Il rapper aveva annunciato per la prima volta il progetto lo scorso dicembre, quando quattro donne, compresa l’ex fidanzata Cassie Ventura, avevano fatto causa a Puff Daddy. Il ricavato del documentario diretto da Alexandra Stapleton sarà utilizzato per sostenere le vittime di violenza sessuale
50 Cent sta producendo su Netflix (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite app su NOW Smart Stick) con la regia di Alexandra Stapleton una docuserie sulle accuse di traffico sessuale, racket, violenza sessuale e maltrattamenti contro Sean “Diddy” Combs. “Questa è una storia con un significativo impatto umano. È una narrazione complessa che abbraccia decenni, non solo i titoli o le clip viste finora”, hanno dichiarato in esclusiva a Variety il rapper produttore e la regista. “Restiamo fermi nel nostro impegno di dare voce a chi non ha voce e di presentare prospettive autentiche e ricche di sfumature. Sebbene le accuse siano inquietanti, invitiamo tutti a ricordare che la storia di Sean Combs non è la storia completa dell’hip-hop e della sua cultura. Il nostro obiettivo è garantire che le azioni individuali non oscurino i contributi più ampi della cultura”. 50 Cent aveva annunciato per la prima volta la produzione della docuserie su Puff Daddy lo scorso dicembre, quando quattro donne, compresa l’ex fidanzata Cassie Ventura, gli avevano fatto causa. Ora il ricavato del documentario sarà utilizzato per sostenere le vittime di violenza sessuale.
TUTTE LE ACCUSE
La scorsa settimana, Sean Combs è stato arrestato a New York con le accuse di associazione a delinquere, traffico sessuale con la forza, truffa o coercizione e trasporto per sfruttamento della prostituzione. Il rapper si è dichiarato non colpevole, ma è rimasto ugualmente in custodia perché durante l’udienza di appello gli è stata negata la libertà su cauzione. Negli scorsi mesi, Puff Daddy era stato coinvolto in numerose cause legali. A febbraio, l’ex dipendente Rodney “Lil Rod” Jones l’aveva accusato di avergli rivolto avances sessuali indesiderate e di averlo costretto ad intrattenere rapporti con prostitute. Ad aprile, Grace O’Marcaigh, che lavorava come steward su uno yacht, l’aveva accusato di aver insabbiato dietro il pagamento di una somma di denaro un atto sessuale avvenuto su costrizione tra lei e il figlio di lui, Christian. A maggio, la modella Crystal McKinney l’aveva accusato di averla drogata e aggredita nel 2003. All’inizio di questo mese, l’ex cantante dei Dawn Richard, Danity Kane, l’aveva accusato di abuso verbale, aggressione, violenza sessuale e inflizione intenzionale di disagio emotivo. In aggiunta alle cause, a marzo la Homeland Security aveva fatto irruzione nelle proprietà del rapper a Los Angeles e a Miami, mentre a maggio la CNN aveva diffuso un video nel quale Combs aggrediva l’ex fidanzata Cassie. In seguito, Puff Daddy si era assunto la “piena responsabilità” per l'accaduto. In precedenza, invece, aveva sempre negato ogni accusa, e lo scorso dicembre aveva anzi dichiarato su X che “nelle ultime due settimane, sono rimasto seduto in silenzio e ho guardato le persone che cercavano di assassinare il mio personaggio, distruggere la mia reputazione e la mia eredità. Accuse disgustose sono state mosse contro di me da persone in cerca di un rapido guadagno. Vorrei essere assolutamente chiaro: non ho fatto nessuna delle cose orribili che mi vengono addotte. Combatterò per il mio nome, la mia famiglia e per la verità”.