
L'occupazione femminile al 51,1% è inferiore di oltre 18 punti percentuali rispetto alla quota di uomini al lavoro nella fascia d'età tra i 15 e i 64 anni, facendo registrare così il secondo divario di genere più ampio tra i paesi dell'Ue. Per quanto riguarda il gap salariale, invece, il differenziale è già ampio all'ingresso nel mercato del lavoro e si accentua con la maternità e con l'avanzare della carriera

Tassi di occupazione più bassi del 18% rispetto ai colleghi uomini, salari inferiori dell'11%, maggiore diffusione di contratti a termine e part-time, pochi ruoli da leader nelle aziende. Sono le condizioni con cui fanno i conti le donne nel mercato del lavoro italiano, delineate da Bankitalia nel rapporto sul gender gap "Le donne, il lavoro e la crescita economica"
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L'occupazione femminile al 51,1% è inferiore di oltre 18 punti percentuali rispetto alla quota di uomini al lavoro nella fascia d'età tra i 15 e i 64 anni, registrando così il secondo divario di genere più ampio in ambito lavorativo tra i paesi dell'Unione Europea, dopo la Grecia
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Per quanto riguarda il gap salariale il differenziale è già ampio all'ingresso nel mercato del lavoro: il 16% tra i diplomati, il 13% tra i laureati e si accentua ancora di più con la maternità e con l'avanzare della carriera
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Per le donne occupate, poi, sono più frequenti gli impieghi di tipo temporaneo (18% delle donne occupate alle dipendenze, 16% per gli uomini)
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Più diffuso tra le donne anche il lavoro part-time, che riguarda il 31,7% delle lavoratrici contro il 7,7% dei lavoratori, soluzione questa che non sempre è frutto di una scelta delle donne
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"Sul gender gap lavorativo ci sono stati dei miglioramenti ma sono molto lenti rispetto all'esigenza di integrare le donne nel mercato del lavoro", ha commentato la vice presidente generale della Banca d'Italia, Alessandra Perrazzelli
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"Questa disparità riflette anche il fatto che le donne hanno difficoltà a raggiungere posizioni di vertice all'interno delle aziende, e spesso lavorano in settori che offrono compensi mediamente più bassi (solo il 20% di donne al top dei redditi)”, ha proseguito perrazzelli
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“Di conseguenza, anche i redditi pensionistici delle donne risultano significativamente inferiori (27% in meno degli uomini)", ha aggiunto
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"Promuovere la parità di genere vuol dire innanzitutto sostenere l'uguaglianza, evitare casi di discriminazione e porre rimedio ai fallimenti di un mercato che fatica a sviluppare e ad allocare in modo efficiente le capacità professionali, in particolare quelli femminili", ha concluso la vice presidente di Bankitalia
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