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Il Trono di Spade 8, la recensione dell’episodio 5: Fuoco e sangue

Serie TV

Linda Avolio

Nessun assedio, nessuna pietà: nel quinto e penultimo episodio di Game of Thrones Cersei affronta il suo destino. Riecheggiano le sue parole della sesta stagione, "I choose violence", scelgo la violenza, solo che ad applicare questa filosofia di vita stavolta è Daenerys. Leggi la recensione del quinto e penultimo episodio dell'ottava stagione de Il Trono di Spade. - OVVIAMENTE PERICOLO SPOILER PER CHI NON HA VISTO L'EPISODIO

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L'ultima tela (incompiuta?) del Ragno

Il quinto e penultimo episodio dell'ottava e ultima stagione de Il Trono di Spade, The Bells (le campane), si apre su Varys intento a scrivere un bigliettino in cui vengono specificate le vere origini di Jon Snow e il suo essere, di conseguenza, il legittimo erede al trono (nonché un migliore erede al trono). A chi è diretto questo messaggio del Maestro dei Sussurri? Non lo sapremo mai, così come non sapremo mai a chi e cosa stava scrivendo Varys prima di essere improvvisamente interrotto da Verme Grigio. La breve missiva che il Ragno ha tra le mani viene infatti bruciata prima di finire sotto gli occhi del comandante degli Immacolati. Possiamo comunque facilmente ipotizzare che questo messaggio (e quello visto in precedenza) fosse diretto a qualche Lord o Lady di un certo peso.

Varys viene dunque portato in spiaggia, la stessa spiaggia dove solo poche ore prima ha accolto Jon. La stessa spiaggia in cui, di nuovo, l'ex Re del Nord ha ripetuto di non essere minimamente interessato alla corona dei Sette Regni. Giusto il tempo di salutare per sempre Tyrion - che, comunque, ammette di aver rivelato a Daenerys i suoi intenti cospiratori - con un "Goodbye, old friend" che è ovviamente anche una conferma di una richiesta di perdono mai formalmente detta a voce, ma comunque evidente negli occhi del Folletto, e poi Varys se ne va per sempre, avvolto dalle fiamme di Drogon.

Melisandre e le sue visioni profetiche hanno colpito ancora, e questa volta nel peggiore dei modi. Non bisogna però tralasciare un particolare: prima di essere raggiunto da Verme Grigio, Varys si toglie gli anelli che ha alle dita e li mette in una coppa. La macchina da presa indugia sul primo gioiello: avrà qualche significato particolare? Ovviamente sì: si tratta infatti dell'anello che sancisce il giuramente di fedeltà a Daenerys. Salutiamo dunque Conleth Hill e il suo Ragno Tessitore, uno dei personaggi più intriganti di tutta la serie.

 

Dany sceglie la violenza

Che un certo grado di follia sia presente in tutti i Targaryen puri (cioè nati dall'incesto) ormai pare evidente, ma non bisogna dimenticare che, nonostante non abbia mai disdegnato l'uso della forza anche in passato, Daenerys in questo momento è emotivamente distrutta e vulnerabile. La Madre dei Draghi è allo stesso tempo furiosa e in preda allo sconforto. Aggiungiamo al piatto una discreta porzione di paranoia, e il gioco è fatto. Aveva l'esercito più potente del mondo, e ora le sono rimasti una manciata di Dothraki e un terzo dell'armata degli Immacolati. Aveva tre draghi, tre figli, e ora ne ha solo uno. Aveva un amico e consigliere fidato che era con lei fin dall'inizio (Ser Jorah) e una migliore amica con cui essere solo una ragazza oltre che una regina (Missandei), e ora è sola. Aveva dei sudditi che l'amavano, e ora ha solo un popolo così codardo che quasi si merita di essere annientato. 

