Perché dovremmo sperare che Trump abbia ragione sul Big Beautiful Bill

Mentre la guerra dei dazi assume nuove e preoccupanti dimensioni, il Congresso americano ha approvato in via definitiva il Big Beautiful Bill proposto dal Presidente Trump. Il Committee for a Responsible Federal Budget, un importante think tank apartitico con sede a Washington, lo ha definito “il più costoso, disonesto e irresponsabile budget mai approvato”. Per capirne la portata partiamo dalla situazione dei conti pubblici americani prima del suo passaggio. Anche prima del BBB la situazione dei conti pubblici americani era precaria. Il debito pubblico era previsto crescere dal 121% del Pil a fine 2024 al 131% a fine 2034. Questo per effetto di deficit totali sempre superiori al 5% del Pil, alimentati da un deficit primario sempre superiori all’1%. Tecnicamente questa era una traiettoria insostenibile, resa possibile dalla fede incrollabile che i mercati hanno sempre avuto sulla solvibilità del Tesoro americano. A questo punto di partenza il BBB aggiunge, nella versione finale uscita dal Congresso, tagli di tasse in deficit non adeguatamente compensati da tagli di spesa , e quindi finanziate in deficit, tali da innalzare il rapporto di debito di altri 10 punti percentuali nel giro di dieci anni; si arriverebbe al 2034 al 141% del Pil, una ventina di punti sopra il livello attuale. Se poi alcuni tagli di imposte introdotti dal Senato fossero resi permanenti, il debito salirebbe al 144% del Pil. Si tratterebbe di un record storico, raggiunto solo al termine della Seconda guerra mondiale. E le previsioni a più lungo termine sono anche peggiori, visto l’aumento delle spese per sanità e pensioni dovute all’invecchiamento demografico, non intenso come quello europeo, ma comunque non trascurabile. Le speranze di Trump sono legate all’impatto sul Pil del BBB. Non è un’idea nuova. L’espansione di bilancio porta a un aumento del Pil e si ripaga, almeno in parte, attraverso maggiori entrate nel bilancio pubblico. Che probabilità ci sono che questo funzioni? Due meccanismi potrebbero operare. Il primo è quello sul lato della domanda, quello “keynesiano”. L’espansione di bilancio mette più soldi in tasca agli americani, il che aumenta la domanda e, quindi, la produzione. Questo meccanismo però è spuntato. Il BBB aumenta il deficit nei prossimi tre anni di circa 1,5% del Pil, il che darà una spinta alla domanda rispetto a quanto sarebbe accaduto in sua assenza. Ma l’economia americana è già vicina alla piena occupazione, come suggerito anche dal tasso di inflazione piuttosto elevato e dal buco nei conti con l’estero . Al meglio si può sperare che l’effetto espansivo compensi le spinte recessive causate da altre politiche trumpiane . Ma difficile sperare che ci sia un boom di crescita stimolando la domanda. Il secondo meccanismo opera sul lato dell’offerta ed è quello su cui tradizionalmente contano i repubblicani americani almeno dai tempi di Ronald Reagan: il taglio delle tasse stimolerebbe l’investimento in America accrescendo la capacità produttiva. In effetti il grosso dell’aumento di deficit del BBB è costituito da tagli di tasse su famiglie e alle imprese. Manovre di questo tipo non sono nuove e, infatti, il BBB in buona parte semplicemente conferma tagli di tasse temporanei, introdotti durante la prima presidenza Trump, tagli che sarebbero altrimenti terminati. Anche in questo caso, quindi, si tratta di evitare un effetto di contrazione, più che di una vera espansione di bilancio. Forse un effetto ci sarà, ma non credo ci si possa spettare molto in termini di aumento del tasso di crescita dell’economia: al massimo si evita un rallentamento e che questo possa ripagare l’espansione fiscale in termini di andamento del rapporto tra debito pubblico è Pil è difficile da credere. A Trump non resta che sperare nella “eccezionalità americana”, nel fatto che gli investitori continuino a considerare inattaccabile il mercato dei titoli di stato a stelle e strisce, anche se segnali di debolezza sono stati osservati da inizio 2025. Lo deve sperare Trump e lo deve sperare il mondo. Una crisi, anche limitata, del debito americano avrebbe effetti catastrofici sull’intera economia mondiale. Ricordate gli effetti che la crisi del debito pubblico greco ebbe in Europa una quindicina di anni fa? Il debito americano è circa 70 volte più grande di quello greco. Pensate che onda d’urto si potrebbe avere … Conviene augurarsi che Trump abbia ragione nella sua scommessa.

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