Euphoria, la recensione del secondo episodio speciale su Jules

Serie TV sky atlantic

Linda Avolio

Leggi la recensione di "F*uck Anyone Who's Not A Sea Blob", il secondo episodio speciale di 'Euphoria' incentrato su Jules, il personaggio di Hunter Schafer (disponibile on demand e in streaming su NOW TV). **ATTENZIONE, SPOILER!!**

Euphoria, cos'è successo nel secondo episodio speciale

Il secondo episodio speciale di Euphoria, Part 2, si apre con Jules (Hunter Schafer) in terapia. Per farla breve, dopo essere scappata – ovviamente ci riferiamo al finale della S01, quando Jules decide di partire per New York senza Rue (Zendaya) –, la nostra viene anzitutto ripescata dal padre (David, interpretato da John Ales), che la riporta prontamente a casa e la mette in punizione per tutta la pausa invernale, e poi viene mandata obbligatoriamente a parlare con una psicologa (la dottoressa Nichols, interpretata da Lauren Weedman). F*ck Anyone Who’s Not A Sea Blob è dunque la prima seduta del personaggio di Hunter Schafer. Ma andiamo con ordine.

 

CLICCA QUI: Euphoria, la recensione del primo episodio speciale

Jules non vuole parlare degli ultimi avvenimenti, non vuole rivelare (non per ora, quantomeno) il motivo della sua fuga, ma in compenso dice di voler interrompere gli ormoni, nello specifico i “blockers,” quelli che hanno per l’appunto bloccato il suo sviluppo maschile. Non è intenzionata alla de-transizione, ma non ha più intenzione di conformarsi a ciò che è considerato desiderabile dagli uomini, perché gli uomini non le interessano più “filosoficamente.” Dice di sentirsi falsa, di aver costruito sé stessa – il suo corpo, la sua identità, ogni cosa – secondo certi canoni condivisi di femminilità…cioè in base a delle aspettative sociali e culturali e ai cosiddetti ruoli di genere. Voleva “conquistare la femminilità,” ma alla fine è stata la femminilità a conquistarla, e ora la cosa non le sta più bene. La dottoressa Nichols le dice di non essere così dura con sé stessa: tutti noi almeno in parte costruiamo noi stessi in base alla percezione che gli altri hanno di noi e in base a certe regole non scritte ma decisamente reali.

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Jules però è stufa di certi giochini e, soprattutto, di subire il giudizio delle altre ragazze. Per questo motivo è stata attratta da Rue fin dall’inizio: perché lei l’ha vista per com’è veramente, è riuscita ad andare oltre un milione di strati se non di menzogna quantomeno di performance. Rue l’ha adorata fin dal primo momento solo per il fatto di esistere…un po’ il tipo di amore, le fa notare la dottoressa, che una madre prova (o almeno dovrebbe provare) nei confronti della creatura che ha appena messo al mondo, un amore totale e assolutamente disinteressato.

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Ma Jules non ha ancora intenzione di parlare di sua madre, piuttosto ribadisce il fatto di voler eliminare i blockers, un bastoncino nel braccio che ha decisamente fatto la differenza. Il personaggio di Hunter Schafer dice di aver sempre pensato alla pubertà come a un “allargamento” e a un “ispessimento,” due concetti apparentemente opposti alla femminilità. Solo che non è così. L’oceano, per esempio, è vasto, è fitto, ed è femminile (ndr, in italiano ovviamente non lo è, ma in inglese, o quantomeno per Jules, sì), e lei vuole essere così, vuole essere bella come quell’oceano in cui era solita immergersi quando andava a casa di sua nonna.

 

“Essere trans è qualcosa di spirituale…e io non voglio stare ferma, voglio sentirmi viva,” dice Jules alla dottoressa, una rivelazione che, alla fine, racchiude il motivo alla base della sua fuga: aveva bisogno di muoversi per sopravvivere agli ultimi sei mesi della sua vita, un periodo denso di eventi e di scombussolamenti. Un periodo che l’ha portata a pensare di farsi del male da sola, e noi spettatori sappiamo bene che non è nuova ad atti di autolesionismo.

