Introduzione
La scossa di magnitudo 4.4 avvenuta nella notte (e quelle successive più lievi) ha causato tanta paura ma pochi danni. Il sisma sarebbe legato al ritmo più rapido con il quale il suolo si sta sollevando. "Recentemente si è triplicata la velocità di sollevamento del suolo, passando da 1 a 3 centimetri al mese", ha detto Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Di conseguenza, ha aggiunto, "quanto è avvenuto la notte scorsa non è inaspettato, anche se non è possibile stabilire quando arriverà un terremoto né quale intensità avrà”. Dai precedenti ai consigli su come comportarsi, dalle caldere al bradisismo, fino ai rischi futuri: ecco cosa c’è da sapere.
Quello che devi sapere
Terremoto Napoli, quanto è stata forte la scossa?
- Una forte scossa di magnitudo 4.4 è stata registrata dai sismografi nella notte del 13 marzo alle ore 1.25. L'epicentro è stato individuato in mare, a solo due chilometri di profondità, nei pressi di via Napoli, dove comincia il Comune di Pozzuoli e poco dopo il confine con la città di Napoli. Bacoli, Quarto, Monte di Procida sono gli altri Comuni flegrei più vicini all'epicentro. Dopo la prima scossa ne è seguita un'altra a distanza di un quarto d'ora, all'1.40, di magnitudo 1.6, sempre con epicentro l'area dei Campi Flegrei. Poi una di magnitudo 1.1 all’1.47.
Per approfondire: Napoli, forte scossa di terremoto 4.4: crolli, paura e gente in strada. GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA
Quanto è durata la scossa?
- La scossa principale, di magnitudo 4.4, è durata circa venti secondi, è stata preceduta da un forte boato e ha svegliato tutta la città.
Per approfondire: Terremoto Campi Flegrei, le foto dopo la scossa: i danni, i soccorsi, la gente in strada
Quando un terremoto fa danni?
- È importante precisare che la magnitudo è un parametro indipendente dagli effetti che il terremoto provoca sull'uomo e sulle costruzioni. Consente di confrontare tra loro eventi sismici avvenuti in diverse parti del mondo e in epoche differenti. I terremoti più lievi percettibili dall'uomo hanno una magnitudo intorno a 2.5, mentre quelli che possono provocare danni alle abitazioni e vittime hanno generalmente una magnitudo superiore a 5.5. Altro parametro legato ai terremoti è la sua intensità. Come spiega l’INGV, in questo caso si considerano gli effetti sull’ambiente, sulle cose e sull’uomo. Se la magnitudo di un certo terremoto è solo una, l’intensità invece può cambiare da luogo a luogo, secondo quel che è successo a cose e persone; in genere, più ci si allontana dall’epicentro e più diminuisce. L’intensità di un terremoto viene espressa con la scala Mercalli, successivamente modificata da Cancani e Sieberg. Si compone di dodici gradi: più alto il grado, più è disastroso il terremoto. La magnitudo Richter ML e la scala Mercalli-Cancani-Sieberg danno risultati non sempre correlabili; terremoti forti in zone disabitate o con edifici antisismici non causano danni e hanno quindi gradi bassi di intensità. Viceversa, piccoli terremoti in aree con costruzioni non adeguate possono provocare danni e determinare gradi alti di intensità.
Per approfondire: I terremoti più forti di sempre in Italia: dalla Val di Noto nel '600 a Messina nel 1908
Di che magnitudo era il terremoto del 1980?
- La Campania è stata colpita nei secoli da numerosi terremoti. Uno dei più disastrosi è quello del 23 novembre 1980, quando un sisma di magnitudo 6.9 devastò l’Irpinia, ma anche la Basilicata e una limitata area della Puglia. Venne calcolato un grado X della scala Mercalli (su 12 livelli). Si contarono 2.570 morti (2.914, secondo altre fonti), 8.848 feriti e circa 300mila senzatetto. Molti paesi furono rasi al suolo.
Per approfondire: Terremoto dell’Irpinia, nel 1980 la tragedia che causò oltre 2.500 morti
Quando finirà il bradisismo?
