
Bonus asilo nido, finiti i fondi. Cosa succede adesso per chi ha già fatto domanda
Sono esaurite le risorse per l’agevolazione statale che permetteva di aiutare le famiglie a mandare i bambini negli istituti per l'infanzia. L’Inps ha già provveduto a chiedere al governo di rifinanziare la misura ma, nell’attesa, tutti coloro che hanno fatto richiesta l’hanno vista “protocollata con riserva”

Oltre 60mila nuclei familiari in Italia non potranno contare fino a fine anno sul bonus asilo nido, un contributo che va da 136 a 272 euro al mese a seconda dell’Isee. Le risorse a disposizione dell’Inps sono, infatti, finite e gran parte di coloro che hanno iscritto il proprio figlio a un nido per la prima volta a settembre hanno visto la loro richiesta “protocollata con riserva”
GUARDA IL VIDEO: Bonus asilo nido 2022, online la piattaforma per la domanda
COSA SIGNIFICA – Soltanto a fine anno si potrà vedere se qualche beneficiario lo avrà richiesto per un numero minore di mensilità previste, magari perché il figlio è stato assente per diverse settimane, e in questo caso le risorse disponibili verranno destinate a nuove domande, che verranno valutate in base all’ordine di presentazione. Questo però, come evidenzia Ilfattoquotidiano.it, significa che arriveranno con almeno 4 mesi di ritardo
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COSA HA DECISO L’INPS – A questo proposito l’Inps si è già mossa, chiedendo al governo di rifinanziare la manovra, in modo tale da non lasciare gli esclusi senza una cifra che può essere tra i 544 e i 1088 euro di ritardo
Bonus asilo nido, fondi esauriti: nuove domande ammesse con riserva
COS’È IL BONUS – L’agevolazione è una misura di sostegno economico sotto forma di rimborso di parte delle spese sostenute da chi iscrive i figli a un nido pubblico o privato autorizzato, oppure da chi ha bisogno di un supporto a casa per bambini sotto i tre anni che per gravi patologie croniche non possono frequentare l’asilo
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I NUMERI – Dal 2017 le risorse a sostegno della misura sono aumentate fino ad arrivare a 553,8 milioni di euro per il 2022. Secondo il report dell’Istat “Nidi e servizi integrativi per la prima infanzia” dello scorso novembre, nel 2019 la misura è costata all’Inps 241 milioni, mentre nel 2020 197 milioni. Nel 2019 i percettori sono stati 289 mila, per un numero medio di 6,4 mensilità percepite e 833 euro annui, mentre nel 2020 i percettori sono stati 272 mila, con 4,6 mensilità percepite in media e 725 euro nel corso dell’anno
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LE RAGIONI DI UNA CRESCITA – Una simile crescita non è stata chiarita nemmeno dall’Inps. “Abbiamo acquisito dall’utenza circa 365 mila domande e ne abbiamo altre 61.565 protocollate con il meccanismo della riserva. Per quanto concerne la tendenza demografica in ascesa, o le motivazioni socioeconomiche che tendenzialmente potrebbero aver generato un aumento delle richieste, riteniamo che la risposta debba essere la risultante di indagini statistiche mirate, al momento non disponibili”, è stata la risposta alle domande de Ilfattoquotidiano.it.
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COSA SUCCEDE ADESSO – Quindi molte famiglie rischiano di restare senza risorse, in un momento nel quale incidono notevolmente le spese nel bilancio familiare (come per le bollette). “Per ora non abbiamo possibilità di istruire positivamente queste domande ma le stesse non vengono respinte e restano in attesa di nuove fonti di finanziamento. Al riguardo, infatti, va precisato che le domande protocollate ‘con riserva’ potranno essere liquidate per effetto del graduale sblocco degli importi”, spiega l’Inps

IL RUOLO DI MELONI – Senza però un intervento del governo che verrà, guidato da Giorgia Meloni, sarà difficile che queste domande trovino riscontro. “Nonostante la previsione di una ‘riserva’ costituisca un meccanismo virtuoso, che recupera domande utili e budget, lo svincolo delle risorse con i meccanismi sopra descritti resta pur sempre eventuale. L’Istituto ha quindi già provveduto a richiedere al Ministero ulteriori risorse per un nuovo finanziamento”, evidenzia l’Inps. È quello che aspettano le 60mila famiglie italiane coinvolte
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