Disuguaglianze, il 10% degli italiani detiene oltre il 60% della ricchezza: i dati

Economia
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Introduzione

L'Italia non sta diventando un Paese più ricco, ma più diseguale. Lo sostiene Tortuga, think tank indipendente nato dall'iniziativa di giovani ricercatori e ricercatrici, studentesse e studenti di Economia e Scienze sociali, con l'obiettivo di contribuire a un Paese più equo, inclusivo e innovativo.

 

Come spiega il report dell'organizzazione, nello Stivale la ricchezza si concentra in poche mani, la mobilità sociale si sta riducendo e il destino individuale si lega sempre di più al patrimonio familiare

Quello che devi sapere

Una ricchezza (molto) sbilanciata

Secondo il report, la distribuzione della ricchezza in Italia risulta fortemente sbilanciata, con una concentrazione patrimoniale estremamente elevata nelle mani di una ristretta élite. I dati Eurostat, ripresi da Tortuga, mostrano infatti che la metà più povera della popolazione (circa 30 milioni di persone) possiede complessivamente solo il 7,4% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco (circa 6 milioni di individui) ne detiene il 60%. In una società perfettamente egualitaria, ciascun decile della popolazione deterrebbe il 10% della ricchezza totale.

 

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L'equità tra generazioni

Un'ulteriore lente attraverso cui analizzare le disuguaglianze è quella dell'equità intergenerazionale, ossia il modo in cui la distribuzione di ricchezza, reddito e opportunità varia tra le generazioni in uno Stato. Questo tema, spesso lontano dai radar del dibattito pubblico, per Tortuga solleva invece "importanti contrapposizioni di interessi tra segmenti di popolazioni a stadi differenti della propria vita, caratterizzati da diverse esigenze e preferenze". Vediamo, nel concreto, cosa significa.

 

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Il confronto con gli anni Ottanta

Come spiega il report, le generazioni più giovani (Millennial e Generazione Z) possiedono livelli di patrimonio significativamente più bassi rispetto alle generazioni precedenti (Generazione X e i Baby Boomer) alla stessa età. Un italiano nato nel 1946 possedeva alla soglia dei 40 anni (cioè alla fine degli anni Ottanta) un patrimonio circa il 50% superiore rispetto a un quarantenne del 2025 (nato a metà degli anni Ottanta). Questo confronto storico quantifica concretamente il disagio economico delle nuove generazioni rispetto ai propri genitori e nonni. Un disagio, dice Tortuga, che si riflette non solo nei dati aggregati sulla ricchezza, ma anche nelle traiettorie e nelle prospettive di vita, che appaiono sempre più declinanti e incerte.

 

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La differenza tra giovani e anziani

Non solo: secondo l'Indagine sui Bilanci delle famiglie italiane condotta dalla Banca d'Italia e citata nel report, nel 2022 la stragrande maggioranza della ricchezza nazionale (75%) è detenuta da individui over 50, di cui il 40% da pensionati (over 65), mentre meno del 9% della ricchezza è in mano alle generazioni più giovani. Un quadro definito "allarmante" da Tortuga: Millenial e Generazione Z possiedono dunque livelli di ricchezza significativamente inferiori non solo rispetto alla Generazione X, ma anche rispetto ai baby boomer.

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Le cause di questa disuguaglianza

Le cause di questo fenomeno sono molteplici e complesse: la crescita economica debole e la stagnazione della produttività che hanno caratterizzato gli ultimi decenni, e i conseguenti salari reali bassi, sono tra i principali fattori. Per Tortuga si tratta di problemi che rischiano di aggravarsi ulteriormente, considerando che entro il 2045 avverrà un enorme trasferimento intergenerazionale di ricchezza stimato in circa 6.486 miliardi di euro. Commentando questi dati, Tortuga chiede "una riflessione collettiva" sull'iniquità intergenerazionale, improntata a redistribuire in modo più equo non solo la ricchezza, ma anche le opportunità di crescita e realizzazione personale tra le generazioni.

L'ascensore sociale è rotto

Il report spiega che numerose ricerche suggeriscono anche che livelli elevati di disuguaglianza economica sono correlati a una minore mobilità sociale e a una crescita economica più lenta. In altre parole, nei contesti caratterizzati da profonde disuguaglianze, non solo la distanza tra ricchi e poveri è maggiore, ma è anche più difficile per un individuo migliorare la propria condizione economica rispetto a quella della famiglia d’origine. Questo fenomeno, cioè la cosiddetta "rottura dell’ascensore sociale" è particolarmente marcato in Paesi come Stati Uniti, Regno Unito e Italia. Al contrario, i Paesi nordici si distinguono per livelli più elevati di equità e mobilità sociale.

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Il destino dipende dai genitori

In Italia la mobilità sociale è particolarmente bassa rispetto agli altri Paesi Ocse, con una forte influenza del contesto familiare sul futuro economico degli individui. L’elasticità intergenerazionale del reddito - che misura la correlazione tra il reddito di un individuo e quello dei genitori - si attesta a 0,5: si tratta di un valore superiore rispetto a Paesi simili come Francia e Spagna, e più vicino a quello di Stati Uniti, Canada e Giappone. Un’elasticità così elevata è indicativa di una società rigida, in cui il destino economico di un individuo è fortemente legato alla sua origine familiare, con scarse possibilità di miglioramento. Un segno evidente, insomma, che nascere in una famiglia benestante o in una con meno risorse determina significativamente le opportunità economiche future.

 

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Come ridurre le differenze

Come si può sanare questa situazione? Come mette nero su bianco Tortuga, dal punto di vista fiscale, applicando la legislazione vigente, si prevede un gettito fiscale complessivo di circa 50 miliardi di euro entro il 2045, con una media di 2,4 miliardi l'anno. Applicando invece uno schema di tassazione come quello attualmente adottato in Francia, Germania o Regno Unito il gettito potrebbe salire di almeno 17 miliardi. Queste risorse, spiega il think tank, potrebbero essere strategicamente reinvestite per ridurre le disuguaglianze, migliorando l’accesso a istruzione di qualità, assistenza sanitaria e opportunità lavorative.

 

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L'imposta di successione

Per ridurre le differenze socioecononiche, il think tank propone di aumentare leggermente l’imposta di successione per i grandi patrimoni, portandola agli standard europei. Questa misura, spiega Tortuga, "non impatterebbe negativamente sulle famiglie con questi ingenti patrimoni, ma contribuirebbe a promuovere l’equità sociale. Chiaramente queste misure servirebbero alla riduzione della tassazione sui redditi oppure porterebbero capitale da investire in settori come la sanità, l'istruzione e anche la sicurezza portando benefici concreti e duraturi all’intera società".

 

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