Autobus in fiamme a Milano, ecco cosa è successo nei 50 minuti di terrore

Cronaca

L’autista Sy ha caricato a bordo 51 ragazzi delle scuole medie, ha dirottato il bus per dirigersi a Linate. Ha cosparso il mezzo di benzina e gli ha dato fuoco sulla Paullese ma gli studenti erano riusciti a scappare. L’uomo deve rispondere dell’aggravante terroristica

Circa 50 minuti: è questo il lasso di tempo dell'incubo vissuto ieri, in una mattinata di terrore, da 51 studenti di una scuola media di Crema a bordo di un bus nel Milanese (LE TESTIMONIANZE DEI RAGAZZI - LA FUGA DEI RAGAZZI - LA TELEFONATA AL 112 - IL RAGAZZINO CHE SI E' OFFERTO COME OSTAGGIO). Il sequestro da parte dell’autista, le minacce, la tentata fuga sulla Paullese, le fiamme appiccate e i ragazzi che scappano grazie all’intervento dei carabinieri: ecco cosa è successo (La telefonata del sequestratore ai carabinieri: "Non sparate, è pieno di gasolio". AUDIO - IL BUS IN FIAMME - LA BIDELLA: " CON IL COLTELLO ALLA GOLA COSTRETTA A LEGARE I RAGAZZI").

I 50 minuti di paura

Sono circa le 11 quando un bus di Autoguidovie carica 51 studenti della scuola media Vailatti di Crema più un professore e una bidella, per riportarli in classe dopo l’ora di ginnastica. Al volante c’è Ousseynou Sy, che da 15 anni fa servizio per queste linee. Il percorso di pochi minuti viene deviato dall’autista che sequestra l’autobus, dice di voler raggiungere l’aeroporto di Linate e che nessuno scenderà vivo (LA TESTIMONIANZA). Ordina al professore di legare i ragazzi con le fascette da elettricista, minaccia tutti con un coltello e cosparge il mezzo di benzina. Ritira i cellulari degli studenti ma uno di loro riesce a recuperarne uno e chiama i genitori lanciando l’allarme alle forze dell'ordine (IL PADRE: "DATE CITTADINANZA A MIO FIGLIO"). Sono passate da poco le 11.30 quando due volanti dei carabinieri intercettano il mezzo sulla Paullese all’altezza di Pantigliate. L’autista sperona le auto dei militari e cerca di proseguire ma a quel punto altre 3 auto lo bloccano. Due carabinieri avvicinano l’autista mentre i colleghi rompono i vetri sul retro del bus e aiutano gli studenti a uscire. Ousseynou Sy appicca il fuoco quando il mezzo è quasi completamente vuoto, i ragazzi sono tutti salvi e illesi. Sono le 11.50: i carabinieri bloccano l’autista e lo portano in Questura, dove ha spiegato i motivi del suo gesto (L'AUTISTA RESTA IN CARCERE - IL LEGALE: NON FAREMO RICORSO). 

Chi è l’autista

Ousseynou Sy (CHI È) ha 47 anni, è di origini senegalesi e ha la cittadinanza italiana dal 2004. Sposato con una donna italiana, si è poi separato da lei. Ha precedenti penali ma nessuno legato a questo genere di reati. Ha una condanna definitiva a un anno con pena sospesa per violenza sessuale del 2018 e precedenti per guida in stato di ebbrezza: episodi risalenti al 2004 e al 2006. Ma tutto questo non gli ha impedito di svolgere il suo lavoro come conducente nella ditta Autoguidovie di Crema per almeno 15 anni. Per la ditta ha iniziato a lavorare come addetto alle pulizie. Poi, grazie al suo buon comportamento sul lavoro, è diventato conducente dei mezzi (L'IRONIA DI TRUMP JR. SULL'EPISODIO).

I motivi del gesto

Sy, prima di appiccare il fuoco, avrebbe detto: "Voglio farla finita, vanno fermate le morti nel Mediterraneo”. Secondo i testimoni a bordo del bus “continuava a dire che le persone in Africa muoiono e la colpa è di Di Maio e di Salvini”. Nell'interrogatorio davanti al capo del pool dell'antiterrorismo Alberto Nobili e al pm Luca Poniz, l’uomo ha detto che il caso della nave Mare Jonio è stato "l'episodio scatenante, la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Sy "ha ammesso la premeditazione cioè di aver ponderato da giorni" il gesto compiuto sulla Paullese. Ma ha cercato di sminuire la sua azione dicendo che "non voleva fare male a nessuno e voleva arrivare a Linate e da lì prendere un aereo e scappare in Senegal”. L'uomo ha detto di averlo fatto perché "esasperato dall'attuale situazione migratoria”.

Le accuse e l’aggravante terroristica

I reati contestati all'autista dell'autobus di linea sono sequestro di persona, strage, incendio e resistenza con l'aggravante del terrorismo. "L'intento stragista era partito”, ha detto il procuratore della Repubblica di Milano Francesco Greco (IL RACCONTO DEI SOCCORRITORI). Intanto il Viminale valuta la possibilità di revocargli la cittadinanza italiana.

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