Proteste agricoltori, le critiche alla Pac e cosa c'entrano biologico e import
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Uno dei temi più contestati dei manifestanti in tutta Europa è la Politica agricola comune, votata poco più di due anni fa. Il settore accusa di star pagando tutti i costi della transizione ecologica. Nel dibattito c’è anche la percentuale dei terreni destinati a coltivazioni biologiche e la bilancia commerciale dell’agroalimentare. Di questo si è parlato a “Numeri”, il programma andato in onda su Sky TG24 il 5 febbraio 2024
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- La protesta degli agricoltori prosegue. Tra i punti più caldi c’è la Pac, la politica agricola comune, votata poco più di due anni fa in Ue, prima della guerra in Ucraina. L’accusa è che il settore sta pagando da solo i costi della transizione ecologica. Di questo si è parlato a “Numeri”, il programma andato in onda su Sky TG24 il 5 febbraio 2024
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- Gli agricoltori sono contro l'obbligo di tenere a riposo il 4% del terreno per poter accedere ai fondi (condizione necessaria anche per ricevere i pagamenti diretti), come prevede la Pac rivista nel 2021 ed entrata in vigore nel 2023 per aumentare la sostenibilità ambientale. Dopo l'allarme per la sicurezza alimentare legata alla guerra in Ucraina, Bruxelles aveva già introdotto una deroga ai requisiti sui terreni a seminativo da lasciare a riposo. Ora la Commissione ha annunciato di voler rinnovare la deroga anche per l'intero 2024
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- Anche Ettore Prandini, il presidente di Coldiretti, nel 2021 apprezzò il riconoscimento del ruolo della Pac, ma con gli anni e le guerre sono cambiate diverse opinioni
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- Nella Pac rientra anche il discorso legato al biologico. L’Italia è uno dei Paesi europei con più terreni destinati a coltivazioni biologiche (una delle richieste della Pac è proprio di raggiungere una stabilita percentuale)
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- Per questo il nostro Paese è già molto vicino all'obiettivo europeo in materia (19% di coltivazioni biologiche sul totale di ettari coltivati, con il target Ue 2023 fissato al 25%): le proiezioni dicono che raggiungeremo l'obiettivo nel 2027. Si tratta quindi di uno di quei punti che non metterebbero in difficoltà l’Italia
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- Un altro tema è capire se è vero che siamo invasi da prodotti stranieri. Nell'agroalimentare, l'Italia compra per il 71% da Paesi Ue (quindi Stati che hanno le nostre stesse regole). Nel restano 29% ci sono prodotti che non potremmo mai produrre, come quelli esotici
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- Facendo l'esempio delle mele, l'Italia è il secondo esportatore al mondo, dietro solo alla Cina e davanti a una potenza come gli Usa. Un dato incredibile pensando all'estensione geografica di questi competitor
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- Vendiamo mele in tutto il mondo e praticamente non ne compriamo. La bilancia commerciale di questo prodotto è in positivo di quasi un miliardo di differenza tra quello che vendiamo e quello che acquistiamo
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- Prendendo il caffè, l’Italia importa molta materia prima ma esporta tanto del prodotto trasformato