"La gente di Westeros", dice Dany a Jon, "ama te. Io qui non ho nessuno che mi ami. Ho solo gente che ha paura." L'amore contro la paura, la magnanimità contro la violenza. E, alla fine, proprio come la sua nemica, anche Daenerys sceglierà la violenza. Poco importa che Jon reiteri il suo amore, la sua fedeltà e il suo non volere assolutamente quel maledetto trono: le sue parole dicono una cosa, ma i suoi occhi e le sue azioni - è lui a interrompere un bacio pieno più di disperazione e di solitudine che di passione - dicono ben altro. E' evidente, l'ex bastardo di Ned Stark è molto combattuto, e non solo per il fatto che Dany è sua zia, ma anche, soprattutto, per la piega che tutta questa faccenda sta prendendo.

Fisicamente assente dall'episodio, ma sempre presente nei pensieri della Madre dei Draghi, Sansa viene nominata ben due volte, prima durante il primo colloquio con Tyrion, e poi durante il colloquio con Jon. Daenerys sapeva che, in possesso di un'informazione di tale portata, Sansa non sarebbe stata zitta e ferma, e infatti così è stato. Quel suo tentativo di mostrare a Jon che la sua sorellastra (in realtà sua cugina) è colpevole della morte di Varys tanto quanto lei è più una richiesta di aiuto. E' come se, inconsciamente, Dany cerchi di distanziarsi da questa nuova versione di lei. Ormai, però, tornare indietro è impossibile. Varys, purtroppo, ci aveva visto giusto. Aveva ragione quando, all'inizio dell'episodio, dice a Jon "Sappiamo tutti cosa farà." Ormai la ruota è in movimento, e schiaccerà tutto e tutti. Daenerys per prima.

 

Nikolaj Coster-Waldau, il leone danese de Il Trono di Spade

 

Jon e Tyrion, fedeli fino a che punto?

Fedele al punto da far finire in cenere Varys - colui che, tra la quarta e la quinta stagione gli salvò la vita nascondendolo in un forziere e facendolo arrivare fino a Essos -, ma fedele ancora per quanto? A Roccia del Drago, Tyrion tenta un'ultima volta di convincere la sua regina a puntare su un assedio più che su un attacco: la priorità è evitare quanti più morti possibile, ripete il Folletto, ma ormai le sue sono solo parole al vento. Le campane della resa suoneranno a vuoto. Tyrion viene congedato con una minaccia - "La prossima volta che mi deluderai sarà l'ultima." - ed è in questo momento che capisce la gravità della situazione.

Anche Jon, dopo l'esecuzione di Varys, comincia ad avere qualche dubbio. Ufficialmente è ancora fedele alla sua regina...ma dentro di sé la situazione è meno chiara. Non è interessato al trono, questo lo dice sia al Ragno all'inizio dell'episodio sia dopo a Daenerys, ma ciò non significa che, dovesse essercene bisogno, non farà ciò che riterrà più giusto. Non dimentichiamo che, per il bene più grande, Jon voltò le spalle anche all'amatissima Ygritte. Il momento chiave è durante l'attacco ad Approdo del Re, quando Jon si ritrova davanti le truppe dell'armata Lannister volontariamente disarmate. La decisione di Daenerys di dare fuoco all'intera città e ai civili è probabilmente la goccia che farà traboccare il vaso. Sicuramente nel prossimo episodio ci sarà un acceso scontro tra i due Targaryen.

 

Euron e la Compagnia Dorata

Sulla Compagnia Dorata c'è poco da dire: Il Capitano Strickland fa giusto in tempo a posizionare le sue truppe a difesa del portone d'ingresso di Approdo del Re per poi essere travolto dalla furia distruttrice di Drogon e di Verme Grigio, che, accecato dal desiderio di vendetta per la morte di Missandei, lo infilza come uno spiedino e lo lascia lì a decomporsi sul campo di battaglia come l'ultimo dei soldati di fanteria.