- Essendo il bradisismo un processo di deformazione del suolo che comporta fasi di lento abbassamento alternate a fasi di sollevamento più rapido, la Protezione Civile spiega che "non è possibile prevedere la durata di questo fenomeno"
Terremoto notturno, cosa fare?
- Che il sisma avvenga in ore diurne o notturne, le indicazioni da seguire sono le stesse. La Protezione civile ha redatto un vademecum con i consigli su come comportarsi. Si parte con azioni che andrebbero fatte come prevenzione, quindi prima di una eventuale scossa: informarsi sulla classificazione sismica del comune in cui si risiede; sapere quali norme adottare per le costruzioni, a chi fare riferimento e quali misure sono previste in caso di emergenza; informarsi su dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori della luce; evitare di tenere gli oggetti pesanti su mensole e scaffali particolarmente alti; fissare al muro gli arredi più pesanti perché potrebbero cadere addosso; tenere in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, un estintore e assicurarsi che ogni componente della famiglia sappia dove sono riposti; a scuola o sul luogo di lavoro informarsi se è stato predisposto un piano di emergenza.
Qual è il posto più sicuro in caso di terremoto?
- I consigli della Protezione Civile proseguono indicando cosa fare durante il terremoto: se ci si trova in luogo chiuso bisogna cercare riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) o sotto una trave perché può proteggere da eventuali crolli; ripararsi sotto un tavolo: è pericoloso stare vicino ai mobili, oggetti pesanti e vetri che potrebbero cadere addosso; non bisogna precipitarsi verso le scale e non bisogna usare l’ascensore. Se ci si trova in auto, non bisogna sostare in prossimità di ponti, di terreni franosi o di spiagge. Se ci si trova già all’aperto: importante allontanarsi da costruzioni e linee elettriche; stare lontano da impianti industriali e linee elettriche; stare lontano dai bordi dei laghi e dalle spiagge marine. Bisogna evitare di andare in giro a curiosare e invece attivarsi per raggiungere le aree di attesa individuate dal piano di emergenza comunale perché bisogna evitare di avvicinarsi ai pericoli. Inoltre serve evitare di usare il telefono e l’automobile. Alcune indicazioni riguardano poi le fasi subito dopo il terremoto: bisogna assicurarsi dello stato di salute delle persone intorno a sé, non cercare di muovere persone ferite gravemente, uscire con prudenza indossando le scarpe e raggiungere uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.
I Campi Flegrei sono un vulcano attivo?
- I Campi Flegrei sono una vasta area vulcanica attiva con una struttura detta “caldera”, cioè un’area ribassata di forma quasi circolare che si è formata per effetto di grandi eruzioni esplosive del passato, come spiega la Protezione Civile. La caldera dei Campi Flegrei si estende da Monte di Procida a Posillipo e comprende anche una parte sottomarina nel Golfo di Pozzuoli. Nel 1538 si è verificata l’ultima eruzione che, pur essendo fra le minori dell’intera storia eruttiva dei Campi Flegrei, ha interrotto un periodo di quiescenza di circa 3.000 anni e, nel giro di pochi giorni, ha dato origine al cono di Monte Nuovo, alto circa 130 m. Da allora la caldera è quiescente, cioè “dormiente”, ma mostra segnali di attività quali sismicità, fumarole e deformazioni del suolo.
I Campi Flegrei, le caldere e il bradisismo
- I Campi Flegrei sono un'area storicamente caratterizzata dal fenomeno del “bradisismo" (letteralmente “movimento lento del suolo”). Si tratta di una deformazione del suolo che comporta fasi di lento abbassamento (subsidenza), alternate a fasi di sollevamento più rapido, queste ultime accompagnate generalmente da terremoti superficiali e di bassa magnitudo. Il fenomeno è noto anche in altre caldere vulcaniche nel mondo con il nome di risorgenza calderica. La zona dei Campi Flegrei è un campo attivo da decine di migliaia di anni con diversi centri vulcanici situati all'interno e in prossimità di un'area depressa chiamata caldera. Nel 2005 è iniziata una nuova fase di sollevamento della caldera, attualmente ancora in atto. Come spiega la Protezione Civile, “dal 2023 si è registrato un graduale incremento nella frequenza dei terremoti”.
