Gianluca Vialli, un anno fa l'addio: dalla Samp alla Juve, fino alla Nazionale. FOTOSTORIA
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Il 6 gennaio 2023 si spegneva un'icona dello sport italiano. Nato a Cremona il 9 luglio 1964, aveva debuttato in Serie A con la squadra della Lanterna dove insieme a Mancini diventò uno dei due "gemelli del gol". Poi gli anni a Torino, con qualche dissapore con Baggio, e infine quelli a Londra, prima di uscire dal campo e prendere le redini della panchina. Dal 2019 era capo delegazione della Nazionale italiana, ancora una volta insieme a Mancini. Nel 2017 aveva rivelato di essere malato di tumore al pancreas
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- Cinquantanove presenze in Nazionale, 325 in Serie A. La Cremonese, la Sampdoria, la Juventus, il Chelsea. L’amicizia con Mancini, i dissapori con Baggio. I 58 anni di vita di Gianluca Vialli, scomparso un anno fa, il 6 gennaio 2023, coincidono in gran parte con la storia del calcio, prima italiano e poi inglese. Dai calci all’oratorio nella pianura cremonese al tumore al pancreas che ha combattuto per cinque anni, assumendo nel frattempo il ruolo di capo delegazione della Nazionale Italiana: la sua storia
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- Vialli nasce il 9 luglio 1964, a Cremona. Quinto figlio di una famiglia di origini trentine, trascorre l’infanzia in provincia, nella tenuta di Villa Affaititi a Grumello. Qui inizia la sua carriera calcistica. Come molti bambini la passione per il pallone nasce con le partitelle tra amici all’oratorio, in questo caso quello di Cristo Re nel cremonese. Poi passa al Pizzighettone e infine nella giovanile della Cremonese
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- Nel 1980 debutta con la maglia grigiorossa in Serie C, un anno dopo è in B. L’esordio in Serie A, nel 1984, è con un’altra squadra, la Sampdoria. Nella finale di ritorno della stagione segna contro il Milan e con i blucerchiati vince la sua prima Coppa Italia. In quegli anni a Genova, Vialli diventerà insieme a Mancini una metà dei “gemelli del gol”: ancora oggi i tifosi sampdoriani ricordano il periodo glorioso della squadra grazie all’intesa tecnica e personale tra i due
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- Vialli è ormai uno degli attaccanti più importanti del calcio italiano. Con la squadra della Lanterna, oltre alla Coppa Italia 1984/1985, ne vince altre due (1987/1988, quando è anche il miglior marcatore della stagione), insieme a una Coppa delle Coppe (1988/1989) e il tanto desiderato Scudetto (1990/1991), che a oggi rimane l’unico del team genovese. Il merito è anche di Vialli, che diventa capocannoniere del campionato
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- Nel 1989 è per la prima volta capitano della Nazionale azzurra. Nel 1992 gioca la sua ultima partita con la Samp, che è anche la sua prima in Coppa dei Campioni, contro il Barcellona. Arriva il momento di lasciare i blucerchiati. Negli anni Vialli aveva resistito alle avance del Milan, tenendo fede alla promessa di non abbandonare la squadra prima di aver vinto lo Scudetto
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- A conti sistemati, nel 1992 passa quindi alla Juventus dietro il pagamento di 40 miliardi di lire: ai tempi era il contratto più caro mai pagato per un giocatore. A Torino, Vialli divide il campo con Roberto Baggio e Alessandro Del Piero. L’assestamento non è però facilissimo: con Baggio, capitano dei bianconeri, non si ricrea il legame che c’era stato con Mancini
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- Passati due anni, la panchina da allenatore del club passa da Trapattoni a Lippi, che punta tutto su Vialli. Baggio è infortunato e rimane a lungo fuori dal campo. Il calciatore cremonese riparte a mille e torna a essere l’attaccante di sempre. Per lui arrivano il secondo Scudetto e la quarta Coppa Italia, entrambi nella stagione 1994/1995. Intanto, fuori dal campo, Vialli si rimette sui libri e porta a casa il diploma da geometra che non aveva mai conseguito per seguire il calcio
