Naufragio Cutro, i superstiti: “Donne e bimbi gridavano, scafisti si sono gettati in mare”

Cronaca
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Dai verbali dei sopravvissuti, visionati dall’Adnkronos, emergono nuovi dettagli sulla tragedia avvenuta in Calabria. “Da una falla nello scafo abbiamo cominciato a imbarcare acqua, il livello sottocoperta è salito molto rapidamente generando il caos a bordo”, racconta un uomo. “L'imbarcazione era in condizioni pessime e non siamo mai stati equipaggiati con nessun giubbotto di salvataggio”, dice un altro. Poi la storia di un uomo scappato dall’Afghanistan e il suo viaggio attraverso l’Iran e la Turchia

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Una barca in pessime condizioni, poi il mare mosso, le grida di terrore, gli scafisti che cercano di scappare buttandosi in acqua. Nuovi dettagli sul naufragio avvenuto a Steccato di Cutro, in Calabria, emergono dai racconti messi a verbale dai superstiti, sentiti dagli investigatori della Guardia di Finanza che indagano sul naufragio nell'inchiesta coordinata dal Procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia. "La barca procedeva molto lentamente e noi avremmo voluto chiedere l'intervento dei soccorsi, ma chi conduceva la barca per tranquillizzarci ci fece vedere su un tablet che saremmo arrivati a breve", ha raccontato un sopravvissuto nei verbali, visionati dall’Adnkronos (LO SPECIALE MIGRANTI).

I momenti dopo lo schianto

"Dopo cinque giorni di navigazione - dice uno dei superstiti - sapevamo di essere in prossimità delle coste italiane, quando ho sentito un forte rumore, e da una falla nello scafo abbiamo cominciato a imbarcare acqua. Il livello di acqua sottocoperta è salito molto rapidamente generando il caos a bordo. Salito in coperta, mi sono ritrovato in acqua e mi sono aggrappato a un pezzo di legno. La corrente mi ha spinto via". Poi racconta che al timone della barca "si alternavano due soggetti che parlavano esclusivamente il turco, sia due che parlavano alternativamente turco e arabo, di questi non ho certezza dello Stato di provenienza. Oltre a questi soggetti vi erano anche due persone di nazionalità pakistana che, ricevendo ordini dai turchi, ci indicavano quando poter salire in coperta per prendere una boccata di aria o per esigenze fisiologiche".

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“La barca era in condizioni pessime, tante volte abbiamo avuto paura di affondare”

"Tante volte ho avuto paura che l'imbarcazione potesse affondare a causa del mare mosso e delle precarie condizioni della barca, infatti spesso chiedevo di salire in coperta per chiedere se gli scafisti fossero sicuri che la barca sarebbe arrivata", racconta un altro superstite. "Uno di loro mi diceva di stare tranquillo perché aveva 15 anni di esperienza in quei viaggi". "Ho sempre avuto paura che l'imbarcazione potesse imbarcare acqua perché le condizioni del maree non erano delle migliori e le donne e i bambini impauriti, in queste circostanze, hanno sempre pianto e gridato aiuto, perché si temeva che la barca potesse affondare in mare aperto", dice in un’altra testimonianza un sopravvissuto. "L'imbarcazione era in condizioni pessime e non siamo mai stati equipaggiati con nessun giubbotto di salvataggio o altro sistema di salvataggio".

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“Ho provato a bloccare gli scafisti ma si sono gettati in acqua”

Dai verbali dei superstiti emergono anche dettagli sulle mosse degli scafisti: "Quando gli scafisti hanno sentito che chiedevamo aiuto hanno cercato di fuggire, io ho provato a bloccarli e in particolare ho cercato di fermare un turco, ma questi mi ha strattonato e si è tuffato in acqua. Ho provato la stessa cosa con l'altro turco ma lui è riuscito a spingermi tuffandosi in acqua anche lui. I due turchi sono fuggiti a nuoto. Ho provato a bloccare anche il cittadino siriano ma mi è sfuggito", racconta un cittadino afghano sopravvissuto alla tragedia. "Infine sono riuscito a bloccare un terzo turco ma solo per pochi istanti, perché ho dovuto mettermi in salvo. Poi l'ho rivisto sulla spiaggia nascosto in mezzo agli altri migranti fino a quando tutti i migranti lo hanno additato come responsabile della tragedia. Poco dopo sono arrivate le forze di Polizia che lo hanno fermato".

