Romulus, la recensione del settimo e dell'ottavo episodio della serie tv di Matteo Rovere
Leggi la recensione del settimo e dell'ottavo episodio di ROMULUS, la serie tv creata da Matteo Rovere, un suggestivo viaggio nel passato e una coinvolgente rivisitazione del mito di fondazione della città di Roma. ** ATTENZIONE: SPOILER **
Romulus, cos'è successo nel settimo episodio
Il settimo episodio di Romulus si apre dov’era finito il precedente, con Wiros, l'oracolo, Herenneis, Deftri e poco più della metà del branco ad assistere impotenti alla distruzione della loro casa. Loro, però, almeno sono riusciti a scappare e a mettersi in salvo. Il resto del gruppo, infatti, è stato catturato dai soldati di Spurius. A Velia, rinchiusi in gabbia, i ruminales non possono fare altro che pregare…ma non è facile. La Lupa, la loro guida, sembra infatti aver perso la fede. Per lei è evidente: Rumia li ha abbandonati. Yemos, anche lui prigioniero, tenta di spronarla, ma la situazione è più seria del previsto.
Intanto Eulinos, il mercante greco che sta ospitando Numitor e Silvia, e famiglia ricevono una visita alquanto inaspettata: i figli fuggiaschi della Signora dei Lupi sono arrivati fin lì, e chiedono del cibo. Nonostante Lausus non si fidi – per lui quel popolo ha un aspetto a dir poco bestiale –, le loro richieste vengono soddisfatte: verranno sfamati, e potranno restare accampati lì, al sicuro. La mattina successiva, l’oracolo comunica a Wiros che la dea lo ha scelto come guida: sarà lei a dirgli cosa è giusto fare, lui dovrà solo ascoltarla. Silvia vede il bracciale di Yemos al braccio di Wiros, e ovviamente pretende spiegazioni. L’altro non si tira indietro: sì, conosce bene suo figlio, e no, quel bracciale non l’ha rubato, gli è stato donato.
A Gabi, Ilia, determinata e spietata come sempre, prova a sfruttare la debolezza di uno dei saggi, Rufus, per farsi dire dove si trovi Numitor. L’uomo viene legato a una croce in legno e lasciato sotto il sole. Al suo capezzale c’è sua moglie Pola, che non mostra intenzione di andarsene e che dev’essere portata via a forza dai soldati. Ilia, però, è rimasta colpita dal suo amore e dalla sua ostinazione…così colpita che, alla fine, decide di restituire il traditore a quella donna così fedele. “Il tuo amore l’ha salvato…” le dice, e per la prima volta dopo l’addestramento nella caverna rivediamo un po’ della giovane che abbiamo conosciuto nel primo episodio.
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Ad Alba, Amulius trova Gala in condizioni piuttosto serie. L’amata moglie, la sua regina, è afflitta da atroci dolori apparentemente inspiegabili. Dopo averle fatto un taglio in testa e dopo aver fatto bollire il suo sangue, l’arupisce chiede al Re dei Re se sua moglie è pura. Rimasta sola col marito, Gala non ha dubbi: ha attirato l’ira degli dei suggerendogli di uccidere i nipoti e di prendere il potere con la forza. E’ colpa sua, dunque la sua morte sarebbe giusta. Amulius, però, non vuole sentire ragioni: hanno deciso insieme, e comunque gli dei, riportando la pioggia, hanno riconosciuto la sua buona fede, non sono contro di loro!
Tornato a casa dalla sua missione, il figlio di Eulinos porta brutte notizie: Re Ertas è morto, e Gabi è stata occupata. Dopo essere stato aiutato da Adieis, che con i suoi intrugli di erbe mediche è riuscito a evitargli la morte per infezione, Numitor, che ha ricevuto una nuova corona che gli copre le cicatrici sugli occhi, decide di parlare con il portavoce dei ruminales. Col sostegno della figlia chiede aiuto per uccidere Amulius e riportare l’ordine. Solo così Yemos potrà salire al trono. Silvia promette in cambio delle terre da coltivare e la consacrazione di Alba alla dea Rumia. L’anziano (ex) sovrano però non è d’accordo: Alba è sacra ai loro dei. Lei non demorde: bisogna promettere ciò che è giusto. E comunque prima bisognerà liberare Gabi, un passo alla volta.