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- Dopo l’addio di Baggio, Vialli è anche capitano dei bianconeri. Si è ormai creato un nuovo trio delle meraviglie del calcio italiano, che lo vede conquistare gli stadi del Paese insieme a Del Piero e Ravanelli. Per la Juve e Vialli arrivano una Supercoppa italiana e la vittoria in Champions League (1995/1996). Poco dopo è il momento di dire addio anche a Torino. Vialli vola in Inghilterra per giocare con il Chelsea. Come era successo con la Juventus, l’inizio traballante diventa presto una nuova occasione
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- Vialli vince subito la FA Cup contro il Middlesbrough. Sullo sfondo del suo debutto inglese ci sono però i dissapori con Ruud Gullit, ai tempi player manager della squadra, che sembrano anticipare un prematuro addio a Londra. Poi, il colpo di scena. Vialli viene promosso al posto dell’olandese, dimissionario, e ancora una volta, preso il timone, porta i compagni a vincere
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- In chiusura della stagione 1997/1998 arrivano prima la Football League Cup e poi la Coppa delle Coppe grazie all’1-0 degli inglesi contro lo Stoccarda. L’anno dopo il Chelsea porta a casa la Supercoppa UEFA, battendo un avversario d’eccezione come il Real Madrid. Per Vialli arriva intanto il momento di dire addio al calcio giocato. Appende le scarpe al chiodo ma resta a Londra, nelle vesti di allenatore del suo Chelsea. L’inizio è promettente: Vialli porta la squadra alla sua prima qualificazione alla Champions League
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- Nel 2000 Vialli viene licenziato, in parte per i risultati non del tutto soddisfacenti ottenuti quell’anno e in parte per qualche litigio interno alla squadra. Nel 2001 prende in carico il Watford, la squadra di Sir Elton John, ma finisce peggio che con il Chelsea: le prestazioni sono così scarse che Vialli è licenziato un’altra volta. L’addio questa volta è così amaro che si finisce in tribunale per il mancato pagamento di una parte del contratto interrotto. Negli anni a seguire la sua attività principale è quella di opinionista televisivo
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- Dal 2002 inizia a collaborare come consulente per Sky Sport, di cui poi sarà anche testimonial e commentatore tecnico. Nel 2003 arriva il matrimonio con Cathryn White Cooper, con cui ha due figlie: Olivia e Sofia. Nel 2004, insieme a Massimo Mauro e Cristina Grande Stevens, fonda una ONLUS per la battaglia contro il cancro e la SLA. Scrive diversi libri, tra cui The Italian Job, dove mette a confronto calcio inglese e italiano, e – insieme a Mancini – La Bella Stagione (2021), sullo Scudetto blucerchiato
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- Nel 2017, Vialli viene colpito da un tumore al pancreas, che racconterà poi tra le pagine di un altro libro, Goals. Nel 2019 intanto diventa capo delegazione della Nazionale italiana insieme a Mancini come allenatore. È anche chiamato a svolgere il ruolo di ambasciatore italiano per la FIGC in vista degli Europei 2020, poi giocati nel 2021 a causa del coronavirus. L'accoppiata Vialli-Mancini si rivela vincente anche fuori dal campo: gli azzurri vincono il torneo
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- Nel frattempo Vialli parla spesso della sua malattia, senza mai nascondere le difficoltà: “Ho paura di morire”, diceva lo scorso marzo intervistato da Alessandro Cattelan. A dicembre 2022, cinque anni dopo la diagnosi, Vialli annuncia di voler lasciare il suo ruolo con la Nazionale per concentrare le sue energie nella cura del tumore. La situazione degenera in fretta e, il 6 gennaio 2023, arriva la notizia della sua scomparsa