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Finalmente arriva la confessione, anzi, l’ammissione: a un certo punto il peso della sobrietà di Rue è diventato semplicemente insopportabile, e non c’è amore che tenga quando sulle spalle si ha la responsabilità della vita di una persona. Intanto in flashback scopriamo finalmente una parte della storia di Jules finora sconosciuta: anche sua madre, proprio come il personaggio di Zendaya, è un’addict, in questo caso non alle droghe ma all’alcol, e anche lei è finita in rehab più e più volte, l’ultima delle quali appena dopo il loro trasferimento dalla città ai sobborghi. Non ha mai parlato di questo con Rue proprio per non farle pesare la cosa, per evitare spiacevoli paralleli. Ma i paralleli ci sono e sono evidenti.

 

Ora le cose cominciano a farsi più chiare. In un altro flashback vediamo Amy Vaughn (Pell James) presentarsi a casa dell’ex (?) marito e della figlia dopo la disintossicazione. Vorrebbe avere cinque minuti con Jules – che ha appena comprato le ali per il suo costume di Halloween –, vorrebbe scusarsi, ma lei si rifugia in camera e si rifiuta di parlarle. E’ David a convincere la figlia a scendere: non deve per forza accettare le sue scuse, può anche fare finta. Per Jules è abbastanza, fingere è una cosa che sa fare bene…ma Amy a quel punto non c’è più. Una settimana dopo, la notte di Halloween, scopriamo che dopo quel diniego ha ricominciato a bere e che è finita in ospedale. Jules se ne va in fretta e furia perché Rue è arrivata a prenderla…ma è chiaro che è sicura di essere la causa di quell’ennesima ricaduta...

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Di nuovo nel presente, nello studio della sua nuova psicologa, dice di amare veramente e intensamente Rue, ma di preferire le relazioni online, che a differenza di quelle reali sono più semplici e anche più appaganti, perché in fondo non esistono. O meglio, esistono solo nella sua fantasia. Ma noi spettatori, a differenza della dottoressa, sappiamo bene che l’ultima storia online del personaggio di Hunter Schafer è diventata realtà nel peggiore dei modi. Sappiamo bene che ShyGuy118 in realtà era Nate Jacobs. Nonostante ciò, l’idea di Tyler è ancora nel suo cervello. D’altronde è stato il miglior sexting della sua vita, e la fantasia, si sa, non può mai competere con la realtà.

 

Jules torna a parlare di Rue: avrebbe voluto baciarla tante volte, ma non è mai riuscita a trovare il coraggio. Poi, quando Rue si è fatta avanti, è rimasta bloccata, senza sapere cosa fare: un po’ perché non aveva mai baciato una ragazza prima d’ora, un po’ perché Rue è reale, e un po’ perché in fondo era ancora innamorata dell’idea di Tyler. E’ ancora innamorata dell’idea di Tyler. Nelle sue fantasie la vediamo fare del sesso all'apparenza estremamente appagante con ShyGuy118 (interpretato da Jayden Marcos), ma intanto vediamo anche Rue recarsi nel bagno del monolocale newyorkese già visto nel suo sogno. La situazione precipita nel giro di poco: tormentato dal senso di colpa, il personaggio di Hunter Schafer è costretto a prendere atto del fatto che Tyler è il terribile Nate (Jacob Elordi, che abbaia tra i denti un rabbioso “Don’t look at my face!”, non guardarmi!, mentre le volta di forza la testa con una mano), e che Rue, che ha ripreso a drogarsi, è vicina, eppure irraggiungibile...e lei non può fare niente per salvarla...

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Jules poi parla alla dottoressa di un incubo che ha fatto recentemente: è a New York con Rue, torna a casa (sempre il solito studio apartment), ma di lei non c’è traccia. In compenso la porta del bagno è chiusa a chiave. Disperata, prova in tutti i modi ad aprirla, ma non ci riesce. A metà tra fantasia e realtà, ecco arrivare la conferma dell’overdose di Rue, e a quel punto non le resta altro da fare che ascoltare suo padre, uscire da quel posto maledetto, e andare via con lui.