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Wiros è colpito dall’offerta, ma non può dare loro una risposta: bisogna passare per l’oracolo, bisogna vedere cosa dirà Rumia. I ruminales procedono così a mettere in atto il consueto rituale, questa volta nelle acque del lago vicino alla capanna di Eulinos…ma qualcosa va storto, e la ragazzina muore. Herenneis è sconvolto, non avrebbero mai dovuto portarla fuori dal bosco, ma l’ex schiavo di Velia rassicura lui e tutti gli altri: l’oracolo se n’è andata perché ormai non c’era più bisogno di lei. Il loro esilio è finito: Rumia, che li guida ancora, li porterà alla conquista di una città. Il giovane si spinge oltre: se loro lo vorranno, lui li guiderà, e la voce della dea sarà la sua. Il branco è colpito, e alla fine accetta di seguire il suo nuovo leader.
A Velia, i soldati vorrebbero portare fuori dalla gabbia una prigioniera che sembra morta, ma in realtà Kaila, questo il suo nome, è “solo” in coma dopo i colpi ricevuti in battaglia. Yemos la difende, e il suo gesto fa scattare qualcosa dentro la Lupa, che torna a essere la leader protettiva di sempre e giura vendetta: quando sarà il momento il branco non avrà pietà per nessuno di loro. Poi, sotto la pioggia, i ruminales si mettono a recitare in maniera ossessiva una preghiera. Anche il principe di Alba si unisce a quel coro, dimostrando la sua fede se non in Rumia quantomeno nel suo popolo. Ed ecco avvenire il miracolo: Kaila, infatti, apre gli occhi…
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Romulus, cos'è successo nell'ottavo episodio
I ruminales guidati da Wiros si apprestano a liberare Gabi, come concordato. A fare breccia nel villaggio occupato è Eulinos, che dice alla guardia di essere lì per vendere del vino. I soldati di Alba non ci pensano due volte: si riuniscono in una capanna e bevono allegramente. Intanto i figli di Rumia passano all’azione: dopo aver cosparso di pece l’edificio bloccano l’unica uscita…al resto ci pensano le fiamme. Ilia accorre con alcuni uomini. Riesce a ferire in maniera lieve Lausus a un braccio, ma quegli esseri venuti da chissà dove combattono come delle bestie, e non le resta altro da fare che darsi alla fuga.
Tutto bene? Più o meno. Tarinkri, infatti, strappa il petto dal cuore a un soldato morto e lo azzanna. Il figlio di Ertas è a dir poco scioccato: che nessuno tocchi quei morti! La profanazione dei corpi degli sconfitti per lui, per la cultura in cui è cresciuto, è qualcosa di gravissimo, e adesso in ballo c’è il suo appoggio. Silvia sa bene che se il nuovo re di Gabi non parlerà a loro favore al consiglio dei trenta re non si potrà procedere ad attaccare Amulius: il suo appoggio è troppo importante, così consiglia a Wiros di trovare una soluzione. Di fronte alla tomba del padre, Lausus pretende la morte della ragazza tramite fustigazione, ma l’ex schiavo di Velia non può accettare: Tarinkri non ha agito in quel modo per offendere le loro leggi, semplicemente ha fatto ciò che le hanno insegnato fin da piccola. Alla fine i due un accordo lo trovano: cinquanta frustate. Che, in pratica, significa morte per fustigazione, perché nessuno può resistere a una punizione del genere.
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A Velia, intanto, Spurius fa giustiziare i prigionieri, colpevoli di aver ucciso e attaccato i luperci, sotto gli occhi di un’impotente e disperata Lupa. Muoiono tutti tranne Yemos, che è stato finalmente riconosciuto dall’aruspice e che viene portato in una capanna in attesa di essere consegnato ad Amulius. Tornata a Alba, Ilia comunica al padre quanto accaduto. Poi chiede di poter vedere sua madre, ma Gala non ha intenzione di riceverla: vuole solo suo marito. Intenzionata a salvarlo a ogni costo dall’ira degli dei, prova a uccidere la figlia nel sonno, ma viene fermata proprio da Amulius, che, furibondo, le dice che non potrà mai perdonarla.
Dopo aver riflettuto, Wiros prende una decisione: l’appoggio di Lausus, che dovrà garantire per loro, è troppo importante. Devono prendere Alba per essere rispettati, e poi, dice a Herenneis, finalmente saranno protetti dalle stesse leggi dei latini. E saranno veramente liberi, anzitutto dalla paura. Il giorno successivo tutto è pronto, ma il nuovo leader dei ruminales improvvisamente cambia idea: Tarinkri non sarà fustigata. Lui invece sì. Wiros sceglie dunque di sacrificarsi per il bene di tutti. Giunti a diciotto frustate, Silvia ferma la mano di Lausus: ha avuto il sangue che voleva, il sangue di un uomo che rispetta gli dei e che ama il suo popolo… il sangue di un re.
