Justin Baldoni citato in giudizio dal New York Times dopo la causa con Blake Lively
SpettacoloIl quotidiano ha fatto causa a Wayfarer Studios LLC, la società di produzione dell'attore e regista, per i costi associati alla causa per diffamazione che lui aveva intentato a sua volta contro la testata (e che un giudice aveva poi archiviato) nell’ambito della controversia che aveva coinvolto la sua co-protagonista nel film It Ends With Us. Chiesto un risarcimento danni di almeno 150.000 dollari
Il New York Times ha fatto causa a Wayfarer Studios LLC, la società di produzione di Justin Baldoni, per i costi associati alla causa per diffamazione che l’attore e regista aveva intentato a sua volta contro la testata (e che un giudice aveva poi archiviato) nell’ambito della controversia che aveva coinvolto Blake Lively, sua co-protagonista nel film It Ends With Us. Come si legge nella denuncia che è stata depositata martedì 30 settembre presso la Corte Suprema di New York e ottenuta da People, e che indica come unica imputata la società di Baldoni, l’obiettivo dell’iniziativa è “recuperare i costi, le commissioni e le spese sostenute dal Times nella difesa di un’azione per diffamazione intentata da Wayfarer e dalle parti associate”. Il quotidiano chiede “danni compensativi e punitivi contro i querelanti che, come Wayfarer, avviano o continuano azioni legali infondate allo scopo di “molestare, intimidire, punire o altrimenti inibire in modo malevolo il libero esercizio della parola” e afferma di aver sostenuto spese per un valore di almeno 150.000 dollari. “Che vinca, si perda o si pareggi, ci rifiutiamo di cedere ai potenti anche di fronte a probabilità apparentemente impossibili”, ha dichiarato l’avvocato di Baldoni, Bryan Freedman. “Continuiamo a stare in piedi per un motivo: la ricerca della verità, di fronte ai giganti. La nostra riluttanza a compromettere i nostri valori, indipendentemente dalle probabilità o dall’esito, riflette la semplice convinzione che difendere la verità e ciò che è giusto sia importante. Se le leggi attuali proteggono i media tradizionali in questo modo, forse tocca a noi innescare questo cambiamento”.
ACCUSE E CONTROACCUSE
Il New York Times aveva coperto la notizia della denuncia presentata nel dicembre 2024 da Blake Lively, che aveva portato alla causa dell’attrice contro Justin Baldoni. La co-protagonista del film It Ends With Us aveva infatti denunciato presunte molestie sessuali e ritorsioni che l’attore e regista aveva però negato. Baldoni aveva poi reagito con una controquerela del valore di 400 milioni di dollari sia contro Lively, sia contro il marito di lei, Ryan Reynolds, e aveva intentato anche una causa contro il New York Times per l’inchiesta sulla presunta campagna di diffamazione della quale l’aveva accusato l’attrice. Quando Lively aveva presentato una mozione per respingere la controquerela, l’avvocato di Baldoni, Bryan Freedman, aveva dichiarato che il tentativo dell’attrice di “sottrarre le proprie colpe al disastro da lei stessa creato è uno degli esempi più abominevoli di abuso del nostro sistema legale”. Il legale aveva proseguito: “Regole severe vengono introdotte per proteggere gli innocenti e consentire ai singoli di difendersi legittimamente. Le leggi non sono fatte per essere distorte e modificate da élite privilegiate per adattarle ai propri interessi personali”. All’epoca, un portavoce del New York Times aveva invece precisato che “la nostra storia è stata riportata meticolosamente e responsabilmente”. Lo scorso giugno Lively aveva accettato di ritirare due delle accuse contro Baldoni, relative alla presunta inflizione intenzionale e negligente di stress emotivo, e infine il giudice Lewis J. Liman aveva respinto tutte le cause. Oggi, nella denuncia del quotidiano contro Baldoni, si legge che “il parere del tribunale distrettuale chiarisce che Wayfarer e le sue affiliate hanno avviato e portato avanti la causa contro il Times senza una base sostanziale di fatto e di diritto”. Intanto, in attesa di ulteriori sviluppi, sia Lively che Baldoni dovrebbero testimoniare al processo del marzo 2026.