Brigitte Bardot è morta, addio all’icona del cinema e della libertà

Cinema

"La Fondazione Brigitte Bardot annuncia con immensa tristezza la scomparsa della sua fondatrice e presidente, Brigitte Bardot, attrice e cantante di fama mondiale, che ha scelto di rinunciare alla sua prestigiosa carriera per dedicare la sua vita e le sue energie al benessere degli animali e alla sua Fondazione", si legge nel comunicato

Un volto imbronciato, capelli spettinati con arte, ballerine ai piedi: così il mondo ha conosciuto Brigitte Bardot, la donna che ha cambiato il cinema e il costume. È morta a 91 anni, come ha annunciato la Fondazione che porta il suo nome: “Con immensa tristezza comunichiamo la scomparsa della nostra fondatrice e presidente, che ha scelto di abbandonare la sua carriera per dedicare la vita agli animali”. Nessun dettaglio sul luogo del decesso, ma la notizia segna la fine di un’epoca.

Dal sogno di danza alla rivoluzione sullo schermo

Parigi, 28 settembre 1934. Brigitte nasce in una famiglia borghese e sogna la danza classica, senza immaginare che il destino le riserva il grande schermo. A quindici anni conquista la copertina di Elle: è il debutto di quelle due iniziali, B.B., destinate a diventare leggenda. Poi il colpo di scena. Nel 1956, con Et Dieu… créa la femme, Bardot incendia il cinema e manda in frantumi il moralismo dell’epoca. Saint-Tropez diventa mito, il suo corpo libero un manifesto di emancipazione. Non è solo un’attrice: è la scintilla di una rivoluzione silenziosa. Da quel momento il mondo non si limita a guardarla: la osserva, la imita, la teme.

Una carriera che ha fatto storia

Dietro il mito, una filmografia che racconta un’epoca: cinquanta titoli, dai primi ruoli in Le trou normand e Manina ragazza senza veli fino ai capolavori della Nouvelle Vague. Con Godard in Il disprezzo Bardot diventa icona tragica, con Clouzot in La verità affronta il dramma giudiziario che la consacra attrice intensa. Non mancano le commedie leggere, i melodrammi, i film che hanno fatto scandalo: Babette va alla guerra, Il riposo del guerriero, Vita privata. Negli anni Sessanta, mentre il cinema cambia pelle, Bardot è ovunque: musa, sex symbol, volto di una modernità che corre veloce. Poi la musica, con Serge Gainsbourg e la censuratissima Je t’aime, moi non plus. Ma dietro le luci, il peso della fama: paparazzi, depressione, tentativi di suicidio. Nel 1974, a 40 anni, dice basta.

Quando lo stile diventa ribellione

Non era solo cinema. Bardot insegnava alle donne a respirare libertà. Il bikini sfoggiato a Cannes nel 1953, gli scolli “alla Bardot”, il vestito Vichy del matrimonio con Jacques Charrier: ogni gesto era un manifesto. La “bardolâtrie” dilaga, le ragazze imitano i capelli spettinati, le ballerine Repetto, le magliette attillate. La Francia la considera un tesoro nazionale, il suo volto vale quanto le esportazioni Renault. Simone de Beauvoir la analizza come “Lolita moderna”, incarnazione dell’eterno femminino. Ma Bardot non scrive teorie: le vive. Con leggerezza, con ostinazione. E il mondo cambia.

Il giorno in cui disse basta

Saint-Tropez, 1973. Una capretta destinata allo spiedo durante una comunione di paese. Un set cinematografico. Una donna nel pieno della carriera. Quel giorno Bardot compra l’animale e lo porta in hotel. "Ho deciso di smettere con il cinema e di aiutare gli animali", confesserà. Aveva 39 anni. Rinuncia a tutto: fama, denaro, applausi. Da allora, la sua vita è battaglia: contro la caccia, le pellicce, la crudeltà. La Madrague diventa rifugio per creature salvate. La Fondazione Bardot è la sua voce. "Il modo in cui trattiamo il pianeta è abominevole», dirà in una delle ultime interviste. Ribelle fino all’ultimo respiro.

La battaglia per chi non ha voce

Quando Bardot chiude la porta del cinema, non sceglie il silenzio: sceglie di urlare per chi non può farlo. Nel 1986 fonda la Brigitte Bardot Foundation, simbolo della lotta contro la crudeltà sugli animali. Campagne contro le pellicce, contro la caccia alle foche, contro gli allevamenti intensivi: Bardot non si limita a firmare appelli, scende in campo con la stessa passione che aveva portato sul set. E mentre il mondo la ricorda per il broncio sensuale, lei preferisce essere ricordata per un gesto: salvare una vita, anche se non è umana.

Un’eredità che parla ancora

Brigitte Bardot non è stata solo un sex symbol. È stata contraddizione pura: bellezza e fragilità, glamour e solitudine. Ha attraversato matrimoni, depressioni, tentativi di suicidio. Ha amato uomini celebri, ha sfidato la morale, ha scelto la libertà. Il suo volto è finito sulle monete francesi, il suo nome nei libri di storia. «Non sono un’eremita! Leggo i giornali, guardo la tv, rimango vigile», diceva. Oggi, nell’era degli influencer, il mito di Bardot ci ricorda che la vera rivoluzione è stata vivere senza filtri. E senza paura.

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