L'uscita di scena di Euron è un pochino più elaborata, ma neanche troppo: sopravvissuto all'attacco dall'alto che, in pochi minuti, ha distrutto praticamente tutta la sua flotta, l'arrogante pirata riesce ad arrivare a riva proprio nel luogo e nel momento in cui Jaime, rimasto chiuso fuori dalle mura della Fortezza Rossa, sta correndo verso il passaggio nascosto indicatogli da Tyrion. Euron fa ancora lo spaccone, provoca Jaime dicendogli di essere stato a letto con Cersei, e l'altro ci casca in pieno. I due si battono, ma, nonostante un paio di pugnalate, alla fine è il leone a vincere sul kraken. Euron se ne va col solito sorriso spaccone sulle labbra: "Ti ho preso, ti ho preso! Sono l'uomo che ha ucciso Jaime Lannister!" sono le sue ultime parole. Salutiamo dunque anche Pilou Asbæk, ma siamo onesti, il suo personaggio non ci mancherà!

 

Campane che suonano a morte

A nominare queste benedette, ma sarebbe meglio dire maledette, campane del titolo per la prima volta è Tyrion. Per il Folletto, il suono delle campane è, potenzialmente, il suono della distruzione evitata. Se la città si arrenderà, non ci sarà bisogno di attaccare. A invocare il suono delle campane, dopo l'entrata nella Capitale delle truppe guidate da Jon e da Verme Grigio e dopo l'ammutinamento dei soldati Lannister, è poi la stessa popolazione. "Suonate le campane! Suonate le campane!" urlano i terrorizzati cittadini di Approdo del Re, e alla fine, dopo un'attesa breve ma interminabile, le campane suonano.

In quel momento Cersei capisce che per lei è finita. Ma in quel momento è finita anche per i civili. In preda alla rabbia e ormai intenzionata a usare la paura, visto che di amore per lei non ce n'è, Daenerys si alza in volo con Drogon e, per dirla in breve, porta a termine il lavoro iniziato da suo padre, dando fuoco praticamente a tutta la città. Non viene ovviamente risparmiata la Fortezza Rossa, il simbolo stesso di quel reame così ostile. Non è chiaro cos'abbia spinto il personaggio di Emilia Clarke ad agire così: ormai la battaglia era vinta, dunque cos'è successo in quel momento nella mente di Daenerys? Anche in questo caso dovremo aspettare l'ultimo episodio per scoprirlo. Torna qui il dubbio sulla sanità mentale della Madre dei Draghi: e se, anche lei, sia stata colta vittima della follia nascosta dentro il sangue incestuoso della sua stirpe?

 

Nati insieme, morti insieme

Le due morti più importanti di questo episodio sono ovviamente quella di Jaime e di Cersei Lannister. Riguardo a Jaime, non possiamo non citare il momento dell'incontro con Tyrion prima della battaglia. La circolarità e l'inversione dei ruoli: se nel finale della quarta stagione è Jaime a togliere le catene a Tyrion e a permettergli di fuggire, ora è Tyrion a liberare Jaime, e la possibilità di fuga che c'è sul piatto stavolta ha un peso ben maggiore. Se lo Sterminatore di Re riuscirà a convincere Cersei a lasciare Westeros e ad andare a Pentos insieme a lui sarà in realtà una vittoria per tutti: per loro due, per la creatura che la leonessa porta in grembo, e ovviamente per l'intera popolazione di Approdo del Re. "Se funziona, fai suonare le campane e fai aprire il portone!" dice il Folletto al fratello.

Giusto uno sguardo rivolto al passato - "Eri tutto ciò che avevo!" confessa Tyrion, con le lacrime agli occhi, a quel fratello che è stato l'unica persona della sua famiglia ad avergli mai mostrato un po' d'amore - e un abbraccio, e poi Jaime sparisce. Fallito il tentativo di oltrepassare le mura della Fortezza Rossa mischiato alla folla, Jaime prova a entrare usando il passaggio nascosto rivelatogli da Tyrion. Nonostante le coltellate di Euron riesce a raggiungere l'interno del palazzo reale e a portare Cersei di sotto, nelle cripte. Davanti a un muro di mattoni deve però accettare la sconfitta. E' finita. "Guardami, guardami!" urla a una scioccata Cersei. "Nient'altro importa. Solo noi." sono le sue ultime parole. Salutiamo Nikolaj Coster-Waldau, un Jaime Lannister semplicemente perfetto, capace di farsi disprezzare e amare allo stesso tempo. Addio, ex uomo senza onore! 