 

La prima sessione di terapia volge al termine: Jules fa gli auguri di buon Natale alla dottoressa Nichols, ma la dottoressa è ebrea. Però ringrazia per il pensiero. Si rivedranno più avanti, il prossimo anno, cioè tra meno di due settimane. La sera, a casa Vaughn, arriva qualcuno: è Rue, che nonostante sia la vigilia di Natale ha inforcato la bicicletta per andare a incontrare Ali e che, per usare una delle scuse più banali di sempre, passava di lì e ha deciso di fermarsi. Con voce incerta, il personaggio di Hunter Schafer si lascia scappare un “Mi sei mancata tanto...” e un “Mi dispiace...” che hanno l’effetto di far partire le lacrime alla piccola Bennett, che si rifugia dietro al fatto che le feste la rendono sempre troppo emotiva e che, in preda al panico, augura in fretta e furia Buon Natale, si volta, e scappa. Di nuovo sola, anche Jules si lascia andare a un sommesso ma disperato pianto. Avrebbe voluto dire anche altro, avrebbe voluto dire qualcosa di più...ma, di nuovo, non ce l’ha fatta...

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Euphoria, il commento al secondo episodio speciale

Giusto il tempo di riprenderci dalla devastante bellezza del primo episodio speciale, Trouble Don’t Last Always, ed ecco che Euphoria torna a colpire dritto allo stomaco con F*ck Anyone Who’s Not A Sea Blob, un intero capitolo dedicato al personaggio di Hunter Schafer, perché ogni medaglia ha due lati, e ogni storia ha almeno due punti vista (o meglio, tanti punti di vista quante sono le persone coinvolte).

 

Part 2 assolve questo oneroso compito, e con lo stratagemma della sessione di terapia ci fa entrare nella mente di Jules, che, per usare un eufemismo, è in piena crisi d’identità. Non è dunque un caso che il primo incontro con la dottoressa Nichols si apra con l’esplorazione dell’ipotesi dell’interruzione dei blockers, gli ormoni che servono a bloccare la pubertà. Schafer compare anche come autrice, insieme a Sam Levinson ovviamente, di questo episodio, e si vede. Tutto il discorso sulla transizione e sulla de-transizione, sulla costruzione di un’identità falsa(ta) poiché basata sulle convenzioni dei cosiddetti ruoli di genere, e sulla messa in scena di una femminilità “standard,” una femminilità basata sul desiderio maschile, è senza dubbio farina del suo sacco.

 

La parte relativa alla storia online con Tyler ci dice poi due cose: che una parte di Jules è ancora innamorata dell’idea di ShyGuy118, cioè di qualcosa che in fondo esiste solo nella sua fantasia e che, pertanto, è perfetta in quanto non intaccata dalla realtà; e che Jules a causa dei traumi passati (e del mai sanato conflitto con la madre) ha tendenze autolesioniste e autosabotanti, perché dal suo punto di vista è chiarissimo: una persona falsa come lei in fondo non si merita veramente niente di bello, di buono e di sincero. Non si merita di essere amata veramente e realmente.

 

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Oltre a farci entrare nella mente di Jules, questo secondo episodio speciale svolge un’altra importantissima funzione: va a riempire alcuni buchi della sua storia recente. Scoprire che anche sua madre, proprio come Rue, è un’addict – cioè una persona con una dipendenza, in questo caso da alcol – è a dir poco fondamentale per capire il comportamento del personaggio di Hunter Schafer durante la prima stagione, in particolare da un certo punto in avanti, cioè da quando nascono ufficialmente (più o meno, ormai l’abbiamo capito che di definito non c’era proprio niente!) le Rueles.

 

A proposito di Hunter Schafer: se è vero che non siamo ai livelli di Zendaya – che comunque, è bene ricordarlo, ha debuttato su Disney Channel nell’ormai lontano 2010, e che per avere solo 24 anni ha già un curriculum corposo –, dobbiamo però ammettere che l’interprete di Jules, che in fondo si può ancora considerare un’esordiente, dal momento che Euphoria è il primo titolo in cui compare come attrice, ha fatto veramente un ottimo lavoro. E da qui in avanti non potrà che migliorare ancora, ne siamo sicuri.