Che probabilità c'è di un’eruzione o di una esplosione?
- L’Osservatorio Vesuviano dell’INGV ha realizzato un focus per provare a chiarire il rischio eruttivo e la pericolosità della situazione dei Campi Flegrei. La caldera è tenuta sempre sotto osservazione da un sistema di monitoraggio multiparametrico continuo. “Tutti i dati forniti dal sistema, al momento, non mostrano evidenze dell’imminenza di una eruzione vulcanica, tantomeno di grandi proporzioni”. A partire dal 2012 gli studi sulla pericolosità sono stati utilizzati per definire gli scenari di accadimento eruttivo più probabili nell’area, spiega l’istituto di ricerca. “Ed anche se lo scenario con la più alta probabilità di accadimento è quello di una eruzione piccola (come avvenuto per l’eruzione di Monte Nuovo del 1538), come scenario di riferimento per la valutazione delle aree potenzialmente esposte ai diversi fenomeni durante una futura eruzione, è stato scelto quello relativo alla fase più intensa di una eruzione di scala media (tipo quella avvenuta ad Astroni 4000 anni fa). Su tale scenario è stata definita la pianificazione di emergenza e sono state individuate le aree esposte ai diversi tipi di pericoli (flussi piroclastici per la zona rossa, caduta di ceneri per la zona gialla). Una delle caratteristiche della caldera flegrea, e delle caldere in generale, è la difficoltà di stabilire a priori l’area in cui si aprirà una bocca eruttiva e questo potrebbe determinare una maggiore incertezza sull’individuazione delle aree potenzialmente esposte ai fenomeni pericolosi. Per ovviare a questo problema, le aree soggette ad impatto per i flussi piroclastici e la caduta di cenere sono state individuate considerando tutte le possibili posizioni di una nuova bocca eruttiva. La probabilità che la prossima eruzione sia del tipo Ignimbrite Campana/Tufo Giallo Napoletano è bassissima. Inoltre, perché si verifichino queste eruzioni di grandissima scala è necessario che una enorme quantità di magma entri nel sistema. Questo genererebbe dei segnali macroscopici che non sfuggirebbero al nostro sistema di monitoraggio, ma neanche a chi vive nell’area.
Esiste il pericolo di eruzione imminente?
- "Per il momento siamo a un altro step di intensificazione del processo bradisismico, come avvenuto ad agosto 2023 e a maggio del 2024, ma per ora nessun tipo di processo che ci dà un segnale di eruzione imminente, per accadere deve risalire del magma in superficie e ciò non sta accadendo", ha spiegato l'INGV dopo la scossa di magnitudo 4.4 del 13 marzo nell'area dei Campi Flegrei. "Il terremoto è stato caratterizzato da una direttività dell'evento molto sviluppata e marcata. Questa trasmissione dell'energia è avvenuta stavolta verso est, verso la città di Napoli", ha detto Francesca Bianco, direttrice dell'Osservatorio Vesuviano, sede napoletana dell'INGV, aggiungendo che al quartiere Posillipo di Napoli, in particolare, "è stata registrata un'accelerazione al suolo molto significativa. La direttività è un fenomeno che si associa al terremoto, è uno dei parametri che quantifica il terremoto".
- Secondo quanto ha affermato il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Mauro Di Vito, "questo segnale, assieme ad altri, ci dice che il processo sta continuando a una velocità sostenuta e possiamo aspettarci altra sismicità". Alla domanda sull'intensità dei prossimi eventi bradisismici, Francesca Bianco ha risposto: "Non c’è relazione diretta tra sollevamento e magnitudo, si tratta comunque di terremoti, che sono imprevedibili".
Quali sono i paesi/zone a rischio Campi Flegrei?
- Negli ultimi anni si è provveduto ad aggiornare la pianificazione nazionale per il rischio vulcanico ai Campi Flegrei. In particolare, sulla base degli studi della Comunità scientifica, sono stati ridefiniti scenario eruttivo, Zona rossa (esposta all’invasione di flussi piroclastici) e Zona gialla (interessata da ricaduta di cenere).