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In catene, Yemos ritrova la Lupa, ancora viva e ancora prigioniera. In un raro momento di tenerezza, lei, che riesce ad avvicinarsi abbastanza da appoggiare la propria fronte a quella di lui, gli sussurra che è stata la dea a salvarlo. E forse lui comincia a crederci. A colloquio da Spurius, che vuole consegnarlo al Re dei Re in cambio di una lauta ricompensa, Yemos quasi non parla, ma in compenso morde in faccia il suo nemico, colpevole di essersi avvicinato troppo e di avergli dato del fratricida.
Ilia, ignara di quanto accaduto, si reca dalla madre, di nuovo a letto, e le confessa che sa perché non vuole vederla: perché si vergogna di lei, perché non è e non sarà mai più la figlia che conosceva. Di nuovo bambina, si sdraia accanto a quella donna che ora la ripudia e si mette a cantare una canzone imparata molti anni fa, prima del suo ingresso nel tempio di Vesta. Gala piange…perché si sente in colpa, e perché ha capito come stanno veramente le cose. La mattina successiva, Amulius va a svegliare la moglie e fa una terribile scoperta: la sua amata, la sua regina, si è tagliata le vene dei polsi. Con l’ultimo alito di vita, Gala gli dice di aver capito di essere impura, e che quello è l’unico modo per sistemare le cose con gli dei. Ora lui sarà libero. Ora potrà vivere. Intanto a Velia l’illustre prigioniero viene fatto salire su un carro. Una volta dentro, sotto una pioggia scrosciante, gli sembra di vedere la Lupa…ma la donna non si trova lì. E’ rimasta indietro, a morire per mano di Spurius, che la trafigge con la spada. Mentre muore, la figlia di Rumia lancia un ultimo sguardo a Yemos – che urla e piange disperato – e avvisa il suo nemico: questo è solo l’inizio della loro fine, perché dal suo sangue e da quello dei suoi fratelli sorgerà Ruma.
Di fronte al corpo morto della moglie, Amulius ordina alla figlia di non piangere, perché Giove Padre ha avuto ciò che voleva, e lui ne ha la prova: mentre Gala moriva, Yemos è stato catturato…e a breve sarà lì… Ilia si asciuga l’unica lacrima che ha fatto in tempo a versare: finalmente giustizia sarà fatta. Sul carro, in viaggio verso Alba, Yemos, che crede di vedere la Lupa, si incide il simbolo di Rumia sul petto con un pezzo di legno appuntito. E intanto prega in quella lingua che ora fa parte di lui.
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Romulus, il commento al settimo e all'ottavo episodio
Il settimo e l’ottavo episodio di Romulus ci portano a passo spedito verso il gran finale, che andrà in onda venerdì 4 dicembre, come sempre su Sky Atlantic. Dopo essersi dispersi sul territorio, i personaggi principali si accingono a intraprendere un nuovo viaggio in direzione opposta rispetto al precedente: verso Alba. Si torna dove tutto ha avuto inizio, e si torna lì perché è lì che avverrà la resa dei conti. Ma facciamo un passo indietro.
Partiamo da Wiros, che per puro caso (ma forse, come direbbe lui, è stato grazie a Rumia) entra in contatto nientemeno che con la madre di Yemos, e a causa sua – la donna è disposta a ogni cosa pur di riabbracciare l’unico figlio rimastole e pur di farla pagare ad Amulius – si ritrova a fare da mediatore tra il suo nuovo popolo e quelle persone che potrebbero veramente rendere realtà il sogno dei figli della Signora dei Lupi: una città tutta loro. Il personaggio di Francesco Di Napoli si ritrova dunque in una posizione importante e delicatissima, ma con le sue capacità persuasive riesce a mettere d’accordo un po’ tutti, dimostrando effettivamente di avere la stoffa del leader. Da ragazzino impaurito a punto di riferimento per la sua gente, il passo è stato più breve del previsto, ma Wiros dimostra di essere furbo anche nella scelta di non opporsi al cambiamento, bensì di abbracciarlo attivamente e di guidarlo in maniera costruttiva. Colpisce poi la decisione, sicuramente sofferta, di farsi frustare al posto di Tarinkri, un gesto che vale veramente più di mille parole sia per i ruminales, sia per i latini.
