In occasione degli 80 anni del menestrello premio Nobel, un viaggio alla scoperta di come è stato rappresentato sul grande schermo: da Sam Peckinpah a Martin Scorsese sino a Todd Haynes
Pat Garrett: "Who are you?"
Alias: "That's a good question.”
In questo scambio di battute, tratto dal film "Pat Garrett e Billy The Kid", si cela il mistero di Bob Dylan. Un artista impossibile da ingabbiare in una definizione. Sicché non stupisce che anche nella finzione cinematografica, nei panni di “Alias”, Dylan non sappia fornire una risposta alla sua identità, ma solo sottolineare quanto sia affascinante domandarsi chi sia questo artista dai mille volti.
Non a caso il film che gli ha dedicato Todd Haynes si intitola “Io non sono qui”. Una pellicola in cui il musicista è interpretato da 6 attori diversi. Ma anche nei documentari, basti pensare a “Rolling Thunder Revue”, la realtà si mescola alla fantasia. Insomma, anche superata la soglia degli ottanta anni, nemmeno il cinema è stato capace di risolvere l’enigma Dylan. Anzi la conoscenza ha aumentato il mistero. E con ogni probabilità, anche il progetto del biopic con Timothée Chalamet nei panni di Bob, rinviato a data da destinarsi, non sarebbe stato in grado di fornire una risposta su chi sia davvero. Per Dylan, come per Rimbaud, “L’io è un altro” per cui possiamo solo viaggiare attraverso i principali titoli a cui Dylan ha partecipato e abbandonarci alle emozioni. E' lo stesso cantautore a suggerirci la strada da seguire:
"Quando vado a vedere un film mi aspetto di venire commosso. Non vado al cinema solo per passare il tempo o perché il film mi mostri qualcosa che non conosco. Voglio essere commosso, perché questo è il senso dell'arte e anche il senso di tutti i grandi teologi. L'arte deve trascinarti via dalla tua sedia. Il suo compito è trasportarti da una dimensione all'altra."
Don't Look Back (1967)
Già dal titolo, privo di apostrofo, il primo incontro tra il cinema e Bob Dylan, non rappresenta certo un documentario tradizionale. Tra la celebre frase "Give the anarchist a cigarette" ("Date una sigaretta all'anarchico") alla sequenza iniziale, una sorta di videoclip ante-litteram, la pellicola è un felice esempio di cinema-verità firmato da D. A. Pennebaker. Incentrato sulla tournée di concerti che Dylan tenne nel Regno Unito nel 1965, un’opera che si trasfigura in una cartina di tornasole di un’epoca indimenticabile e irripetibile.
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Eat the Document (1972)
Girato sotto la supervisione di Dylan - autore della regia e della sceneggiatura, il film è sulla tournée del 1966 nel Regno Unito del cantautore americano insieme al gruppo musicale The Hawks. La pellicola vede la presenza di Johnny Cash e John Lennon. E proprio quest’ultimo è protagonista insieme a Dylan di un fuoriscena girato in una limousine. La sequenza è stata ripresa dal biopic Io non sono qui.
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Pat Garrett e Billy the Kid (1973)
Sam Peckinpah e Bob Dylan, due facce della stessa medaglia. I Cantori dei “Loser”, dei “Naverick”, degli “Hobo” della cultura americana si incontrano sul set di un western crepuscolare e dolente. Il regista scopre le canzoni del menestrello e se ne innamora perdutamente. Così oltre alla colonna sonora, Dylan si trasforma in attore e veste i panni di Alias, il garzone che sceglie di entrare nella banda del Kid. Vedere Bob lanciare il coltello o recitare le etichette dello scatolame sono scene da antologia. E quando si sentono le note di Knockin' on Heaven's Door che accompagnano la morte dell’anziano sceriffo Slim Pickens, mentre il sole tramonta, l’alchimia tra musica e immagini raggiunge la perfezione assoluta.
