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A Complete Unknown 2, sequel per il film su Bob Dylan? Gli indizi che fanno pensare di sì

Cinema
Camilla Sernagiotto

Camilla Sernagiotto

©Webphoto
VIDEO A Complete Unknown 2,film su Bob Dylan avrà un sequel?
CINEMA
VIDEO A Complete Unknown 2,film su Bob Dylan avrà un sequel?
00:00:55 min

La pellicola dedicata al mitico cantautore statunitense potrebbe avere un seguito? Mentre non c’è una conferma ufficiale, una serie di segnali forti sembrerebbero indicare che la possibilità di un secondo capitolo non sia solo una vaga ipotesi, ma una prospettiva concreta e plausibile. E le parole di Timothée Chalamet sono inequivocabili: “Potremmo fare la seconda e la terza parte”, ha detto l'attore ai microfoni del podcast The Human Serviette

Chi ha guardato al cinema A Complete Unknown desidererebbe vederne altri, e altri, e altri ancora di film del genere. Tanto da desiderare quasi che la pellicola dedicata a Bob Dylan possa avere un sequel.
A Complete Unknown 2. Come suona? Benissimo, esattamente come Dylan. E, anche, come lo straordinario Timothée Chalamet, che si è calato mirabilmente nei panni del menestrello folk-rock più famoso della storia dell’umanità.

 

Ma c’è anche solo una vaga possibilità che un secondo atto possa arrivare prima o poi sul grande schermo? Ebbene, alcuni indizi farebbero pensare di sì…
Non c’è una conferma ufficiale, dunque si tratta solo ed esclusivamente di rumors. Tuttavia la speranza è l’ultima a morire, quindi perché non tuffarvisi a capofitto? Domanda retorica.

 

Scopriamo allora la lunga serie di segnali forti che sembrerebbero indicare che la possibilità di un secondo capitolo non sia solo una vaga ipotesi, ma una prospettiva concreta e plausibile.

Del resto, tre settimane fa sul magazine statunitense Collider è uscito un articolo dal titolo “A Complete Unknown Is the Rare Biopic Where a Sequel Actually Make Sense”, che significa “A Complete Unknown è il raro biopic in cui un sequel ha davvero senso”.
Il giornalista di Collider Jeffrey Harris ha scritto: “Il film copre solo un breve periodo della carriera illustre di Dylan. Questo suggerisce che c'è ancora molto della sua vita epica da esplorare in formato cinematografico, con la possibilità di sequel”. E ribadisce ciò che ha scritto nel titolo, aggiungendo: “A Complete Unknown è uno dei rari biopic in cui un sequel ha davvero senso”.

Come vedremo nei prossimi paragrafi, uno dei diretti interessati (ossia Chalamet) ha dicharato a chiare lettere che un sequel potrebbe esserci eccome. Ben due, ha detto il protagonista (e produttore) del film.

Indizi sia interni al film sia suggeriti da Chalamet

Questi segnali arrivano da diverse fonti, tra cui dettagli all'interno del film stesso e anche dalle dichiarazioni del protagonista, Timothée Chalamet.

È possibile, anzi molto probabile, che la storia del giovane Bob Dylan, narrata in A Complete Unknown concentrandosi sugli anni cruciali della sua ascesa artistica a partire dal suo arrivo a New York nel 1961, fino alla sua storica performance al Newport Folk Festival nel 1965, possa proseguire con un sequel.

 

Questo non solo a causa delle richieste del pubblico e dell'evidente interesse, ma anche per il successo clamoroso che il film ha avuto sia al botteghino che a livello di premi. In effetti, A Complete Unknown ha già incassato oltre 74 milioni di dollari a pochi giorni dalla sua uscita, con otto nomination agli Oscar, inclusi riconoscimenti per il miglior film, la miglior regia e la performance a dir poco straordinaria di Timothée Chalamet nei panni di Bob Dylan. Questo successo, accompagnato dall’entusiasmo generale intorno al progetto, suggerisce che la produzione potrebbe non voler fermarsi qui.

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Il finale del film potrebbe celare un indizio

Uno degli indizi più significativi che potrebbe far pensare a un possibile seguito è il finale del film. Chiaramente, se non avete ancora guardato A Complete Unknown, è bene che non proseguiate nella lettura poiché troverete degli spoiler.

