Brigitte Bardot, da diva del cinema a paladina degli animali. FOTORACCONTO
Nel 1973, durante le riprese di un film, l'attrice decise di cambiare vita dopo che scoprì che una capretta impiegata sul set sarebbe stata destinata allo spiedo. Da lì mille battaglie animaliste e la creazione di una Fondazione che oggi conta 600 delegati
La vita di Brigitte Bardot, morta all'età di 91 anni il 28 dicembre 2025, cambia per sempre a Saint-Tropez, nel 1973, su un set cinematografico. In una scena di Colinot l'alzasottane, il film di cui era protagonista, c'è una capretta, che l'attrice apprenderà essere destinata allo spiedo in una comunione di paese. Quel giorno Bardot decise di dire addio al cinema e scelse, appunto, un'altra strada. (In foto, Bardot durante una manifestazione per le foche nel 1976)
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Ripercorriamo allora quegli istanti. Sul set del film Colinot l'alzasottane (in foto), una donna del villaggio dove si svolgevano le riprese annunciò all'attrice che la capretta presente nelle riprese sarebbe stata mangiata durante una festa. Bardot non ci sta: compra l'animale e lo porta, legato a una corda, nella suite dell'hotel a cinque stelle dove alloggiava. "Quel giorno ho deciso di smettere con il cinema e di aiutare gli animali", aveva confessato più tardi Bardot.
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Quando stava lavorando sul set di Colinot l'alzasottane (in foto), Bardot era nel fiore della carriera. Aveva 39 anni. Decise comunque di rinunciare a tutto. Se è vero che il suo attivismo per i diritti degli animali era già cominciato dieci anni prima, ovvero nel 1962, è stato solo dal 1973 che questa attività l'ha assorbita completamente.
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Su quel set del 1973, l'attrice che aveva sedotto l'intero mondo con la sua bellezza si è trasformata in paladina degli animali. E così è rimasta, con questo "nuovo" ruolo, nei successivi 50 anni. (In foto, Bardot nel 1978 al Consiglio europeo in un intervento contro la caccia alle foche)
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A Saint-Tropez, nella sua villa La Madrague (donata poi alla sua Fondazione), Bardot ha trovato il suo "rifugio" tra cani, gatti, maiali, cavalli e capre. Da allora ha vissuto appartata, con i suoi capelli raccolti in uno chignon e tutto il suo amore per gli animali.
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Nel 1977 Bardot apparve accanto a quella dei cuccioli di foca destinati alla macellazione in Canada (in foto). Quel gesto sollevò un'ondata globale di indignazione e portò, dopo anni di battaglie, alla proibizione della caccia ai cuccioli.
Nel 1986 nasce la Fondazione Brigitte Bardot per il Benessere e la Protezione degli Animali, finanziata con la vendita all'asta dei suoi beni personali: gioielli, opere d'arte, persino la sua villa. (In foto, Bardot in Canada nel 1977 per la campagna di Greenpeace contro la caccia alle foche)
Oggi la Fondazione conta oltre 200 dipendenti e 600 delegati sul territorio, è riconosciuta dallo Stato francese e vanta tra i suoi membri onorari addirittura il Dalai Lama. "All'inizio mi ridicolizzavano, ma non mi sono mai arresa. Sì, mi sento una pioniera", ha affermato Bardot. (In foto, Bardot in Canada nel 1977 per la campagna di Greenpeace contro la caccia alle foche)
Le sue battaglie per i diritti degli animali sono numerose: contro la corrida, contro i mattatoi industriali, contro la Festa del cane di Barjols (che definiva "una pagliacciata disgustosa"). E più volte si è scagliata contro il disinteresse generalizzato verso la sofferenza animale.
La sua è stata una voce scomoda, anche contro governi, abitudini e culture. "Ho dato la mia bellezza agli uomini. Ora do la mia saggezza agli animali", aveva detto. E in un'altra occasione, fu ancora più diretta: "Il mondo mi ha guardata. Ora spero che ascolti gli animali che io ho scelto di ascoltare". (In foto, Bardot nel 1978 al Consiglio europeo in un intervento contro la caccia alle foche)
"È una frase che riassume tutto. Il senso della metamorfosi. Il passaggio da sex symbol a simbolo etico. Brigitte Bardot ha restituito senso alla parola 'fama', rendendola servizio. Ha sfidato un mondo costruito sull'ego scegliendo la compassione come bussola", ha scritto Paolo Martini per AdnKronos.
Oggi, mentre le nuove generazioni si mobilitano per il pianeta, Bardot vedeva in attivisti come Greta Thunberg e nei vegani militanti dei nuovi alleati. Apprezzava il lavoro delle associazioni come L214, che attraverso video scioccanti dai macelli cercano di sensibilizzare sui diritti degli animali. "Il disinteresse verso gli animali è la vergogna della nostra società, la prova della sua disumanità", affermava Bardot.
"Bardot non era solo un'attrice del passato, non era solo una figura da copertina sbiadita dal tempo. Era una combattente. Una donna che ha scelto di essere scomoda. Che ha detto no agli applausi e sì alle grida silenziose della sofferenza animale. Che ha preferito il fango dei recinti al tappeto rosso", ha aggiunto Paolo Martini per AdnKronos. (In foto, Bardot con l'ex presidente francese Jacques Chirac)
"Ci lascia una grande donna, prima ancora che una grande attrice, che dopo il ritiro dalle scene, per cinquant'anni, ha dedicato la propria vita alla tutela degli animali in tutto il mondo", ha ricordato l'on. Michela Vittoria Brambilla in occasione della morte dell'attrice. "Il suo esempio è e resterà sempre d'ispirazione per tutti noi che ci battiamo, ogni giorno, per difendere i più indifesi", ha detto Brambilla, presidente della Lega italiana Difesa Animali e Ambiente nonché dell'Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la Tutela dell'ambiente.
Bardot "è sempre stata un faro: dagli anni '60 cominciò, da vera e propria precorritrice dei tempi, a dedicarsi al benessere degli animali, che divennero il suo unico interesse dal 1973, anno in cui abbandonò le scene", ha ricordato Brambilla. "Anche al suo strenuo impegno sono dovute le leggi che oltr'Alpe hanno modificato in senso animalista il codice civile e il codice penale. Il suo esempio resta indelebile tra quanti amano e rispettano gli animali", ha concluso Brambilla. (In foto, Bardot con l'ex presidente francese Jacques Chirac)
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