 

Lena Headey, le foto più belle della leonessa Cersei Lannister de Il Trono di Spade

 

La fine di Cersei

Sull'interpretazione di Lena Headey c'è poco da aggiungere, se non che l'attrice britannica ha portato sulle sue spalle il peso di quello che, a tutti gli effetti, è forse il personaggio più complesso di tutta la serie. L'inquadratura in cui Cersei osserva la distruzione di Approdo del Re è un evidente richiamo al finale della sesta stagione: lì, con una coppa di vino in mano e un sorrisino beffardo stampato in faccia, guardava con soddisfazione il Grande Tempio di Baelor saltare in aria, mentre qui, niente vino e niente sorriso, guarda la fine che si avvicina. Il suono delle campane è il suono della sconfitta.

Emotivamente potente il momento in cui la leonessa, ormai rimasta sola, riabbraccia il fratello-amante proprio nel punto il cui lui, non molto tempo prima, scelse qualcuno che non era lei (ci riferiamo al finale della settima stagione, quando Jaime decide di andare a combattere a nord). Cersei, che finora non ha versato una lacrima, quando lo vede scoppia a piangere. Alla fine lui è tornato da lei. Per lei. Oltre ai suoi figli, oltre ai loro figli, Jaime è l'unica persona che Cersei abbia mai amato veramente e sinceramente, dunque non stupisce vederla preoccupata per le sue ferite.

Non meno degna di nota è l'ultima scena della leonessa, un altro momento in cui, finalmente, la vediamo esprimere un'emozione che non sia o rabbia o disprezzo. "Voglio che nostro figlio viva. Voglio che nostro figlio viva. Voglio che nostro figlio viva! Non lasciarmi morire Jaime, ti prego, non lasciarmi morire! Non voglio morire! Non così, non così, non così!" dice Cersei tra le lacrime quando capisce che ormai è veramente finita. E infatti così è: solo pochi secondi, e poi il soffitto crolla, mettendo fine alle sue sofferenze una volta per tutte. D'altronde, per lei non poteva esserci un altro epilogo. Salutiamo dunque anche Lena Headey, soprattutto la ringraziamo per averci regalato una Cersei a dir poco fantastica.

 

Addio Mastino!

Alla fine il CleganeBowl c'è stato, ed è stato anche abbastanza soddisfacente. Il Mastino e la Montagna si scontrano su una scalinata interna della Fortezza Rossa mentre l'edificio sta cadendo letteralmente a pezzi. Finora obbediente e tutto sommato docile, quantomeno con il suo "resuscitatore" e con la sua regina, Ser Gregor, quando vede l'odiato fratellino, si rifiuta di eseguire gli ordini (portare in salvo Cersei), ed esprime il suo dissenso facendo fare un volo letale a Qyburn (addio Anton Lesser), che muore col cranio spaccato. 

Allontanatasi la leonessa, i due Clegane sono finalmente soli. Ser Gregor si toglie l'elmo, rivelando il suo vero volto, e poi lo scontro ha inizio. Il Mastino si ritrova ben presto con le spalle al muro, le mani del fratello non morto intorno al collo, e i suoi pollici negli occhi. Sta per morire, è chiaro, ma, prima di andarsene per sempre, porterà con sé quel mostro. Dopo averlo distratto con una coltellata in un occhio - coltellata che, comunque, non è fatale, proprio come i precedenti colpi -, Sandor afferra il suo avversario e, insieme a lui, si getta nel vuoto. Per lui sarà sicuramente la fine, per l'altro non è ben chiaro. Però diciamolo: dopo un volo del genere, la Montagna al massimo sarà ridotto a una pianura, dunque sentiamo di poter dire con certezza "Addio Rory McCann e addio Thor Björnsson!"

