Top Gun: Maverick arriva su SKy Primafila. La recensione del film con Tom Cruise

Cinema

Paolo Nizza

Da giovedì 8 settembre su Sky Primafila arriva  l'atteso sequel del cult firmato da Tony Scott. Un'opera che non fa rimpiangere l'originale

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Se esistesse la macchina del tempo forse questo sequel di Top Gun, su Sky Primafila da giovedì 8 settembre= sarebbe potuto piacere pure a Samuel Augustus Maverick (23 luglio 1803 – 2 settembre 1870).  Avvocato, proprietario terriero, allevatore.  firmatario della Dichiarazione d'Indipendenza del Texas, Samuel e l’inventore del termine mavericks. Gli animali che Augustus lasciava liberi, senza catene nelle grandi praterie del Selvaggio West, sono diventati il simbolo dell’anticonformismo, di chi non si sottomette alle regole del gioco. E in fondo se il pilota della US Navy Pete Mitchel ha scelto “Maverick” come soprannome un motivo ci sarà. Senza contare che l’anticonformismo resta una delle cifre stilistiche di Tom Cruise. Una star capace di tornare per la settima volta a vestire i panni dell’agente Ethan Hunt in Mission Impossible, ma pure di incantare critica e pubblico con film come Nato il 4 luglio, Magnolia, Collateral, Thopic Thunder. E per certi versi Top Gun: Maverick è un’opera superiore al suo prototipo, non foss’altro per quell’ironia e quella tenerezza che stempera l’ardore bellico e assai reaganiano presente nella pellicola cult degli anni Ottanta. Certo, si può sempre credere che avesse ragione Quentin Tarantino quando nello spassoso monologo tratto da Il tuo amico nel mio letto, definiva il film datato 1986 la “storia di un uomo in lotta con la propria omosessualità”. Ma in fondo come dice quel volpone di Jerry Bruckheimer, (produttore di entrambi i Top Gun): "Quando si fa un film, le persone possono interpretarlo come vogliono e vedere qualcosa in esso che i realizzatori non avevano previsto".

Top Gun: Maverick come Star Wars, Tom Cruise come Obi Wan

Sono passati 36 anni, ma il sole continua a splendere sui volti degli eroi che non conoscono il tramonto. Tom Cruise, come un cavaliere libero e selvaggio, è sempre on the road, a cavallo della sua Kawasaki ninja. E non importa se in tutto questo tempo è stato promosso capitano di vascello e non ammiraglio. Non ha mai pilotato per i gradi o per la gloria ma perché crede all’aforisma di Leonardo Da Vinci, ovvero, “Chi ha provato il volo camminerà guardando il cielo, perché là è stato e là vuole tornare”. Tant’è che Maverick ora collauda aerei segreti e sperimentali. E pure in questo caso, le regole esistono per essere infranti, i limiti per essere superati. A bordo di un jet supersonico supera i 10 Mach e all’ammiraglio Ed Harris gli girano, come neanche i Francesi quando vinceva Bartali. D’altronde ti chiami Maverick mica per niente. Ma la svolta vincente di questo sequel diretto splendidamente da Joseph Kosinski (che aveva già lavorato con Tom Cruise nel fanta-action Oblivion) è trasformare Mitchel in una sorta di Obi-Wan Kenobi dell’aeronautica militare. Tra i Jedi e anche tra le file della US Navy ci sono sempre un Maestro e un apprendista. Anzi, questa volta gli apprendisti sono parecchi e la missione ha molti punti in comune con quella del primo Star Wars. Solo che invece della Morte Nera, bisogna far saltare per aria un deposito di arricchimento di uranio gestito da uno Stato Canaglia.  Nell’action contemporaneo il nemico degli States non ha più nazionalità e non è necessariamente un male. 

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F/A-18 Super Hornet sfidano caccia Su-57 nell’alto dei cieli. Ma in Top Gun: Maverick ci sono pure un vetusto F-14 e addirittura un North American P-51 Mustang, un aereo della Seconda guerra mondiale. Tuttavia, cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia. Le sequenze di combattimento sono un’autentica festa per gli occhi e per questo il film va visto assolutamente al cinema. La scelta di girare le scene ad ad alta quota all’interno dei velivoli e non utilizzando il consueto telone verde si è rivelata davvero vincente. L’adrenalina e la tensione scorrono a fiumi osservando questi titani dell’aria impegnati in un dogfight. Anche se il momento più emozionante e l’incontro fra Tom Cruise e Val Kilmer. Tom "Iceman" Kazinski è diventato ammiraglio e ha seri problemi di salute, proprio come Kilmer che ha lottato negli anni con un tumore alla gola che gli ha compromesso la voce. Eppure, l’incontro commuove e al tempo stesso diverte, senza mai cadere nel patetico e resterà nell’antologia delle grandi rentrée della storia del cinema. Pure tutto il resto del cast funziona a meraviglia e non si sente la mancanza di alcuni personaggi cardine del film del 1986, da Kelly McGillis a Meg Ryan. Anzi Jennifer Connelly che interpreta Penny Benjamin (personaggio che nel primo Top Gun veniva solo nominato) aggiunge fascino e forza alla pellicola. E a proposito di figure femminili. Efficaci anche le performance di Miles Teller nei panni Bradley "Rooster" Bradshaw, ovvero il figlio di Goose e di  Glen Powell a cui tocca la parte di  "Hangman", l’arrogante e spavaldo pilota del gruppo.

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Così,  con una partita di beach football che rende omaggio a quella di beach volley giocata 36 anni prima, Top Gun: Maverick lascia andare il passato pur non dimenticando o tradendolo. Per cui quando un ufficiale dice a Maverick: “La fine è inevitabile, La tua razza è destinata all'estinzione”; Mitchell risponde: “Forse è così, signore. Ma non oggi”.  E sulle note di Hold my Hand di Lady Gaga ci si lascia andare volentieri di questo Blockbuster riveduto e corretto. Anche perché chi mai andrebbe al cinema a vedere un film con i droni come piloti al posto degli esseri umani? Insomma. vedere Top Gun: Maverick è come indossare la tua vecchia giacca di pelle con le toppe. Ti sta ancora bene e ti scalda il cuore, pure se per motivi di marketing non ci sono più la bandiera del Giappone e quella di Taiwan. Perché il cinema cambia, ma non le emozioni che ci offre.

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