 

L’ultima scena della pellicola curata in tutto e per tutto dal regista James Mangold mostra il giovane Dylan (interpretato da Chalamet) che, a bordo della sua moto, lascia Newport, Rhode Island, in direzione di nuovi orizzonti. A questo punto, un boato improvviso interrompe l'immagine e accompagna i titoli di coda. Questo suono, che potrebbe sembrare un semplice effetto sonoro, è in realtà un’allusione diretta all’incidente in moto di Dylan, che avvenne nel 1966 e che segnò un punto di svolta nella sua vita e carriera.

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L’incidente in moto

Parliamo di un evento che ha suscitato molteplici interpretazioni nel corso degli anni, con tanto di misteri e speculazioni, tra cui pure quella assurda che allude al fatto che Bob Dylan in quell'incidente sia morto ma che il suo manager abbia deciso di sostituirlo con un sosia. Un po' come la leggenda metropolitana che va sotto l’acronimo di P.I.D., che sta per Paul is Dead, quella per cui si dice che il “vero” Paul McCartney sarebbe morto in un incidente d'auto, anch’egli immediatamente sostituito con un sosia affinché il successo dei Beatles non ne risentisse...

Beh, se davvero Dylan non ce l’avesse fatta a uscire vivo da quell'incidente, l’unico sosia credibile sarebbe stato Timothée Chalamet, ma dato che l’attore sarebbe nato soltanto 29 anni dopo... è molto dura, ecco.

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La vita cambiata radicalmente dopo l’incidente

Comunque sia, biografi, scrittori e appassionati hanno cercato di ricostruirne i dettagli e di dare un senso a quell’incidente, ma la verità è rimasta sfuggente.

A partire da quella fatidica giornata del 29 luglio 1966, quando Dylan cadde dalla sua moto Triumph Tiger T100 mentre si trovava vicino a Woodstock, la sua vita è cambiata radicalmente. Riportò una frattura alla vertebra cervicale, ma ciò che ne seguì fu ancora più misterioso: scomparve per un lungo periodo, alimentando le voci di coloro che lo davano per morto, o perlomeno paralizzato, sfigurato, vegetale e via dicendo.

 

Ma c'era anche chi credeva che l'incidente in realtà non fosse mai accaduto, trattandosi solamente di una facciata per nascondere un periodo di allontanamento dalla vita pubblica per disintossicarsi dalle pressioni del successo e non solo…
Del resto alcuni biografi, come Howard Sournes nel libro Down the Highway: The Life of Bob Dylan (2001), hanno notato che non ci fu un intervento medico immediato sul luogo dell'incidente, motivo per cui a loro avviso quella era una strategia attuata dal cantautore per sfuggire alle pressioni collegate alla sua immensa popolarità.

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A Complete Unknown, Timothée Chalamet porta a Roma il suo Bob Dylan

Il ritorno di Dylan dopo l’incidente

Bob Dylan tornò a farsi vedere nel gennaio del 1968, dopo quasi due anni di buio totale per i fan. Il ritorno di Dylan portò con sé un Bob Dylan fisicamente rimasto tale e quale ma profondamente cambiato nell'anima, e dunque trasformato sia anche a livello musicale e artistico.

Ne seguì una radicale evoluzione nel suo stile sonoro, oltre che per i testi.

Ricordiamo che Bob Dylan visse un'intensa fase che lo portò a convertirsi al cristianesimo, un periodo che ispirò i celebri album della “trilogia cristiana” come Slow Train Coming, Saved e Shot of Love. Nelle sue memorie, Chronicles Vol. 1, Dylan ha scritto che l’incidente in moto fu un’occasione per distaccarsi dalla frenesia della fama e riflettere sul suo cammino. Proprio questi dettagli e questo cambiamento potrebbero costruire una buona base di un eventuale seguito cinematografico, esplorando dunque la nuova fase in cui Bob Dylan venne ritrovato dal suo affezionatissimo pubblico, con quel rinnovamento personale che viene salutato come una vera e propria rinascita dopo la morte, davvero quasi come un miracolo cristologico, in tutti i sensi.

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Il personaggio di Dylan insofferente alla fama

Nel film A Complete Unknown, la fama per il personaggio di Bob Dylan esplode in maniera fragorosa, senza quasi che lui se ne accorga. Questo boom lo rende chiaramente impreparato, motivo per cui si ritrova a essere letteralmente travolto dalla popolarità deflagrante, e in continua crescita.