- La zona rossa è l’area per cui l’evacuazione preventiva è, in caso di “allarme”, l’unica misura di salvaguardia per la popolazione. Sono ricompresi in zona rossa i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto; parte dei Comuni di Giugliano in Campania e di Marano di Napoli; alcuni quartieri di Napoli: Soccavo, Pianura, Bagnoli, Fuorigrotta e parte dei quartieri di San Ferdinando, Posillipo, Chiaia, Arenella, Vomero, Chiaiano e Montecalvario. Nell'area vivono circa 500mila abitanti.
- La zona gialla invece è l’area, che in caso di eruzione è esposta alla significativa ricaduta di ceneri vulcaniche. Nella zona gialla ricadono i Comuni di Villaricca, Calvizzano, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli e Casavatore e 24 quartieri del Comune di Napoli: Arenella, Avvocata, Barra, Chiaia, Chiaiano, Mercato, Miano, Montecalvario, Pendino, Piscinola, Poggioreale, Porto, San Carlo all’Arena, San Ferdinando, San Giovanni a Teduccio, San Giuseppe, San Lorenzo, San Pietro a Patierno, Scampia, Secondigliano, Stella, Vicaria, Vomero e Zona Industriale. Nell'area vivono oltre 800mila abitanti.
Qual è il livello di allerta attuale dei Campi Flegrei?
- Come si legge sul sito della Regione Campania, "attualmente il livello di allerta per i Campi Flegrei è giallo e la fase operativa adottata è di 'attenzione'. Intanto, oggi, 13 marzo, il ministro per la Protezione civile Nello Musumeci, ha fatto sapere di aver "ricevuto la richiesta di decretazione dello stato di mobilitazione nazionale" e che firmerà il decreto. Lo strumento viene attivato quando un evento richiede una risposta urgente da parte delle autorità. Questo scenario si adotta “in occasione o in vista di eventi”, che, “per l’eccezionalità della situazione, possono manifestarsi con intensità tale da compromettere la vita, l’integrità fisica o beni di primaria importanza”.
Cosa succede se erutta il vulcano?
- Prevedere tutti gli sviluppi di un’eruzione vulcanica è estremamente complicato. INGV Terremoti negli scorsi anni ha realizzato alcuni video che mostrano "la simulazione al computer di un’eruzione esplosiva ai Campi Flegrei". Di recente l’Istituto ha fornito dei chiarimenti, perché i filmati "hanno comprensibilmente suscitato particolare interesse". "Le simulazioni sono state prodotte utilizzando un modello matematico, che utilizza le equazioni della fluidodinamica per descrivere lo sviluppo di una colonna eruttiva e il suo collasso, con la formazione di flussi piroclastici”, chiariscono gli esperti. Che poi precisano: “Il modello non descrive l’intera eruzione vulcanica, ma solo quella fase dell’eruzione in cui si formano e si propagano i flussi piroclastici. Trattandosi di un modello, la simulazione non restituisce il fenomeno vulcanico nella sua interezza e completezza. Ci sono diversi aspetti che non sono presi in considerazione, ad esempio la grande variabilità di tipologie e dimensioni delle particelle eruttate (piroclasti), o l’interazione fra i flussi piroclastici e l’acqua del mare. Ciò nonostante, il modello è in grado di descrivere in modo quantitativo le caratteristiche salienti dell’eruzione, che ne determinano l’evoluzione e l’impatto sul territorio".
- La simulazione riportata in un video, ad esempio, è stata realizzata per descrivere "una grande eruzione analoga a quella avvenuta ai Campi Flegrei circa 4500 anni fa": l’eruzione cosiddetta di Agnano-Monte Spina. Per rappresentarla, la bocca eruttiva è stata posizionata al centro della conca di Agnano. Si tratta di un’eruzione di grande scala, tra le più grandi degli ultimi 15000 anni, con un flusso di materiale eruttato dell’ordine di 108 kg/s (ossia 100000 tonnellate al secondo). Comunque, è "poco probabile che un’eventuale ripresa dell’attività eruttiva ai Campi Flegrei avvenga con un’eruzione di grande scala". La simulazione di grandi eruzioni è comunque "importante proprio perché questi eventi sono rari e, per loro natura, sono estremamente difficili da osservare e misurare direttamente in natura”
Qual è la differenza tra Vesuvio e Campi Flegrei?
