Introduzione
Secondo l'analisi dell’Osservatorio Coldiretti sul Rapporto annuale dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare), consumare cibo proveniente dall’estero è otto volte più rischioso. Il 5,6% dei prodotti agroalimentari esteri (frutta e verdura, a base di cereali, olio, vino e baby food) contiene residui chimici irregolari, rispetto allo 0,7% di quelli nazionali. Perciò, sottolinea l’associazione, è giunto il momento di introdurre una norma a livello europeo che obblighi a indicare sull’etichetta la provenienza di tutti i prodotti commercializzati in Ue.
Quello che devi sapere
Pericoli maggiori dall'estero
- Il cibo e le bevande stranieri sono otto volte più pericolosi di quelli made in Italy. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio Coldiretti sul Rapporto annuale dell’Efsa, in vista della Giornata mondiale della sicurezza alimentare del 7 giugno. Stando ai dati raccolti e pubblicati da Il Punto Coldiretti, il numero di prodotti agroalimentari provenienti dall'estero aventi residui chimici irregolari è stato pari al 5,6%, una percentuale decisamente più elevata rispetto allo 0,7% di quelli di provenienza nazionale.
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Cos'è l'Efsa?
- Facciamo un passo indietro. Cos’è l’Efsa? L’Autorità europea per la sicurezza alimentare è un'agenzia dell’Unione europea istituita nel 2002, che funge da fonte imparziale di consulenze scientifiche per i gestori del rischio e che svolge attività di comunicazione sui rischi associati alla filiera alimentare. In altre parole, l’Autorità produce pareri scientifici che consentono alle istituzioni europee di prendere decisioni efficaci per proteggere la salute dei consumatori, la sicurezza del cibo e della catena alimentare. La sede centrale dell’Efsa è a Parma.
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I risultati delle analisi
- Come spiega Il Punto Coldiretti, l’indagine ha riguardato migliaia di alimenti di uso comune campionati sul territorio nazionale nel 2023. Più nello specifico, l’analisi ha campionato 10.596 prodotti: frutta e verdura (54,2%); a base di cereali (14,8%); olio e vino (10,4%); baby food (0,9%); altri prodotti (19,7%). Qual è la differenza tra prodotti italiani e stranieri? La stragrande maggioranza dei prodotti campionati, 9.813, ha riguardato prodotti di origine nazionale, per i quali si è registrato lo 0,7% di anomalie. Al contrario, tra i 783 prodotti di provenienza estera (dunque un numero molto inferiore rispetto a quelli italiani), è risultato fuori regola il 5,6%.
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Un patrimonio da difendere
- Coldiretti, commentando i dati, sottolinea che il patrimonio agroalimentare del nostro Paese deve essere difeso rispetto ai rischi connessi all’attuale “norma dell’ultima trasformazione” prevista dal Codice doganale dei cibi. Questa regola, sottolinea l’associazione, permette “ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime, dalle cosce di maiale olandesi che diventano prosciutti tricolori ai semilavorati cinesi usati nei trasformati di frutta e ortaggi”. E non è tutto. “Questo scandalo - evidenzia Coldiretti - è favorito dalla scarsità di controlli a livello comunitario. Meno del 10% dei prodotti agroalimentari in arrivo in Europa dai Paesi extra Ue si stima, infatti, sia sottoposto a verifiche fisiche, ossia tese a testarne la salubrità e non solo la documentazione allegata, con porti colabrodo come quello di Rotterdam dove c’è una totale inadeguatezza dei controlli e passa di tutto”.
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La raccolta firme
- L’analisi di Coldiretti a partire dal Rapporto annuale dell’Efsa è stata diffusa in occasione della Giornata per il vero Made in Italy promossa da Fondazione Campagna Amica, che si è tenuta sabato 24 maggio nei mercati contadini lungo la Penisola, a partire da quello del Circo Massimo a Roma. L’occasione è servita a rilanciare la raccolta firme per una proposta di legge di iniziativa popolare volta a rendere obbligatoria l'esplicitazione dell’origine degli ingredienti su tutti gli alimenti in commercio nell’Unione europea.
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Cos'è Fondazione Campagna Amica?
- Promossa da Coldiretti, Fondazione Campagna Amica è nata nel 2008 con l’obiettivo di realizzare iniziative volte a esprimere pienamente il valore e la dignità dell’agricoltura italiana, rendendo evidente il suo ruolo per la tutela dell’ambiente, del territorio, delle tradizioni e della cultura, della salute, della sicurezza alimentare, dell’equità, dell’accesso al cibo a un giusto prezzo, dell’aggregazione sociale e del lavoro. Fondazione Campagna Amica mira a promuovere i punti di eccellenza della filiera agricola italiana, difendere la biodiversità, sostenere il Made in Italy e i prodotti tipici del territorio, contribuendo a proteggere l’ambiente attraverso percorsi di sostenibilità ed economia circolare.
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Le richieste degli agricoltori
- L’iniziativa di Coldiretti, che vuole introdurre l’obbligo di indicazione del Paese d’origine sull’etichetta per tutti i prodotti alimentari commercializzati in Ue, ha portato “oltre 10mila agricoltori alle frontiere, dal Brennero ai porti di Civitavecchia, Salerno e Bari, per chiedere un cambio di passo” in tal senso con, appunto, una proposta di legge di iniziativa popolare. Coldiretti spiega che è possibile sottoscriverla in tutti i mercati contadini di Campagna Amica e in tutte le sedi territoriali, ma anche online seguendo le indicazioni presenti sul sito della Fondazione.
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Democrazia diretta
- La richiesta è presente sul sito dell’Eci, ossia European Citizen's Initiative, lo strumento di democrazia diretta dell’Ue che permette ai cittadini europei di richiedere alla Commissione iniziative legislative su tematiche specifiche. Nell’apposita pagina dedicata alla raccolta firme promossa da Coldiretti, si può leggere il claim dell’iniziativa: “Stop cibo falso: origine in etichetta”. Dal 21 settembre 2024, le persone che hanno sottoscritto l’iniziativa superano le 350mila, a fronte di un obiettivo di 1 milione.
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Trasparenza sui prodotti in Europa
- I promotori chiedono che i consumatori europei “abbiano accesso a informazioni trasparenti rispetto ai prodotti alimentari che acquistano e che siano altresì rispettate le loro aspettative in termini di elevati standard di qualità e sostenibilità”. Inoltre, viene chiesto che “siano esplicite e chiare le indicazioni dell’origine di provenienza per tutti i prodotti che entrano nel mercato comune, e che siano rispettati gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno a tutela della salute dei cittadini consumatori e del pianeta”.
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