 

Timothée Chalamet si cala in questo ruolo in maniera davvero da Oscar (e infatti è stato nominato alla statuetta nella categoria Miglior Attore, che vedremo se si aggiudicherà domenica 2 marzo 2025 al Dolby Theatre di Los Angeles, in occasione della cerimonia di consegna degli Academy Awards). Chalamet, dicevamo, ben restituisce agli spettatori quella sensazione di insoddisfazione profonda nei confronti della fama e della popolarità crescente.

Alcuni media statunitensi riflettono sul fatto che un sequel potrebbe approfondire proprio questo aspetto della psiche di Bob Dylan, e del suo conseguente ritiro dalle scene per quasi due anni (ritiro che può essere o meno collegato all'incidente in moto, a seconda di chi vuole credere a cosa).

 

In generale, molti ritengono interessante che un seguito della pellicola acclamata dal pubblico e critica possa incentrarsi sul periodo successivo all'incidente e sulla trasformazione complessa dell'artista e dell'uomo Bob Dylan.

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L’allusione all’incidente nel finale è un indizio?

In fin dei conti, il fatto che A Complete Unknown si concluda proprio con l’allusione all’incidente lascia intendere che la produzione abbia voluto in qualche modo lasciare aperta la porta per l'eventualità dello sviluppo di un'ulteriore storia legata al primo film.

Però c'è pure chi è convinto che il boato che si sente non appena lo schermo va al nero sia solamente un omaggio a quell'evento così importante ed epocale per la vita di Bob Dylan e la storia della musica in generale.

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Le parole di Chalamet

Ma anche lo stesso Timothée Chalamet sta contribuendo non poco ad alimentare queste voci di corridoio.
In una recente intervista rilasciata al podcast canadese The Human Serviette, l’attore newyorkese ha sollevato ulteriormente l’ipotesi di un sequel, menzionando esplicitamente la possibilità di girare una seconda e perfino una terza parte della storia di Dylan.

 

“Il film copre il periodo dal 1961 al 1965, la prima parte”, ha detto Chalamet ai microfoni del podcast del giornalista e comico canadese Nardwuar the Human Serviette (al secolo, John Andrew Vernon Ruskin, conosciuto con il solo nome di Nardwuar). “Potremmo fare la seconda e la terza parte”, ha aggiunto Timothée Chalamet, aumentando a dismisura il livello di aspettative, speranze e giubilo dei fan che hanno amato profondamente questa sua prima prova attoriale del suo alias di Bob Dylan.

 

Purtroppo per i fan di Chalamet, chiaramente un eventuale terzo film richiederebbe un cambio di attore: Timothée Chalamet, 29 anni, è troppo giovane per poter interpretare Bob Dylan negli anni successivi alla sua conversione religiosa e al suo inevitabile invecchiamento (anche se pure lui, tanto per tirare in ballo altre leggende metropolitane del rock, sembra che abbia venduto l’anima al celeberrimo crocicchio come Robert Johnson e, ovviamente, Mick Jagger…).
Chalamet, che è anche produttore di A Complete Unknown, è completamente aperto all'idea di tornare a interpretare Dylan in futuro, e sarebbe addirittura interessato a una trilogia cinematografica su Bob Dylan che veda anche un altro attore calarsi nei panni più “senili” di Dylan. Ma, chissà: magari crescerà assieme a questo film, e l'attore potrebbe tenersi l'ultimo sequel come gran finale della propria carriera. Del resto, le vie di Hollywood sono infinite.

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Un film che "riceverà un riconoscimento significativo"

“Il film ha ricevuto recensioni positive dalla critica con un punteggio del 77% su Rotten Tomatoes e un punteggio verificato del 96% dal pubblico. A Complete Unknown sicuramente riceverà un riconoscimento significativo durante la stagione dei premi, il che continuerà ad aumentare la consapevolezza del film come rilascio di prestigio. Questo supporta l'ipotesi di Chalamet che il pubblico stia reagendo positivamente al film. C'è il potenziale per creare altra magia con Mangold e Chalamet nel rappresentare la vita di Bob Dylan sul grande schermo. Speriamo che lo stesso team creativo e il cast rimangano a bordo per considerare presto questa idea”, si legge su Collider.

 

“Sequel o no, A Complete Unknown è un film straordinario che racconta la vita e la carriera di uno degli artisti più significativi del rock and roll. È sicuramente da vedere mentre è ancora proiettato nei cinema”, conclude Jeffrey Harris. Parole a cui ci uniamo assolutamente.

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