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L’ultimo Valzer (1978)
Il documentario racconta l’ultimo concerto del complesso The Band a San Francisco il 25 novembre del 1976. Bob Dylan canta “Forever Young”, “Baby Let Me Follow You Down”, “I Shall Be realased”. Ma non si tratta di un’elegia funebre. Basta leggere le parole di Martin Scorsese. “Questo film è l’occasione per me per esprimere i miei sentimento verso la musica, che all’infuori delle donne e del cinema, è ciò che conta di più per me (…) E’ il solo dei miei film che posso vedere e rivedere senza stancarmi”
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Rinaldo e Clara (1978)
Seconda regia per Bob Dylan, per un’opera che racconta in maniera non lineare la tournée concertistica della “Rolling Thunder Revue”, svoltasi fra l'autunno del 1975 e la primavera del 1976. Un film che mescola il documentario con la fiction, in cui Dylan recita a fianco di Joan Baez. Sam Shepard, Allen Ginsberg. Tra riferimenti ad "Amanti perduti", il capolavoro di Marcel Carnè, e la campagna di riabilitazione civile del pugile nero Rubin Carter, per il quale l'artista scrisse la canzone Hurricane, una pellicola cubista, indefinibile e affascinante.
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Hearts of fire (1987)
Richard Marquand, il regista de "La cruna dell'ago" e "Il ritorno dello jedi" firma questo curioso film a sfondo musicale. La storia è incentrata su una giovane aspirante cantante divisa tra un ex divo della musica che ora alleva polli (Bob Dylan) e una pop star (Rupert Everett)
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Ore contate (1990)
In questo thriller drammatico firmato da Denny Hopper, che però rinnegò il film a causa dei litigi con la produzione, fioccano i camei di star dello showbiz. Tra le tante apparizioni c’è anche quella di Bob Dylan che veste i panni di un artista specializzato nel realizzare delle sculture in legno con una sega elettrica. Solo quando alza la visiera del suo elmetto da carpentiere, scopriamo che si tratta del cantautore americano.
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No Direction Home (2005)
Dopo l’ultimo Valzer, Martin Scorsese torna a raccontare Dylan in questo splendido documentario, Il film è incentrato sull’arrivo dell’artista a New York nel 1961 e arriva sino al 1966, l’anno in cui il cantautore ebbe un incidente in motocicletta. Scorsese spiega così il senso della pellicola: “Questo film per me è un atto d’amore. Il punto era capire come un artista crea la sua visione, quale sia la voce che ascolta, la sua dentro di sé o quella degli altri, anche a costo di tradire il suo pubblico”.
Io non sono qui (2007)
Diretto da Todd Haynes, il film racconta le vicende di sei personaggi, ognuno dei quali rappresenta un aspetto diverso della vita e della musica di Bob Dylan. Finora è l’unico film sulla sua biografia ad aver ottenuto l’approvazione dell’icona della cultura pop. Il film parla della vita di Bob Dylan, degli inizi della sua carriera come cantante folk, della conquista dell’apice del successo nei primi anni ’60, della controversa svolta verso il rock, dell’incidente in moto e del conseguente ritiro dalle scene fino all’ultima parte della sua carriera.
Più che un biopic convenzionale, il film consiste in una serie di storie intrecciate fra loro, ognuna delle quali esprime un aspetto della personalità volubile di Dylan. Interpretato da Christian Bale, Cate Blanchett, Marcus Carl, Franllyn , Richard Gere, Heath Ledger, Ben Whishaw.
Trouble no more (2017)
Docu-film dedicato alla “rinascita cristiana” di Bob Dylan. Il film alterna spezzoni del tour degli anni '79-'89 coni sermoni religiosi scritti da Luc Sante e declamati dall’attore Michael Shannon.
La regista dell’opera Jennifer Lebau ha spiegato così il senso dell’operazione: "È stato pensato quando il team di Dylan ha ritrovato questo materiale che si pensava perduto. Dato che il concerto era girato in maniera così grezza, volevamo che anche tutto il resto lo fosse. Abbiamo tagliato tutte le parti in cui Dylan si rivolge al pubblico, lasciando solo la musica, che ai tempi era ritenuta controversa e abbiamo aggiunto qualcosa che riecheggiasse le parole dei testi delle canzoni.”
Rolling Thunder Revue - Martin Scorsese racconta Bob Dylan (2019)
Il film cattura lo spirito inquieto degli USA nel 1975 e la musica piena di allegria che Dylan suonava nell'autunno di quell'anno. In parte concerto e in parte sogno febbrile, Rolling Thunder rappresenta un'esperienza unica firmata dal maestro Martin Scorsese. Mescolando il vero e il falso, Sharon Stone e Rubin “Hurricane” Carter, un autentico trip nell’universo dylaniano. Una beffarda rappresentazione dell’artista e delle sue contraddizioni. Forse, per citare le parole dello stesso Dylan di questo tour è rimasta solo la polvere. Ma come ci suggeriscono le immagini iniziali tratte da Melies, impegnato in un gioco prestigio, l’arte trasfigura l’illusione in realtà.