Addio a Gianluca Vialli, da calciatore a dirigente sportivo: una vita per il calcio

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Uno dei simboli dello sport italiano è morto a causa di un tumore al pancreas, contro cui combatteva da cinque anni. Lo scorso 14 dicembre aveva annunciato la sospensione dalla sua attività professionale per dedicarsi alle cure. Allenatore di calcio, attaccante e capo delegazione della nazionale italiana, era nato a Cremona nel 1964. Tra i migliori centravanti degli anni '80 e '90, è tra i pochissimi giocatori ad aver vinto tutte e tre le principali competizioni Uefa per club

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Gianluca Vialli è morto oggi, 6 gennaio, a causa del tumore al pancreas contro cui combatteva dal 2017. Aveva 58 anni. Dirigente sportivo, calciatore, allenatore e capo delegazione della nazionale italiana, è stato uno degli uomini più apprezzati del calcio nostrano e simbolo dello sport italiano. Tra i migliori centravanti degli anni '80 e '90, rientra nella ristrettissima cerchia dei calciatori che hanno vinto tutte e tre le principali competizioni Uefa per club, unico fra gli attaccanti. Più volte candidato al Pallone d’oro,  si è classificato 7º nelle edizioni 1998 e 1991. Nel 2015 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano (LO SPECIALE DI SKY TG24).

La famiglia: "Il suo esempio vivrà sempre nei nostri cuori"

A dare la conferma della morte di Vialli è stata la sua famiglia, con una nota. "Con incommensurabile tristezza annunciamo la scomparsa di Gianluca Vialli - fanno sapere -. Circondato dalla sua famiglia è spirato la notte scorsa dopo cinque anni di malattia affrontata con coraggio e dignità. Ringraziamo i tanti che l'hanno sostenuto negli anni con il loro affetto. Il suo ricordo e il suo esempio vivranno per sempre nei nostri cuori". 

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Una vita dedicata al calcio

Dagli esordi giovanissimo, con il debutto in serie B con la Sambenedettese nel 1981, a pochi giorni prima della scomparsa, Gianluca Vialli non ha mai abbandonato i campi da calcio e lo sport. Si è affermato prima come ala tornante,  poi come centravanti completo, dotato di tecnica, velocità, dinamismo, forza fisica e resistenza agli sforzi prolungati. Alla fine degli anni ’90, appesi gli scarpini al chiodo, inizia la carriera da allenatore al Chelsea e poi al Watford. Nel 2019 è nominato dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc), insieme a Francesco Totti, ambasciatore italiano per il campionato d’Europa 2020. Dal novembre dello stesso anno entra nei ranghi della Figc come capo delegazione della nazionale italiana, allenata dall'ex compagno e amico di una vita Roberto Mancini. Con questo ruolo, ufficialmente da dirigente, nell'estate 2021 prende parte alla vittoriosa spedizione italiana agli Europei 2020 (posticipati di un anno per la pandemia). Lo scorso 14 dicembre 2022 Vialli ha annunciato la sospensione dalla sua attività professionale per dedicarsi alle cure del tumore che lo aveva colpito cinque anni fa. "Al termine di una lunga e difficoltosa trattativa con il mio meraviglioso team di oncologi ho deciso di sospendere, spero in modo temporaneo, i miei impegni professionali presenti e futuri", aveva detto alla Figc.

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La malattia di Vialli

Nel 2017 l'ex calciatore aveva rivelato di avere l'adenocarcinoma duttale del pancreas, la forma di cancro che più di frequente colpisce quest'organo dell'apparato digerente. In un'intervista con Alessandro Cattelan aveva confessato di "aver paura di morire". "Non so quando si spegnerà la luce che cosa ci sarà dall'altra parte. Però mi rendo anche conto che il concetto della morte serve per capire e apprezzare la vita", aveva detto. Dal momento in cui è arrivata la diagnosi, Vialli ha sempre condiviso il suo percorso senza nascondere i timori derivanti dalla malattia. Durante le dirette delle trasmissioni televisive in cui era ospite, aveva anche confessato che tendeva a indossare più strati di vestiti per cercare di non far notare il calo di peso. Nella nota alla Figc nella quale ha annunciato il ritiro aveva aggiunto che l'obiettivo era "quello di utilizzare tutte le energie psico-fisiche per aiutare il mio corpo a superare questa fase della malattia, in modo da essere in grado al più presto di affrontare nuove avventure e condividerle con tutti voi".

