ha giocato come portiere in Lega Pro nella Pro Patria, nel Legnano e nel Bra. Nei giorni dell’inizio dell’invasione russa, si stava allenando con una squadra in Bolivia quando ha scelto di partire per combattere. "La decisione di venire qui è stata presa perché quello che stava accadendo era disumano. Quando si passa a sparare a popolazione e bambini non si può stare fermi”, aveva raccontato il mese scorso a Sky TG24 in un’intervista via WhatsApp.

La partenza per l'Ucraina

Partendo per l'Ucraina, Vavassori aveva ricordato l'estrema difficoltà nella quale si sarebbe trovato ad operare. "La nostra - aveva scritto sui social - sarà una missione suicida perché abbiamo pochissime unità contro un intero esercito, ma preferiamo provare. Quel che importa è morire bene, soltanto allora inizia la vita". Dopo il benestare dell'ambasciata di Kiev in Italia, l'ex calciatore è entrato a far parte della "Legione di difesa internazionale Ucraina", diventando il "comandante Rome".

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