
Imu, la Consulta: “No tasse sulla seconda casa se è residenza di uno dei coniugi”
La Corte costituzionale ha posto fine a quanto scritto in un articolo del decreto “Salva Italia” del 2011, che obbligava a pagare l’imposta sulle abitazioni diverse dalla prima. La norma, infatti, penalizzava le coppie sposate e avvantaggiava i conviventi: da adesso, però, sono azzerati entrambi i contributi e toccherà ai Comuni vigilare sulla veridicità di quanto dichiarato

Con la sentenza n.209 del 13 ottobre la Corte costituzionale ha sancito un principio messo in discussione dalla norma “Salva Italia” del 2011: i due coniugi non possono pagare l’Imu sulle loro rispettive prime case
GUARDA IL VIDEO: Mercato immobiliare, dove conviene comprare casa
LA MOTIVAZIONE - “In un contesto come quello attuale, caratterizzato dall’aumento della mobilità nel mercato del lavoro, dallo sviluppo dei sistemi di trasporto e tecnologici, dall’evoluzione dei costumi, è sempre meno rara l’ipotesi che persone unite in matrimonio o unione civile concordino di vivere in luoghi diversi, ricongiungendosi periodicamente, ad esempio nel fine settimana, rimanendo nell’ambito di una comunione materiale e spirituale”. La Corte ha così giustificato la sentenza che abroga quanto detto undici anni fa
Iscriviti alla nostra newsletter per restare aggiornato sulle notizie di economia
MONTI E L’IMU – Quanto deciso dall’allora esecutivo Monti prevedeva che ci fosse un’esenzione Imu solo per la prima casa, mentre la seconda e la terza erano soggette a tassazione. In questo modo però vengono penalizzati coloro che decidono di regolarizzare la propria unione, costretti a scegliere un’abitazione principale, mentre vengono avvantaggiati i conviventi, che possono averne una a testa senza problemi. Una distinzione che valeva sia in caso di coniugi in Comuni diversi che nello stesso Comune, in base alla legge 160 del 2019
Bonus Imu imprese turistiche e agriturismi: come fare domanda
LA REGOLA BOCCIATA – Come evidenzia Il Sole 24 Ore, per arrivare a questa conclusione la sentenza dichiara l'illegittimità costituzionale di una serie di norme introdotte a suo tempo sul tema, come l’articolo 13, comma 2, quarto periodo, del decreto-legge n. 201 del 2011 che parla di “nucleo familiare”. Secondo questa sentenza si tratta di una penalizzazione, in contrasto con gli articoli 3, 31 e 53 della Costituzione
Bonus Imu 2022, al via le domande: ecco da quando
L’OBIETTIVO - L'idea alla base di queste regole bocciate dai giudici è sostanzialmente antielusivo, perché nel tempo si è scoperto che in molti casi uno dei coniugi dichiarava al Fisco di risiedere nella seconda casa, al mare o in montagna, anche se in realtà abitava in città con l'altro famigliare
Tasse: dall'Imu agli aiuti Covid, le scadenze fiscali d'autunno
IL DIBATTITO - Il problema ha scatenato un certo dibattito giurisprudenziale, sfociato nella decisione della Cassazione di negare l'esenzione Imu a entrambe le case della famiglia, che viene considerata fiscalmente spacchettata. Il tentativo di risolvere la questione aveva prodotto un’ultima regola nell'ottobre del 2021, in cui si chiedeva ai due coniugi di decidere (peraltro senza un criterio preciso) quale casa escludere dall'Imu

LA TUTELA DELLA FAMIGLIA - La decisione della Corte riporta però il tema su un terreno più solido. Partendo da un principio semplice: per combattere i comportamenti di chi elude non si può negare un diritto a chi avrebbe un comportamento perfettamente corretto. E non si può andare contro a una Costituzione in cui è riservata alla famiglia "un'attenzione che raramente si trova in altri ordinamenti". Negando l'esenzione ai coniugi residenti in due Comuni si è andati invece in senso opposto, favorendo per esempio le coppie di fatto

L’AZZERAMENTO - La sentenza, quindi, rimette ordine, riportando così a zero l'Imu per entrambe le case dei coniugi. E toccherà ai controlli comunali, e non a norme anticostituzionali, controllare che la separazione geografica della famiglia sia reale e che i coniugi risiedano effettivamente nelle due case

BOLLETTE DECISIVE – Come sarà possibile effettuare i controlli? Lo dice la stessa sentenza della Consulta: “I Comuni dispongono di efficaci strumenti per controllare la veridicità delle dichiarazioni, tra cui, in base a quanto previsto dall’art. 2, comma 10, lettera c), punto 2, del d.lgs. n. 23 del 2011, anche l’accesso ai dati relativi alla somministrazione di energia elettrica, di servizi idrici e del gas relativi agli immobili ubicati nel proprio territorio; elementi dai quali si può riscontrare l’esistenza o meno di una dimora abituale”
Come riscaldare casa in modo economico: i trucchi per risparmiare