Totò Schillaci, silenzio e lacrime alla camera ardente allo stadio. Domani i funerali
L’ex calciatore è morto ieri all’età di 59 anni, era malato da tempo. Venerdì alle 11.30 nella cattedrale di Palermo l'ultimo saluto con il funerale religioso
- È rimasta aperta dalle 7 alle 22 la camera ardente allestita allo stadio Renzo Barbera per dare l’ultimo saluto a Totò Schillaci, ex calciatore morto ieri all’età di 59 anni. Il bomber dei Mondiali di Italia '90, da più di trent'anni nell'immaginario di ogni tifoso e non solo, avrebbe compiuto sessant'anni il prossimo primo dicembre. Venerdì in cattedrale l'estremo saluto per il funerale religioso
- Dalle 7 di questa mattina un incessante afflusso di tifosi, palermitani e non, si è messa ordinatamente in fila per entrare allo stadio: sulla bara sono state adagiate la maglia azzurra numero 19, quella dei Mondiali italiani, e una sciarpa rosanero. Presenti tanti componenti della tifoseria organizzata del Palermo che hanno lasciato, per quello che tutti chiamano semplicemente Totò, anche uno striscione, che recita: "Le tue notti magiche non saranno mai dimenticate"
- "Io speravo che arrivasse tutta questa gente - confessa Giovanni Schillaci, fratello dell'eroe di Italia '90 - Totò è un grande e sta avendo tutto quello che si meritava. È commovente vedere tutta questa gente che non conosco,. sono qui per lui, piangono, è un orgoglio, nella disgrazia sono felice. Negli ultimi tempi a tutti, specie ai bambini, Totò raccomandava di non mollare mai e credere nei propri sogni. Il suo ultimo desiderio? Voleva vivere, aveva voglia di vivere"
- "Siamo felici dell'amore che l'Italia e Palermo stanno tributando a Totò, se lo meritava", dice anche la moglie di Schillaci, Barbara Lombardo. "La mancanza di papà si sentirà - aggiunge Mattia, figlio di Schillaci e della prima moglie Rita - sarà una perdita indelebile, segnerà le nostre vite. Ci fa piacere che la gente venga qui a salutare e a confortarci in questo momento terribile. Papà era una persona umile, resterà un punto di riferimento. Mi ha insegnato a lottare sempre con le mie forze, a crescere e a superare gli ostacoli"
- "Totò era un galantuomo, una persona umile e io mi sono innamorata proprio di questo, della sua umiltà e della sua gentilezza. Era l'amore della mia vita… È l'amore della mia vita", ha detto commossa Barbara Lombardo ai microfoni di Storie Italiane. "Però i nostri figli mi danno la forza di andare avanti, guardando Mattia vedo il volto di suo padre - aggiunge - E questo affetto è meraviglioso perché mio marito ha lasciato un bel ricordo di sé stesso al di là delle sue prodezze sportive"
- "Un uomo che ha lasciato tanto amore. Per tre anni e mezzo abbiamo lottato contro la malattia - ha raccontato la moglie - L'aveva superata, avevano detto che era guarito e quando è arrivata la proposta di un programma tv abbiamo deciso di riprenderci la nostra vita, ma dopo il rientro abbiamo fatto degli accertamenti. Le metastasi avevano preso la parte cervicale, è stato sottoposto a chemioterapie, radioterapie, è stato un guerriero. Lui voleva vivere per me, per i suoi figli e fino all'ultimo ce l'ha dimostrato"
- "Papà lascia un dolore tremendo - commenta il figlio di Schillaci, Mattia - era un punto di riferimento per tutti e non ci sono parole. La sua storia la conosciamo tutti: una persona che dal nulla è diventato quello che è diventato. Speriamo che almeno questo rimanga come esempio per tutti i ragazzi che ci credono. Cosa direbbe papà? A volte era molto riservato, ma è giusto che tutte le persone che sono qui lo vogliano salutare"
- "Conosco la trafila del fine vita - scrive la figlia Jessica, infermiera, su Repubblica - ma intraprendere questo cammino con il proprio padre, un padre giovane, è davvero lacerante. Abbiamo parlato, abbiamo anche scherzato, finché è stato possibile. Abbiamo ricordato i momenti più belli delle nostre vite che nessuna morte mi potrà togliere. È stato a suo modo un eroe ma per me era solo un padre. Certamente, non è stato facile dirgli addio, ma quest'estate abbiamo vissuto gli ultimi momenti felici"
- Schillaci dallo scorso 7 settembre era ricoverato all'ospedale Civico di Palermo, da anni era in cura per un tumore al colon, e in passato era stato operato due volte. Una notizia diventata di dominio pubblico il 16 gennaio 2023, quando Schillaci era stato intervistato, in quanto testimone inconsapevole dell'arresto del super latitante Matteo Messina Denaro, alla Clinica Maddalena di Palermo, dove era in cura anche l'ex attaccante di Messina, Juventus e Inter
- Campione indimenticabile, schivo e amatissimo, self-made man del pallone, Schillaci è stato ricordato da tutti, dai vertici del calcio mondiale ("Un salto lungo una carriera, da Palermo all'eternità", ha scritto Gianni Infantino, presidente della Fifa) all'ultimo dei tifosi, passando per gli ex compagni, da Roberto Baggio ("Noi due, fratelli d'Italia per sempre") a Bergomi, da Carnevale a Mancini, dal suo ex tecnico Zoff e da Buffon, capo delegazione della nazionale italiana.
- La notizia della morte di Schillaci è stata ripresa e commentata dai media di ogni angolo del pianeta, accolta con dolore dai club in cui il calciatore palermitano ha militato, fino in Giappone, dove Totò ha concluso la sua carriera. Anche i nipponici dello Jubilo Iwata, hanno dedicato un ricordo al loro leggendario numero 11: "Preghiamo affinché la sua anima riposi in pace, vivrà nei nostri cuori"
- Dopo il calcio giocato, Schillaci non ha disdegnato i riflettori di alcuni reality e si è concesso qualche cameo al cinema o in tv; ha vissuto anche una breve stagione politica, da consigliere comunale. Ma le sue attività principali sono rimaste legate allo sport, quello, che ha raccontato più volte, l'avevano tenuto lontano dalle cattive compagnie: nel 2000 ha dato vita alla scuola calcio del Ribolla, nel quartiere Borgo Nuovo, vicino a quello in cui è cresciuto