Marracash fa pace con Fabio, il tour negli stadi del King del Rap
Musica PH Andrea Bianchera
Uno show che è un concerto e una rappresentazione dove il rapper canta e recita. In sei atti, come a teatro, per appianare il conflitto tra Fabio e Marracash, tra l'uomo e l'artista. Un percorso tra i successi e le hit della trilogia che si chiude con È finita la pace, l'album della consapevolezza. Dopo il sold-out di Torino, vi raccontiamo la tappa di Napoli
Sette live, contando la Data Zero di Bibione, primo concerto a Napoli e diversi sold-out, incluso quello di Torino dove Marracash si è esibito allo Stadio Olimpico sabato 14 giugno. Il "Marra Stadi25" era già nella storia prima che il suo protagonista mettesse piede sul palco.
Il primo tour negli stadi per un rapper italiano, un modo per festeggiare una carriera di successi lunga venti anni e quella che - per sua stessa ammissione - è una nuova fase della vita: di consapevolezze e accettazione.
Uno status a cui è arrivato non senza fatica e complicazioni. La sua discografia, del resto, parla chiaro. Come è chiaro che l'ultimo disco, È finita la pace (che debutta live con questo tour) definisca una nuova linea di demarcazione. Più netta, da quando l'album è uscito sei mesi fa.
Già allora il suo autore aveva parlato di un disagio che non era più solo il suo, non era più quello di una generazione. Il conflitto è sociale, mondiale, totale. E interessa tutti i livelli della realtà, della mente, dell'anima.
Lo show negli stadi è un concerto e una rappresentazione: Marracash recita in alcuni punti; ci sono sei atti, come a teatro ma è più una maniera di raccontare. "Ci abbiamo provato a dare definizioni ma non tornava niente", ha detto il rapper prima del live di Torino precisando che lo spettacolo "è un concept show". C'è un concept dietro, come nei suoi dischi.
Lo show: Fabio e Marracash. La coscienza e l'anima
La dualità, la scissione, la parte buona e quella cattiva. Fabio e Marracash, l'uomo e l'artista.
Poi: la bolla e l'occhio, forme che si chiudono, come il cerchio che Marracash ha disegnato con la trilogia iniziata nel 2019 con Persona, portata avanti con Noi, loro, gli altri (uscito nel 2021) e conclusa con È finita la pace, tre dischi in cui si è messo a nudo andando oltre lo status di "King del rap" e attraverso i quali ha scoperto una persona nuova.
Una pace o una tregua? Lo scopriamo in un concerto che a Napoli dura un po' più di due ore che sono energia, emozione, dialogo con decine di migliaia di fan che si immergono nella mente dell'artista scansionata dalla MIND Industries, il laboratorio che dà forma al palco dove Marracash è protagonista assoluto - come nell'ultimo disco non ci sono collaborazioni, all'opposto della grande festa di artisti del Marrageddon del 2023 - ma sul quale non è mai da solo.
Con lui ci sono ballerini/scienziati coi camici, tecnici che analizzano l'artista, lo trascinano, lo risvegliano.
Nei primi atti dello show, "Ego", "Memorie" e Dubbi", un mastodontico occhio scruta il comportamento del soggetto Marracash.
È l'artista multiplatino a dare il Power Slap alla scena musicale ma sul palco c'è anche Fabio che riporta a terra il rapper dall'ego inarrestabile.
Nei primi atti Gli sbandati hanno perso, Laurea ad Honorem, Factotum, GOAT. "Evitare la sofferenza è una sofferenza. Negare un fallimento è di per sé un fallimento". Tutti brani duri, da resa dei conti. Fino a Penthotal, il momento in cui si smette di raccontare bugie e si abbraccia l'anima. Col terzo atto, "Dubbi", entra Madame, guest star dello show, eterea, in abiti leggeri. È un passaggio indimenticabile.
Madame è l'anima di Fabio. L'altra presenza femminile è immateriale, Mati, un'intelligenza artificiale che si materializza nell'occhio. Mati è la coscienza e la voce narrante dello show. I fan sanno già da prima dell'inizio del tour che la voce è quella di Matilda De Angelis.
L'Happy End. "So chi sono e cosa voglio"
Con il quarto atto lo scontro si accende. Fabio e Marracash, che si erano affrontati simbolicamente nel brano Nemesi, escono dall'oscurità. La voce di Mati lo incalza tra un brano e l'altro - in questo blocco anche Brivido, Loro, Crash ed È finita la pace, title track dell'ultimo lavoro.
"Tutta la tua lotta non serve a niente se non c'è l'amore". L'amore è la cura. Marracash canta nel quinto atto intitolato, appunto, "Amore", i successi più intensi, da Crazy Love a Crudelia, a Lei, secondo singolo estratto dall'ultimo disco. C'è anche Niente canzoni d'amore che fa scintillare il Maradona di migliaia di luci.
"Sto cominciando a capire delle cose, sto cominciando a sentirmi meglio", racconta Marracash mentre lo spettacolo si avvia a un gran finale felice con i brani simbolo: Nulla accade, Love e Happy End, l'ultima canzone incisa. "Dopo la crisi, gli scontri, so chi sono e cosa voglio".
Uscire dalla bolla della pace
Marracash si scruta e si interroga attraverso un occhio gigante davanti a migliaia di altri occhi in un continuo gioco di rimandi con se stesso attraverso la sua musica in evoluzione all'interno di uno show che parla di lui e di noi, di consapevolezze che maturano quando si esce dalla bolla della pace, a cui ciascuno dà una forma propria.
La bolla come antidoto ai sentimenti finti, agli algoritmi, al "produci, consuma, crepa" di cui parla Factotum - il brano più politico dell'ultimo album - alle celebrities e, infine, alle parti di noi stessi che non ci fanno stare bene.
L'uomo che ha fatto pace con l'artista trova risposte sul palco a questo tempo turbato, consapevole dell'insoddisfazione che dimora dappertutto. "Io lo so che tutti voi vi sentite impotenti", dice a Napoli quando accenna alle guerre che infiammano il mondo e agli slogan per combatterle. "Ci sentiamo tutti non in grado di cambiare quello che sta succedendo". Ma non c'è sconfitta per chi fa sentire la propria voce.
Per lui, che ha sempre fatto sentire la sua, questa è la vera vittoria. "Non esiste altra vittoria che essere se stessi. Non esiste altro modo di essere sé stessi se non scegliere". Sono le parole di Happy End, quelle con cui saluta il Maradona prima di raggiungere altri stadi.
E dal palco ribadisce: "Noi non siamo privi di potere. (...) Forse è arrivato il momento non solo di far sentire la nostra voce, ma di far sentire il nostro potere, perché il potere capisce soltanto il potere".