L’attentato all'aeroporto di Fiumicino del 1985, le vittime e cosa accadde
Il 27 dicembre 1985 due commando di terroristi palestinesi attaccarono in simultanea gli scali di Roma Fiumicino e Vienna Schwechat. Le vittime furono 16, più 4 assalitori. La responsabilità fu attribuita al gruppo estremista di Abu Nidal. La vicenda è una di quelle che vengono raccontate in Sangue loro - Il ragazzo mandato a uccidere, il nuovo podcast originale di Sky Italia e Sky TG24, realizzato da Chora Media e scritto da Pablo Trincia e Luca Lancise, disponibile da oggi
- Il 27 dicembre 1985 l’Europa venne sconvolta da un doppio attacco terroristico che colpì gli aeroporti di Roma Fiumicino e Vienna Schwechat. Le responsabilità furono in seguito attribuite a due commando del gruppo estremista palestinese Abu Nidal. Le vittime civili furono 13 nello scalo italiano e 3 in quello austriaco, più diversi terroristi
- Alle 9.05 del mattino, quattro uomini armati hanno assaltato gli sportelli della compagnia israeliana El Al Airlines e dell’americana TWA. Il commando ha aperto il fuoco con fucili d’assalto e lanciato bombe a mano, colpendo i passeggeri in fila per il check-in bagagli, in maniera indiscriminata. Furono uccise 13 persone (tra cui un diplomatico statunitense, un addetto alla sicurezza israeliano e un generale messicano). Altre 76 rimasero ferite
- I terroristi a Fiumicino erano quattro. Tre furono uccisi da agenti di sicurezza israeliani che lavoravano nel terminal per conto della compagnia El Al. Il quarto uomo, il 18enne Khaled Ibrahim Mahmoud, venne invece catturato, ferito ma vivo, dalla polizia italiana. "Sapevamo che nessuno di noi sarebbe uscito vivo", ha detto il superstite. Venne condannato a 30 anni, poi ha collaborato e si è pentito. È stato rilasciato in anticipo per buona condotta nel 2010. È morto nel 2021
- Le 13 persone che persero la vita nell’attacco allo scalo di Fiumicino furono Paternia Fotiadi (24 anni), Meidani Efrosini (50), Demetrio Arghiropulos (72), Adam Meletios (58), Donato Miranda Acosta (53), Genoveva Jaime Cisneros (25), Frederick Cage (31), Don Melend (31), Natascia Sophie Simpson (12), John Buonocore (20), Mustaph Diedda (21), Francesco Della Scala (57), Elena Tommarello (67)
- Secondo alcune fonti, avallate dal giudice Rosario Priore che indagò sulla strage, il commando aveva intenzione di prendere un aereo e farlo precipitare su Israele. La strage del 1985 arrivò a 12 anni di distanza da quella del 17 dicembre 1973 (in foto), sempre a Fiumicino, con il commando arabo che lanciò bombe incendiarie dentro un aereo pieno fermo sulla pista. In quel caso le vittime furono 32
- L'ammiraglio Fulvio Martini, nel 1985 capo del Sismi (intelligence militare), ha scritto che dal 10 dicembre si sapeva di un possibile attentato in Italia. Il 19 i servizi informarono che sarebbe potuto avvenire tra il 25 e il 31 dicembre a Fiumicino. Gli israeliani, scrive Martini, misero tiratori scelti a difesa della postazione El Al. Furono loro i primi a reagire. Le forze dell'ordine italiane erano impreparate. Nel 1992 i capi della sicurezza di Fiumicino sono stati assolti
- In simultanea, a distanza di pochi minuti, all'aeroporto internazionale di Schwechat di Vienna, un altro gruppo armato attaccò con modalità simili, colpendo i passeggeri in coda al check-in per un volo per Tel Aviv. Agenti austriaci, supportati da due guardie di sicurezza della El Al in borghese, hanno respinto gli aggressori
- Tre persone persero la vita (un israeliano e due austriaci). I feriti furono 44. I tre terroristi scapparono su un’auto rubata. Uno di loro venne ucciso durante l'inseguimento, gli altri due furono catturati. Nel 1987, un tribunale austriaco condannò all'ergastolo i due terroristi sopravvissuti
- Le autorità italiane hanno scoperto che i terroristi erano entrati in Italia poche settimane prima e avevano soggiornato in alberghi vicino a Roma. Avevano passaporti marocchini. Sul corpo di uno degli aggressori è stato trovato un biglietto in arabo, indirizzato ai "sionisti" e che annunciava: "La guerra è iniziata". Il biglietto sarebbe stato firmato "I martiri di Palestina”. Inizialmente si pensò che i responsabili fossero dell’OLP ma Arafat respinse le accuse e condannò gli attacchi
- La responsabilità dei due attacchi fu successivamente rivendicata dall’Organizzazione Abu Nidal, con la regia attribuita all’omonimo politico estremista e terrorista palestinese (in foto), capo di una fazione contraria alla linea più moderata a cui si era convertito Arafat. Si ipotizzò anche un coinvolgimento della Libia come finanziatrice dell’operazione