
Sblocco crediti superbonus, pressing sulle banche. Quali potrebbero riaprire
Oggi riprendono i lavori della commissione Finanze, che deve votare gli ultimi emendamenti al decreto. Le ipotesi più percorribili restano l'F24 e i Btp. Il testo è atteso mercoledì in Aula. L’esecutivo prosegue la moral suasion per far ripartire l'acquisizione di crediti incagliati. Il viceministro del Mef Leo dice: “Se ci danno un aiuto sblocchiamo tutto”. Ecco quali sono gli istituti pronti alla riapertura

La soluzione al nodo dei crediti incagliati del superbonus potrebbe essere vicina. Ma per arrivarci serve l'aiuto delle banche. Il governo punta tutto sulla loro costruttiva collaborazione, proseguendo la moral suasion per far ripartire l'acquisizione di crediti incagliati
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Un percorso che passa però anche attraverso gli strumenti allo studio nell'ambito del decreto superbonus: le ipotesi più percorribili al momento restano l'F24 e i Btp, ma il lavoro prosegue senza sosta. Il tempo, infatti, stringe: oggi scatta il rush finale in commissione, poi il testo è atteso mercoledì in Aula
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Dal governo filtra un cauto ottimismo. "Se le banche ci stanno dando, come spero, un aiuto, vediamo di sbloccare il tutto. Anche con gli altri emendamenti stiamo immettendoci sulla strada giusta", spiega il viceministro dell'Economia Maurizio Leo (in foto). Le banche stanno collaborando, assicura l'esponente di FdI, che comunque ci tiene a puntualizzare: quello dei crediti fiscali incagliati del superbonus "è un problema che abbiamo ereditato e lo stiamo risolvendo nel migliore dei modi"
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Il faro è puntato sulle banche, ma anche sulle assicurazioni. Il Mef ha fatto sapere nei giorni scorsi di aver ricevuto risposte positive da parte dei maggiori istituti finanziari sulla possibilità di far ripartire già nei prossimi giorni le acquisizioni dei crediti. Tra gli istituti c'è però ancora una certa cautela, in attesa di capire anche come si sbloccherà la partita in Parlamento
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Dal mondo bancario sono arrivate indicazioni di riapertura del mercato della cessione dei crediti. Come spiega Il Sole 24 Ore, “non sarà una riapertura incondizionata, che riporterà il calendario indietro di un paio d’anni, ma sta prendendo forma uno sblocco mirato che consenta di superare l’impasse nella quale sono finite migliaia di imprese e di cittadini”
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Nel gruppo dei disponibili figurerebbe Unicredit. Banco Bpm ha impegni all'acquisto di crediti fiscali sottoscritti (2,5 miliardi su un plafond già impegnato di 4 miliardi) che al momento permettono una cauta apertura a nuove operazioni. Da Crèdit Agricole fanno sapere di essere pronti ad aprire non appena si saranno definite le nuove regole. Fuori dal circuito bancario, anche Poste potrebbe essere disponibile

Cassa depositi e prestiti un anno fa aveva messo a punto una piattaforma per rientrare sul mercato degli acquisti di crediti legati ai bonus edilizi, comprando però solo da imprese: l’operazione si è fermata. Il governo ha sondato Cdp, che però ufficialmente smentisce ogni apertura

Con oltre 16 miliardi già acquistati e una quota pari al 50% del mercato degli acquisti dei crediti, pensa invece di aver fatto la propria parte Intesa San Paolo, la banca che ha acquistato più crediti in assoluto e l'unica finora ad aver utilizzato il meccanismo delle ricessioni, avendo avviato contratti per oltre 6 miliardi: complessivamente, dal 2020 Intesa ha acquisito crediti fiscali per circa 16 miliardi che corrispondono a circa 200.000 pratiche evase, per oltre 70.000 clienti, associati a oltre 160.000 immobili riqualificati sul territorio nazionale

Nell'attesa l'attenzione si sposta sulla Camera, dove oggi riprendono i lavori della commissione Finanze, chiamata a votare gli ultimi emendamenti. Sul nodo dei crediti incagliati le due principali ipotesi di lavoro sono l'eventuale ricorso agli F24, sui quali è in corso un approfondimento su meccanismi e ricadute e la possibilità per le banche che a fine anno non sono riuscite a esaurire i crediti di convertirli in Btp a 10 anni

Intanto si va verso un ulteriore allargamento dell'esclusione dalla responsabilità in solido nell'acquisto dei crediti del superbonus, comprendendo tutti i cessionari che acquistano da una banca. Lo prevede un emendamento riformulato al decreto sulla cessione dei crediti. Il decreto già esclude dalla responsabilità i cessionari dei crediti di imposta che dimostrino di aver acquisito i crediti e che siano in possesso di una specifica documentazione

La modifica estende ulteriormente l'ambito dell'esclusione dal concorso nella violazione a tutti i cessionari che acquistano crediti d'imposta da una banca o da altra società appartenente allo stesso gruppo bancario, o da una società quotata o da altra società appartenente al gruppo della medesima società quotata, a condizione che il soggetto cedente abbia rilasciato un'attestazione di possesso della documentazione relativa alle opere che hanno originato il credito di imposta. Un altro emendamento riformulato integra la l'elenco dei documenti da possedere

Tramonta invece l'ipotesi di estendere a 10 anni il periodo per consentire ai privati di recuperare in detrazione le spese del bonus. Il pacchetto di emendamenti, secondo quanto filtra da fonti parlamentari e di governo, non conterrà questa ipotesi, che era allo studio con l'obiettivo di sostenere chi ha redditi più bassi. Questa possibilità sarà invece garantita a banche e imprese che hanno acquistato crediti: una modifica riapre infatti la possibilità (già prevista dall'Aiuti quater) di fruire dei crediti non ancora utilizzati in 10 rate annuali
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