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“La mia fuga dall'Afghanistan dopo l'arrivo dei talebani”

Nei verbali anche il racconto di un uomo scappato dall’Afghanistan dopo il ritorno al potere dei talebani. "Dopo una settimana dall'occupazione dei talebani dell'Afghanistan, il 15 agosto del 2021, ho lasciato il mio paese per andare da Kabul e raggiungere la provincia di Nimruz in autobus, una provincia dell'Afghanistan, e da lì entrare clandestinamente in Iran, tramite i trafficanti". "Sono stato due mesi a Sanandaj, una provincia dell'Iran a casa di un amico - prosegue - Il mio amico ha contattato dei trafficanti per organizzare il viaggio clandestino in Turchia. Sono arrivato in Turchia a ottobre del 2021. Da quel mese sino alla partenza per l'Italia sono stato cinque mesi in cerca di un lavoro, senza trovarne, poi tramite un amico di mio zio che aveva aperto un negozio di vestiti afghani ho iniziato a lavorare fino a quando non ho intrapreso il viaggio degli ultimi giorni verso l'Italia. Mentre ero lì, a Istanbul, nelle vicinanze del negozio di generi alimentari di mio zio c'era l'ufficio di un trafficante e mio zio mi ha detto che un suo amico si era rivolto a questo ufficio per organizzare un viaggio in Italia e che questo viaggio era andato bene. Così mio zio mi ha proposto di rivolgermi a lui per arrivare anche io in Italia. Dopo aver pensato un pochino, perché la mia famiglia era contraria alla mia partenza, ho accettato la proposta di mio zio e gli ho detto di voler partire. Mio zio si è messo in contatto con questo dell'agenzia che ha organizzato tutti i dettagli del mio viaggio". "Una settimana fa circa - continua - mio zio mi ha contattato dicendomi di preparare subito lo zaino e di recarmi a un indirizzo che gli era stato dato dal cittadino. Cosa che io ho fatto e mi sono recato in una zona di Istanbul che si chiama Suttan Chaplik, dove mi sono recato presso una 'Safe house'. Qui, quando sono arrivato, c'erano solo tre cittadini, due dei quali hanno fatto il viaggio con me". Poi il viaggio verso Cesme. "Prima di noi era partito un altro camion con altre 90 persone, sempre dirette alla località di partenza per l'Italia. Erano le 20-21 del 21 febbraio quando ci hanno fatto scendere nella foresta, dopo 3 ore di cammino a piedi siamo arrivati nei pressi della spiaggia. Ci hanno fatto salire su una imbarcazione bianca lunga 15-18 metri a due piani e alle 3 del 22 febbraio siamo partiti con a bordo 180 persone circa". Al timone un cittadino turco, secondo il racconto del superstite. "Arrivati all'imbarco c'erano due cittadini turchi. Al termine dell'imbarco, i due turchi che ci avevano fatto salire sono rimasti a terra e il viaggio è iniziato con altri due". Ma dopo essere saliti i migranti sentono odore di carburante: "Due membri dell'equipaggio ci hanno detto di non preoccuparci", spiega. Poco dopo l'arrivo della seconda imbarcazione, "di dimensione più grande". A bordo tre persone "delle quali due di nazionalità turca e una siriana".

Foto dell'imbarcazione allegata alla comunicazione di Frontex del 25 febbraio 2023 in cui si comunicava l'avvistamento del barcone, poi naufragato a 100 metri dalla spiaggia di Cutro, senza indicare il numero di migranti a bordo ma solo l'ipotesi che vi potessero essere "possibili altre persone sotto coperta" oltre a quella individuata sopra coperta.

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