Biologico, vola l'export. Ma il settore chiede un "giusto prezzo" e meno burocrazia
EconomiaIntroduzione
Cresce il settore dei prodotti biologici in Italia, con un fatturato che negli ultimi 12 mesi è arrivato a segnare un +4,9% in termini di volume e un +4,5% in termini di valore. Superati i 9 miliardi di euro, soprattutto grazie al mercato estero: l’export in una decina di anni (dal 2012 al 2023) ha raddoppiato il fatturato. È il quadro che emerge dai dati che Nomisma ha presentato alla recente Assemblea dei produttori biologici e biodinamici, organizzata presso la sede di Cia-Agricoltori italiani, che ha riunito le 14 associazioni socie FederBio. Si guarda al futuro con ottimismo, anche se non mancano punti critici e richieste al governo italiano.
Quello che devi sapere
Un sistema unico di certificazione per il biologico
- Quello che ancora manca, e che il settore chiede a gran voce, è ad esempio un sistema unico di certificazione - anche se affidato a più organismi privati - con l'applicazione di piani di controllo standard e di tariffari uniformi approvati dall'Autorità competente nazionale di settore e un'unica piattaforma d'interscambio delle informazioni. In sintesi: meno burocrazia.
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Il "giusto prezzo"
- In corso anche la "battaglia" per il giusto prezzo, con l'obiettivo di avere definito un prezzo fisso, in maniera indipendente da quello del mercato convenzionale, in modo da "permettere di produrre cibo sano e pulito, garantire il reddito degli agricoltori, il rispetto dei diritti dei lavoratori e quelli della terra e rendere accessibili ai cittadini alimenti di qualità", hanno spiegato i produttori
Verso un marchio biologico italiano
- Cresce poi l’attesa per la nascita, a lungo invocata, del marchio italiano bio. Proprio nei giorni scorsi si è chiuso il bando lanciato dal governo in tal senso. All’iniziativa - ha fatto sapere Luigi D’Eramo, sottosegretario al ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste - hanno partecipato più di 300 soggetti. A breve si riunirà una commissione per valutare le loro proposte, poi si proseguirà verso la scelta di quello che dovrebbe diventare in futuro un simbolo per aumentare la riconoscibilità del settore biologico sia sul mercato interno che esterno
Cresce il consumo di prodotti bio
- Dai dati Nomisma emerge come stia costantemente crescendo il numero di italiani che hanno acquistato almeno un prodotto biologico negli ultimi 12 mesi: si è passati da 13 a 23 milioni (tra il 2012 e il 2023). Va detto però che il consumo di prodotti bio per ora ammonta solamente al 3% del totale, molto più basso che in altri Paesi. In Danimarca, ad esempio, si tocca il 13%
"Segnali positivi" e sfide aperte: prezzi e clima
- Riassumendo, parla di "segnali positivi" la presidente di FederBio, Maria Grazia Mammuccini: il biologico "cresce sia nelle superfici coltivate che nel numero di operatori ma cresce anche sul mercato, con i dati che ci sono stati forniti da Nomisma luglio '23-luglio '24, e c'è una crescita sia in volume e sia in valore che va quasi intorno al 5%, quindi è un settore che dà dei segni positivi". Adesso, aggiunge, il punto fondamentale è che questi segni positivi "devono collegarsi anche con la produzione agricola perché purtroppo dal punto di vista dei produttori agricoli ci sono difficoltà, dovute all'impatto del clima, che hanno creato perdita di produzione, sia per gli eventi estremi ma anche per i lunghi periodi di siccità ma c'è anche un aumento dei prezzi al cittadino, mentre il prezzo all'agricoltore, in alcuni casi, diminuisce"
Obiettivo 25% di superficie agricola biologica
- FederBio punta poi a aggiungere il 25% di superficie agricola biologica coltivata, come chiesto dall'Unione europea nell'ambito della strategia From Farm to Fork. Ci siamo quasi, dice Mammuccini: il risultato "è vicino e, considerando il primato che l'Italia detiene nel settore, rappresenta un'opportunità". Il presidente Anabio-Cia, Giuseppe De Noia, si dice convinto del fatto che raggiungeremo l'obiettivo entro il 2030. Ma il Paese può andare "ben oltre, perché c'è la possibilità di valorizzare aree interne e attrarre giovani e donne in agricoltura"
Innovazione e transizione ecologica
- Il biologico, aggiungono i produttori, può anche essere guardato come volano per l’innovazione: "Può trasferire pratiche sostenibili al resto dell'agricoltura che ha bisogno di guardare alla transizione ecologica". La differenza - dice Mammuccini - la possono fare gli agricoltori, perché sono loro che detengono i valori fondamentali dell'agricoltura biologica, come la cura della fertilità del suolo e della biodiversità".
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