 

In definitiva, F*ck Anyone Who’s Not A Sea Blob è forse meno coinvolgente a livello emotivo di Trouble Don’t Last Always, ma è un episodio assolutamente necessario per la serie e, ovviamente, per il personaggio di Jules, che finalmente si mostra a noi, ma anche a sé stesso, senza riserve e senza filtri.

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Euphoria, il primo episodio speciale della serie tv con Zendaya. FOTO

NOTE SPARSE

  • All’inizio dell’episodio assistiamo a una sorta di “recap” di ciò che è accaduto a Jules durante la prima stagione di Euphoria tramite un montage che si riflette nel suo occhio…e in sottofondo sentiamo Liability di Lorde, pezzo quantomai azzeccato per lo stato mentale del personaggio di Hunter Schafer in F*ck Anyone Who’s Not A Sea Blob. Qui il testo e la traduzione.
  • Qui invece tutti i pezzi della soundtrack dell’episodio, tra i quali spicca Lo Vas a Olvidar di Billie Eilish e ROSALIA, una collaborazione attesissima. Segnaliamo poi i tre pezzi del (finto) compositore Van den Budenmayer (in realtà si tratta del contemporaneo polacco Zbigniew Preisner), musiche originariamente scritte per il film del 1991 di Krzysztof Kieślowski La doppia vita di Veronica. A voi le possibili interpretazioni e i possibili collegamenti tra ciò che viene raccontato nella pellicola e  la storia di Jules.
  • Rivedremo il personaggio di Lauren Weedman nella S02 di Euphoria, che dovrebbe debuttare entro il 2021 (sembra che le riprese cominceranno a marzo)? E’ molto probabile che Jules porti avanti il percorso appena iniziato, dunque verrebbe da dire che sì, la dottoressa Nichols prima o poi tornerà in scena.
  • Nell’episodio vengono chiaramente messi in contrapposizione il bisogno di stabilità di Rue e il bisogno di continuo cambiamento di Jules: riusciranno le due a trovare una sorta di equilibrio, oppure la loro relazione è sempre stata destinata a essere game over fin dall'inizio?
  • La scelta di utilizzare lo stesso monolocale del sogno di Rue è stata ovviamente dettata da ragioni produttive prima che da ragioni “narrative,” ma bisogna dire che le sequenze di fantasia ambientate nello studio apartment newyorkese funzionano alla grande.
  • Jacob Elordi alla fine c’è, anche se veramente per due secondi! A vestire i (pochissimi) panni di Tyler, il suo avatar, è Jayden Marcos, che inquadrato da certe angolazioni comunque gli somiglia parecchio. Nota di colore: Marcos è un attore di film per adulti.
  • Non sappiamo voi, ma anche noi ci siamo sentiti particolarmente emotivi quando abbiamo visto la piccola Bennett nell’ultimissima parte dell’episodio! Qui bisogna fare scorta di fazzoletti!
  • Sempre a proposito di Rue: l’incontro con Jules avviene PRIMA dell’incontro con Ali, ed ecco spiegato il motivo per cui la piccola Bennett finisce per chiudersi nel bagno della tavola calda a sniffare chissà cosa. Il messaggio che il personaggio di Hunter Schafer le manda quella sera dev’essere dunque visto sotto una nuova luce: non Jules la pazza che non si fa viva per giorni e giorni e poi a un certo punto se ne esce con uno stiracchiato “Mi manchi…” seguito dal link di Me in 20 Years di Moses Sumney (testo e traduzione qui), bensì Jules che prova disperatamente a riallacciare un rapporto che rischia di spezzarsi definitivamente da un momento all’altro. Non dimentichiamo, infatti, che Jules alla dottoressa Nichols dice ha provato a mettersi in contatto più e più volte con Rue in quel periodo, ma Rue non ha mai risposto a nessuna delle sue chiamate.

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