I dati sul fabbisogno lavorativo sono emersi da una ricerca realizzata da Euromedia Research e presentata dalla sondaggista Alessandra Ghisleri all'ultimo appuntamento di Evolution forum business school
- Tra il 2023 e il 2027 in Italia il fabbisogno di lavoratori stimato è di circa 4 milioni di unità, con una richiesta alta soprattutto in alcuni settori che però non sono quelli più attrattivi per i giovani. Il lavoro è anche tra le principali preoccupazioni degli italiani (anche se non la prima). Quali sono invece le altre? E in che percentuale?
- I dati sul fabbisogno lavorativo sono emersi da una ricerca realizzata da Euromedia Research e presentata dalla sondaggista Alessandra Ghisleri all'ultimo appuntamento di Evolution forum business school, il percorso di formazione e coaching di Gianluca Spadoni. L'ottava edizione si è tenuta di recente presso la Dallara Academy di Varano de' Melegari (Parma) e ha visto protagonisti Ghisleri e Nicola Bertinelli, presidente del Consorzio Parmigiano Reggiano Dop
- Secondo lo studio da qui al 2027 il fabbisogno di lavoratori riguarda soprattutto i settori del commercio e turismo (757.000 unità), servizi pubblici e privati (567.000 unità), salute (477.000), formazione e cultura (436.000) e finanza e consulenza (430.000)
- I giovani invece risultano particolarmente attratti da altri settori come media (64%), industria aeronautica (63%), industria automobilistica (62%), servizi postali e attività di corrieri (60%), beni di largo consumo (58%), accessori e componenti auto (57%), comparto elettronico (57%), e-commerce (57%), servizi informatici/web (57%) e settore farmaceutico (56%)
- Alessandra Ghisleri ha poi spiegato che Euromedia Research ha rielaborato alcuni dati di Unioncamere-Anpal stimando un fabbisogno lavorativo italiano di 3,8 milioni di unità tra il 2023 e il 2027. Tra queste il 57,4% (circa 2,2 milioni di persone) dovrebbero rientrare nella categoria dei dipendenti privati, il 23,2% (circa 900.000 persone) tra i lavoratori indipendenti e il 19,4% (circa 700.000) tra i dipendenti pubblici
- Ma come andrebbero distribuite queste quasi 4 milioni di persone nel mondo del lavoro? Secondo i dati rielaborati da Euromedia il settore che richiede più personale in assoluto è il terziario, 75,9%, che necessita di quasi 3 milioni di persone
- Nettamente distaccato il settore secondario dell'industria che attualmente richiede circa 800.000 individui lavoratori (21,2%) e ancora più indietro il settore primario, che raggruppa tutte le attività legate allo sfruttamento delle risorse naturali o materie prime basilari per la vita degli esseri umani (agricoltura, pesca, allevamento, silvicoltura e attività mineraria), il quale avvicinerebbe soltanto 100.00 persone (2,9%)
- Entrando nel dettaglio dei lavori, la filiera che richiede maggior personale è quella del commercio e del turismo (circa 757.000 lavoratori mancanti). A seguire i servizi pubblici e privati (567.000) e la salute (477.000)
- La professione che manca in assoluto di più in Italia in questo momento è quella degli "specialisti della formazione e della ricerca", la quale ha bisogno al più presto di inserire nel mondo del lavoro 248.000 unità
- Accertato il fatto che il settore terziario sia quello che avrà maggior bisogno di nuova forza lavoro nel prossimo quinquennio, Euromedia Research afferma che serviranno almeno 1.3 milioni di individui (250.000 all'anno) in possesso di una formazione terziaria, ovvero di una laurea o di un diploma di un Istituto Tecnologico Superiore (ITS Academy). La proposta formativa che può dare l'Italia porterà però al massimo a 244.000 lavoratori all'anno nel settore terziario creando una differenza sostanziale tra offerta e fabbisogno
- Una ricerca di The Gallup ha dimostrato che in Europa i lavoratori soddisfatti della propria occupazione sono il 10%, percentuale che in Italia scende al 5%. Come fare allora per risolvere l'enorme differenza tra offerta e fabbisogno in Italia dei prossimi anni? Una chiave potrebbe essere la flessibilità: da un'altra indagine condotta da Euromedia Research sui millennials (25- 35 anni), è infatti emerso che già prima del periodo Covid il 49,2% dei giovani lavoratori dava maggior importanza alla flessibilità dell'orario lavorativo
- Tornando ora alla domanda sulle maggiori preoccupazioni degli italiani in questo momento storico, al primo posto secondo la ricerca di Euromedia Research resiste l'inflazione: lo ha detto il 48,1% degli intervistati tra i 25 e i 44 anni, così come il 47,8% degli over 65, il 47,7% di coloro che hanno 45-64 anni e il 41% dei più giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni
- L'immigrazione spaventa soprattutto gli over 65 (33,5%) e la fascia 45-64 (30,7%). Percentuali di risposta decisamente inferiori per 25-44 anni (18,6%) e 18-24 (24,1%). Al contrario, la sanità preoccupa maggiormente la fascia 18-24 anni (33,1%), 25-44 (21%), 45-64 (22,5%) e over 65 (31,6%). Non superano in nessun caso il 30% di preferenze le ultime due voci di questa classifica: tasse e lavoro. Le tasse preoccupano solo il 21,7% dei più giovani, 24,4% (25-44), 26,3% (45-64) e 23,1% (over 65)
- Per quanto riguarda la voce 'lavoro' la preoccupazione si attesta invece al 25,3% per la fascia 18-24, 25,7% (25-44), 22,5% (45-64) e 23,4% (over 65). Ma i lavoratori italiani sono insoddisfatti della propria retribuzione? Proprio a causa dell'aumento dei prezzi, più della metà degli italiani intervistati ritiene di non ricevere una remunerazione adeguata (53,5%). Tra questi, nella fascia 18-24 anni l'insoddisfazione cresce fino al 63,4%, mentre scende al di sotto del 50% in quella degli over 65 (49,3%)