 

Arya per la città perduta

Dopo essere stata allontanata dalla Fortezza Rossa dal Mastino - che, parafrasando, le dice di non passare tutta la vita solo in cerca della vendetta, dunque di non diventare come lui -, Arya si ritrova da sola in una Capitale messa letteralmente a ferro e fuoco. Soprattutto fuoco. Cadaveri ovunque, soldati che combattono ma non si sa più perché, feriti, mutilati, ustionati, gente che urla, gente che corre, gente che si nasconde nella speranza di non finire arrostita, mattoni, tegole e pietre che cadono dall'alto. Persa per le viuzze di Approdo del Re, Arya rischia seriamente di lasciarci la pelle. Si salva grazie all'aiuto di una donna che ha una bambina (la stessa donna che abbiamo visto all'inizio dell'episodio, la stessa donna che resta chiusa fuori dalle mura della Fortezza Rossa per colpa del Mastino).

Tenta di ricambiare il favore aiutandole a fuggire da quell'inferno, ma Drogon si avvicina, e per salvarsi è costretta ad abbandonarle in strada.  Le ritrova carbonizzate. Col volto sporco di sangue e bianca di cenere e polvere, Arya si guarda attorno col vuoto negli occhi: mai le era capitato di vedere tanta distruzione e tanta morte. Quello che non ha potuto la Battaglia di Grande Inverno ha potuto la furia di Daenerys: una Arya così spaesata non si vedeva da tempo. Forse non si era mai vista.

Il penultimo episodio si chiude proprio con Arya e col suo incontro con un cavallo bianco ricoperto di sangue. Non è la prima volta che vediamo Arya insieme a un cavallo bianco. La maestosa bestia compare dal nulla, come se fosse un segno mandato dagli dei. O forse è solo un caso. Oppure, cosa altrettanto probabile, si tratta di Bran, chi può dirlo? Ad ogni modo, Arya si avvicina lentamente. L'animale si lascia accarezzare. E' come se, in mezzo a quella distruzione, siano lì per salvarsi a vicenda. La giovane Stark non perde tempo: sale in sella e si allontana. Spuntato il nome di Cersei - perché, proprio come predetto dal Mastino, Cersei è sicuramente morta, impossibile che sia sopravvissuta alla distruzione della Fortezza Rossa -, è probabile che Arya abbia deciso di inserire il nome di un'altra regina alla lista della vendetta...sarà così?

 

La chicca

L'ombra di Drogon che vola sopra le case di Approdo del Re l'abbiamo già vista in una visione di Bran della sesta stagione...ciò significa forse che il giovane Corvo con Tre Occhi è in grado di vedere, oltre al passato, anche il futuro, e con un grado di precisione piuttosto notevole! Altra chicca: quando Daenerys entrerà nella sala del trono - sempre che esista ancora una sala del trono! - la troverà praticamente uguale a quella che vide quando, nella seconda stagione, entrò dentro la Casa degli Eterni, con le pareti semi distrutte e ricoperta di cenere. Yes, nella sua visione non era la neve dell'inverno imminente o la neve portata dal Re della Notte a rendere bianca e spettrale il salone: era la cenere di una Approdo del Re interamente bruciata. Da lei!

 

L'ottava e ultima stagione di Game of Thrones è in onda ogni lunedì alle 03.00 in versione originale sottotitolata (poi in replica la sera dopo gli episodi in italiano) e alle 21.15 in versione doppiata in italiano.

Inoltre ogni giovedì sera, alle 20.20, non perdere su sky Atlantic l'appuntamento con Thronecast, il talk show dedicato al commento degli episodi della serie, con tante interviste al cast e con gli interventi di numerosi ospiti.

 

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