Anche Yemos, prigioniero di Spurius insieme a una decina di compagni e alla Lupa, si trova di fronte a un punto di svolta. Pur avendo scelto di combattere per il branco, non si può però dire che il personaggio di Andrea Arcangeli fosse, quantomeno fino a questo momento, un convinto sostenitore dei figli di Rumia. Semplicemente, come gli aveva fatto notare Wiros, per lui era meglio temporeggiare nel bosco insieme a quelle persone anziché lanciarsi da solo in chissà quale vendetta destinata a fallire. Ora, però, Yemos di tempo non ne ha più. Prova a smuovere la Lupa, prova a richiamarla all’azione, addirittura le dice “Pregherei al tuo posto, se solo conoscessi le vostre preghiere,” ma le sue parole cadono nel vuoto. Anche nel suo caso è un gesto a cambiare ogni cosa: è infatti la sua ribellione ai soldati che vorrebbero portare via Kaila a far tornare in sé la leader dei ruminales. Alla fine del settimo episodio Yemos si mette a pregare insieme ai compagni, e poco importa se non sa le parole, perché le sue intenzioni sono chiarissime. Molto bella la sequenza finale dell’episodio 8, con il principe di Alba che ormai ha “interiorizzato” la Lupa e i suoi insegnamenti e che giura fedeltà a quella donna che gli ha cambiato la vita incidendosi sul petto il simbolo della dea.
Passiamo poi alla “famiglia reale” in carica, cioè ad Amulius, a Gala, e, ovviamente, a Ilia, tre persone legate da rapporti che definire disfunzionali sarebbe un eufemismo. L’amore tra i personaggi di Sergio Romano e Ivana Lotito è senza dubbio reale, è un legame potente che ha radici profonde…ma allo stesso tempo è ben lontano dall’essere un amore dai connotati positivi. Le cose si fanno ancora più critiche quando di mezzo c’è anche Ilia: Gala sembra quasi in competizione con lei, quantomeno con questa versione di lei, addirittura tenta di ucciderla con la scusa di placare l’ira degli dei e di mettere così al sicuro il marito; mentre Amulius, messo alle strette, sceglie senza esitazione la figlia, e non solo a causa del senso di colpa, è evidente.
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Veniamo infine al personaggio di Marianna Fontana. In questa coppia di episodi rivediamo, seppure per poco, la Ilia che abbiamo conosciuto all’inizio di Romulus. Rufus e Pola non servono praticamente a niente per quanto riguarda l’avanzamento della trama principale, ma sono utilissimi, specialmente la seconda, per far tornare alla luce certi lati del carattere della ex vestale. Nel settimo episodio, Ilia oscilla infatti tra la lucida spietatezza di chi ha intenzione di usare ogni mezzo a disposizione, anche il più crudele, per raggiungere il proprio obiettivo alla malinconica tenerezza di chi non può fare a meno di rimanere colpito dalla forza di un amore che, alla fine, vince veramente su ogni cosa. Forse la strada della vendetta non è quella più giusta per lei. Ma potrebbe esserla quella della giustizia riparativa. Staremo a vedere.
NOTE SPARSE
- In un bel momento di convivialità familiare – e lo diciamo con un neanche troppo velato tono nostalgico –, Eulinos racconta ai figli la storia dell’eroe greco Aiace Telamonio (a questo link un po’ di info per chi volesse saperne di più). Un piccolo momento che non fa andare avanti la trama principale, ma che ci ricorda l’importanza che le storie e l’atto del racconto hanno avuto anche in epoche molto lontane dalla nostra per gli esseri umani.
- Se Yemos e Wiros non muoiono a causa di qualche infezione (qui si scherza, è evidente, ma Khal Drogo di Game of Thrones docet, meglio stare attenti!), per Amulius tra poco si metterà molto, molto, molto male!
- E’ evidente che Gala non ha niente che non va a livello fisico, dunque da dove arriva il suo male? Dalla sua mente. Non si tratta dell’ira degli dei, bensì del suo senso di colpa e dell’angoscia causati da quanto suggerito di fare al marito. La sua ambizione non ha infatti portato solo alla morte di Enitos, ma anche, soprattutto, al totale stravolgimento della figlia. Che, tra l’altro, l’ha fatta scivolare in secondo piano nelle attenzioni e nelle priorità di Amulius. Insomma, al di là della somatizzazione ci pare evidente che Gala è una donna, una moglie e una madre altamente problematica.
- Sempre a proposito del personaggio di Ivana Lotito: guardandosi allo specchio, Gala, che non si riconosce più, arriva a dire “Ormai il mio è il volto di una donna morta…” Morirà effettivamente di lì a poco, per sua stessa mano, peraltro.
- Molto interessante in questa coppia di episodi il confronto tra Gala e Silvia, due madri che sono semplicemente agli antipodi per quanto riguarda il rapporto con i rispettivi figli.
- A breve Yemos e Ilia si rivedranno, e a quel punto la verità sulla fine di Enitos dovrà per forza venire a galla. Sorge dunque spontanea la seguente domanda: sarà lei a uccidere Amulius?
- Prima di spirare, la Lupa dice a Spurius che dal sangue dei ruminales sorgerà la città di Ruma, e anche qui non possiamo fare a meno di porci un quesito di non poco conto: sarà Yemos, oppure sarà Wiros a fondarla? Sono aperte le scommesse!