- I Campi Flegrei sono una vasta zona di natura vulcanica della città metropolitana di Napoli, attiva da più di 80.000 anni. L'area è una grande caldera in stato di quiescenza, con un diametro di 15-18 km, i cui limiti sono dati dalla collina di Posillipo, dalla collina dei Camaldoli, dal monte di Cuma e dal monte di Procida. Si estende a ovest di Napoli, interessando sia la parte occidentale del capoluogo campano sia diversi comuni densamente abitati come Pozzuoli, Bacoli e Giugliano. Il Vesuvio invece è un vulcano che si trova nel versante sud-orientale della città metropolitana di Napoli, a circa 30 km dai Campi Flegrei. Mentre i Campi Flegrei sono un supervulcano, ovvero un’area di centinaia di chilometri quadrati in cui ci sono diversi crateri che si aprono sulla caldera, il Vesuvio è uno stratovulcano, ovvero un vulcano “classico” con un cono eruttivo e un cratere sulla vetta
Dove andranno i napoletani in caso di eruzione Vesuvio o Campi Flegrei
Il “Piano nazionale di protezione civile per il rischio vulcanico al Vesuvio” individua una zona rossa per cui l’evacuazione preventiva è l’unica misura di salvaguardia della popolazione. L’area - si legge sul sito della Protezione Civile - comprende 25 Comuni: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, Sant’Anastasia, San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio, San Giuseppe Vesuviano, Somma Vesuviana, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano e Scafati, e solo in parte le circoscrizioni di Barra, Ponticelli e San Giovanni a Teduccio del Comune di Napoli, il Comune di Nola e l’enclave di Pomigliano d’Arco nel Comune di Sant’Anastasia. Per garantire l’assistenza alla popolazione della zona rossa è stato definito uno schema di gemellaggio da attuare tra questi comuni e le Regioni e le Province Autonome nel caso di evacuazione preventiva.
- Lo schema di gemellaggio prevede che la popolazione di Portici sia assistita in Piemonte; di Nola in Valle D’Aosta; di Cercola in Liguria; di Torre del Greco e Somma Vesuviana in Lombardia; di Pollena Trocchia in Trentino Alto Adige; di San Giuseppe Vesuviano, Sant’Anastasia (compreso l’enclave di Pomigliano D’Arco) in Veneto; di Palma Campania in Friuli Venezia-Giulia; di Ercolano in Emilia Romagna; di San Giorgio a Cremano in Toscana; di San Gennaro Vesuviano in Umbria; di Poggiomarino nelle Marche; di Ottaviano e le circoscrizioni di Napoli nel Lazio; di Terzigno in Abruzzo; di Massa di Somma in Molise; di Torre Annunziata e San Sebastiano al Vesuvio in Puglia; di Boscotrecase in Basilicata; di Boscoreale in Calabria; di Scafati e Trecase in Sicilia; di Pompei in Sardegna
Per i Campi Flegrei la zona rossa comprende Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Quarto, per intero; parte dei Comuni di Giugliano in Campania, di Marano di Napoli e alcune municipalità del Comune di Napoli. In caso di eruzione, dopo essere stati condotti nelle aree di attesa dalla Protezione Civile della Regione Campania, i cittadini saranno trasferiti nelle aree di incontro, da cui partiranno per raggiungere un’altra regione italiana (stabilita in base al proprio quartiere).
- Abruzzo-Molise, Monte di Procida
- Basilicata-Calabria, Bagnoli
- Bolzano-Trento, Giugliano in Campania in parte
- Emilia Romagna, Soccavo
- Friuli Venezia Giulia, Chiaiano in parte
- Lazio, Fuorigrotta
- Liguria, Marano di Napoli in parte
- In Lombardia, Pozzuoli
- Marche Umbria, Bacoli
- Piemonte Valle d’Aosta, Vomero in parte
- Puglia, Pianura
- Sicilia, San Ferdinando in parte, Chiaia
- Sardegna, Posillipo
- Toscana, Quarto
- Veneto, Arenella in parte
Per approfondire: Terremoto ai Campi Flegrei, supervulcano minaccia Napoli: le aree a rischio
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