G8, il padre di Giuliani: "Resta la ferita di quel processo che non si è mai fatto". VIDEO
CronacaIn occasione dei vent'anni dagli eventi di Genova, Giuliano Giuliani torna a parlare della morte del figlio, raccontando senza filtri i dubbi e le "mancate risposte al Paese" che lo tormentano ancora oggi
"Il 20 luglio 2001, alle tre del pomeriggio, ho sentito Carlo al telefono. Era in piazza Manin e il clima in città era teso. Gli dissi di stare attento. È stata l'ultima volta che ho parlato con lui. Poi, alla sera, la polizia ha suonato alla porta. Siamo stati accompagnati in Questura dove, senza troppi giri di parole, ci hanno detto che Carlo era morto" (LO SPECIALE SUL G8 - IL LONGFORM - L'APPROFONDIMENTO).
"Ecco chi sono i veri responsabili"
Seduto sulla poltrona di cuoio nel salotto di casa, in uno dei quartieri collinari di Genova, tra Castelletto e Righi, ricorda ogni istante Giuliano Giuliani, il papà di Carlo, il ragazzo di 23 anni colpito da un proiettile sparato da una camionetta Defender dei carabinieri da Mario Placanica, 21enne di leva. Per tutta la durata dell'intervista non pronuncia mai il suo nome. "I veri responsabili sono quelli che comandavano quel reparto", dice Giuliani rimettendo per l'ennesima volta in fila i fatti di quel venerdì pomeriggio.
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"La cosa più grave è l'archiviazione"
"Sono passati vent'anni. Per un genitore il tempo conta poco. Perdere un figlio è la cosa più terribile che possa capitare. Ogni giorno il mio pensiero e quello di mia moglie Haidi torna a quel 20 luglio. Dopo vent'anni, però, voglio ribadire le mancate risposte al Paese. Resta la ferita di quel processo che non si è mai fatto. Per Carlo, la cosa più grave è stata l'archiviazione". La voce si spezza commossa. "Archiviato. Non è stato concesso neanche un processo. Non sempre, ma a volte, i processi consentono di raggiungere la giustizia e soprattutto la verità di quello che è successo".
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La "verità storica"
La posizione della famiglia Giuliani è nota: la "verità storica" è diversa da quella della sentenza di archiviazione disposta dalla gip Elena Daloiso nel 2003 su richiesta del pm Silvio Franz. "Eppure filmati e intercettazioni dimostrano quello è davvero è accaduto - ribadisce Giuliani -. Ricordo le parole di uno dei più grandi genovesi di cui si sente molto la mancanza, don Andrea Gallo, che la sera stessa disse: 'Quella di piazza Alimonda è stata un'imboscata'" (G8, IL RACCONTO FOTOGRAFICO).
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Lo sfogo di Giuliani
"Vi racconto i dubbi che ancora oggi ci tormentano. Le domande che non hanno mai trovato una risposta. Perché la manovra insensata che avviene in piazza Alimonda? A venti metri ci sono cento carabinieri: perché non intervengono a difesa della jeep? Perché vogliono vedere quello che succede? Perché hanno attaccato il corteo delle Tute Bianche senza nessun motivo? Un corteo autorizzato. E perché non hanno fermato i black bloc, che giravano per Genova sfasciando vetrine?". Un'intervista in cui si sfoga Giuliano Giuliani, senza filtri.
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"Non c'è stata la dignità dello Stato"
"Mi chiedo come si possa considerare quello subito dai carabinieri un attacco terribile dei manifestanti, quando un filmato della polizia mostra che dal momento della fuga dei carabinieri allo sparo passa un minuto. Eppure queste sono state le dichiarazioni degli ufficiali dei carabinieri, che considero persone inadeguate a ricoprire quell'importante ruolo che dovrebbero svolgere. La dignità dello Stato non c'è stata, perché non ha riconosciuto che pezzi fondamentali del suo esistere avevano sbagliato".
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"Non meritava di morire così"
Carlo Giuliani oggi avrebbe 43 anni. Non sapremo mai l'uomo che sarebbe diventato. Sappiamo del ragazzo che è stato, con il diploma al liceo scientifico, gli studi alla facoltà di Storia, il servizio civile ad Amnesty International a Genova. "Ha fatto anche i suoi errori - racconta il padre - ma un ragazzo di 23 anni non merita di morire così. Di lui rimangono le persone che vorrebbero giustizia per quello che è accaduto a Genova. Rimangono i ricordi, la gente ogni anno, da vent’anni ormai, in piazza Alimonda".