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Dalla Sampdoria alla Juventus, la carriera di Vialli

Riguardo alla carriera come calciatore, l’esordio in serie A risale al 1984 con la Sampdoria. Al termine della stagione si aggiudica la Coppa Italia, primo trofeo della storia blucerchiata. All'inizio offre un rendimento discontinuo, anche a causa dei dubbi circa la sua posizione in campo. La svolta arriva nel 1986, quando in panchina si siede Vujadin Boskov che inverte i ruoli di Vialli e Roberto Mancini e fa avanzare Gianluca stabilmente come prima punta. Intanto si consolida l’intesa tra il giocatore cremonese e il compagno di squadra, che vengono soprannominati i “gemelli del gol” divenendo a posteriori il simbolo dell'epoca più luminosa dei blucerchiati. Sempre insieme al Mancio, in questi anni Vialli si afferma  tra i migliori attaccanti della sua generazione. Nella stagione 1988-1989 è il miglior marcatore, nell'annata 1989-1990 è protagonista della vittoria doriana in Coppa delle Coppe e si laurea capocannoniere. Due anni dopo, il campione viene acquistato dalla Juventus per un costo totale stimato in circa 40 miliardi di lire, all'epoca la cifra più alta mai spesa al mondo per un calciatore. Arriva a diventare capitano dei bianconeri e trascina i compagni di squadra ai trionfi in Supercoppa italiana e soprattutto in Champions League. Nella stagione 1996-1997 approda in Inghilterra al Chelsea, dove continua a mietere traguardi importanti fino alla vittoria del 1999 in Supercoppa Uefa contro il Real Madrid.

Le prodezze in Nazionale

Nel frattempo, dopo aver fatto parte della nazionale under 21, nel 1985 esordisce in Nazionale maggiore nell’amichevole Polonia-Italia. Viene poi convocato dal commissario tecnico Enzo Bearzot per il campionato del mondo del 1986 in Messico. Nella successiva gestione di Azeglio Vicini,  Vialli diventa uno dei pilastri del gruppo azzurro affianco ad Altobelli. Il 26 aprile 1989, nell'amichevole contro l'Ungheria vinta 4-0, scende in campo per la prima volta con la fascia da capitano degli azzurri. Tra il 1985 e il 1992 ha totalizzato 59 presenze e 16 reti nella nazionale italiana, prendendo parte a due Mondiali, Messico 1986 e Italia 1990, e un Europeo, Germania Ovest 1988. 

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Le onorificenze e l’attività fuori dal campo

Per i suoi meriti sportivi, nel corso della sua carriera Gianluca Vialli è stato insignito della Medaglia d’argento al valore atletico nel 1990 per essersi classificato terzo al campionato mondiale. L’anno successivo è stato nominato Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana, mentre nel 2021 è insignito del titolo di Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana per il riconoscimento dei valori sportivi e dello spirito nazionale che hanno animato la vittoria italiana al campionato europeo di calcio Euro 2020. Già durante l’attività da calciatore ha iniziato ad avere contatti con il mondo della televisione. È stato opinionista di Settimana Gol su Italia 1 e nel 2002 è diventato consulente per Sky Sport. Sempre per Sky, nel 2016 ha condotto il docu-reality “Squadre da incubo” insieme all'ex collega Lorenzo Amoruso. E la sua collaborazione con Sky Sport è durata per anni. In campo sociale, ha creato con Massimo Mauro e Cristina Grande Stevens la "Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport", una onlus con l’obiettivo di raccogliere fondi per la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica, nonché sul cancro, attraverso la fondazione ARISLA, l'associazione AISLA e la FPRC. Riguardo alla vita privata, Vialli ha sposato nel 2003 Cathryn, conosciuta a Londra durante il periodo al Chelsea, e da lei ha avuto due figlie. Grandissimo calciatore e personaggio di spicco dello sport italiano dentro e fuori dal campo, la scomparsa di Gianluca Vialli lascia un grande vuoto in generazioni di tifosi e non solo. Tantissimi i messaggi di cordoglio da parte dei club, del mondo dello spettacolo, della politica e da numerosi tifosi.

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