Qualità della vita, Trento è la provincia italiana in cui si vive meglio. La classifica
CronacaIntroduzione
Il Sole 24 Ore ha pubblicato la sua annuale indagine. Per la trentaseiesima edizione, relativa al 2025, in testa c’è Trento, seguita da Bolzano e Udine. Nella top ten trionfa il Nord. Risalgono le grandi città metropolitane, con Bologna al quarto posto (+5 posizioni sul 2024) e Milano all’ottavo (+4 posizioni). Firenze stabile al 36esimo posto. Roma sale di 13 gradini rispetto all’edizione 2024 arrivando 46esima. Il Sud e le Isole rimangono indietro: Cagliari al 39esimo posto è la prima provincia meridionale per piazzamento e Reggio Calabria è l’ultima classificata.
Quello che devi sapere
Il report
La nuova edizione della “Qualità della Vita” del Sole 24 Ore, indagine lanciata nel 1990 per misurare i livelli di benessere nei territori italiani, i cui risultati sono presentati oggi 1 dicembre sulle pagine del quotidiano, segna il ritorno in testa della provincia di Trento: già incoronata regina dell’Indice di Sportività 2025 e di Ecosistema Urbano, svetta in un podio tutto alpino di teste di serie dell’indagine: Bolzano è al secondo posto e Udine al terzo. All’ultimo gradino troviamo Reggio Calabria, maglia nera di una classifica che vede le ultime 24 posizioni tutte occupate da province del Mezzogiorno.
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I parametri
L’indagine fotografa il benessere nelle province italiane con 90 indicatori da fonti certificate divisi in sei categorie: ricchezza e consumi; affari e lavoro; ambiente e servizi; demografia, società e salute; giustizia e sicurezza; cultura e tempo libero. Degli indicatori fanno parte anche gli indici sintetici che nel corso dell’anno sono stati pubblicati sul Sole 24 Ore, tra i quali l’Indice del Clima, i tre Indici Generazionali (Qualità della vita di Anziani, Giovani, Bambini); l’Indice di Sportività, l’Indice della Criminalità; Ecosistema Urbano; l’Indice della Qualità della vita delle donne. Alcuni indicatori sono rimasti uguali a quelli delle precedenti edizioni. Altri, in totale 23, sono di nuova introduzione (alcuni debuttano e altri tornano a far parte dell’indagine): percezione di insicurezza, mortalità per tumore, incidenti stradali e aria insalubre sono tra questi.
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La top ten
Nei primi 10 posti della classifica quest’anno ci sono solo territori del Nord Italia, in un mix tra grandi città come Bologna (quarta) e Milano (ottava), e province più piccole come Bergamo (quinta, vincitrice nel 2024), Treviso (sesta, con il record di posizioni risalite: +18), Verona (settima), Padova (nona, che ritorna tra le prime 10 dopo 30 anni di assenza: era nona nel 1994) e Parma (decima). A trionfare, come già in passato, è in particolare il versante Nord-Orientale della penisola.
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Bene le città metropolitane
Le città metropolitane registrano un miglioramento diffuso rispetto all’edizione 2024: solo due su 14, Bari e Catania, calano di posizione rispetto all’indagine dell’anno scorso, mentre altre due (Firenze, 36esima, e Messina, 91esima) risultano stabili. La competitività di questi territori sul piano degli affari e del lavoro, ma anche l’attrattività su quello degli studi e dell’offerta culturale, contribuiscono dunque a mitigare la presenza di disuguaglianze accentuate che rende queste aree più esposte alla polarizzazione interna. A guidare la risalita con un avanzamento di 13 posizioni è Roma, che si piazza 46esima, mentre Genova sale di 11 gradini arrivando al 43esimo posto. In miglioramento anche le già citate Bologna, che rimane tra le prime dieci ma a +5 sul 2024, e Milano (+4), che torna in top 10 piazzandosi all’8° posto. Torino sale di una posizione (57ª).
Le aree metropolitane del Sud
La prima area metropolitana del Mezzogiorno, inteso nella sua accezione più ampia che comprende anche le isole, è Cagliari, che sale di cinque posizioni e si piazza 39esima, seguita da Bari (67esima, ma in calo di due posizioni), Messina (91esima), Catania (96esima, in calo però di 13 posizioni), Palermo (97esima) e Napoli (104esima) e Reggio Calabria, ultima per il secondo anno consecutivo.
Il divario Nord-Sud
Rimane forte il divario tra Nord e Sud: una spaccatura geografica che, in 36 edizioni della Qualità della vita, non ha accennato a calare, nonostante i punti di forza del Mezzogiorno nella demografia, nel clima, nel costo della vita decisamente più accessibile, e i fondi (inclusi quelli del Pnrr) che negli anni hanno contribuito a dare una spinta alle imprese e al Pil di questi territori. Le ultime 22 classificate, infatti, continuano a essere province meridionali.
Le migliori province nei 6 parametri
Milano vince in Ricchezza e consumi e mantiene la sua leadership in Affari e Lavoro; Brescia mantiene la prima posizione in Ambiente e servizi; Bologna è leader in Demografia, salute e società; Oristano guida la classifica di Giustizia e sicurezza; Trieste si conferma la migliore per Cultura e tempo libero.
La qualità della vita delle donne
Una menzione a parte va a Siena che vince la quinta edizione della Qualità della vita delle donne, un indice sintetico basato su 14 parametri (tra cui tasso di occupazione, imprese femminili, amministratrici donne di imprese e di entri locali, quota di laureate, gap retributivo e occupazionale, competenza numerica e alfabetica non adeguata) che va poi a confluire nella classifica generale, nella categoria Demografia, salute e società.
I trend nazionali
Mettendo a confronto le medie nazionali di alcuni parametri presenti sia nell’indagine 2025 sia nell’edizione precedente, emerge un Paese che ha saputo andare oltre lo stallo post Covid, ma dove molti nodi strutturali rimangono da sciogliere. Nel giro di un anno sono migliorati alcuni degli indici legati alla ricchezza e al benessere economico degli italiani, tra cui le retribuzioni medie dei lavoratori dipendenti che sono salite in media di 703 euro, ed è calato il numero delle famiglie più povere (-7,5% quelle con Isee entro i 7mila euro). Gli indicatori economici e industriali, però, non dipingono un quadro completamente positivo: nonostante un lieve aumento dell’occupazione, le ore di cassa integrazione autorizzata sono salite del +22,8% rispetto a quanto rilevato un anno prima ed è calato leggermente (-0,6 ogni 1000 società di capitali) il numero delle start up innovative. L’Italia, poi, rimane un “Paese per vecchi” con la natalità ferma (i nuovi nati ogni mille abitanti sono a -0,2 con cali più severi al Nord) e il rapporto tra anziani e giovani, decisivo per comprendere l’insostenibilità del modello Italia, è in continuo aumento.
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