It Ends With Us, respinta la causa per diffamazione di Justin Baldoni contro Blake Lively

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L’attrice aveva accusato l’attore e regista di molestie sessuali e ritorsioni, sostenendo che lui e i produttori della pellicola avessero lanciato contro di lei una campagna diffamatoria

Lunedì 9 giugno il giudice Lewis J. Liman ha respinto la causa per diffamazione ed estorsione del valore di 400 milioni di dollari intentata da Justin Baldoni contro Blake Lively e il marito Ryan Reynolds. L’attrice del film It Ends With Us aveva accusato l’attore e regista di molestie sessuali e ritorsioni, sostenendo che lui e i produttori della pellicola avessero lanciato contro di lei una campagna diffamatoria dopo le sue lamentele sulle condizioni in atto sul set. Tuttavia, secondo il giudice, le accuse di molestie presentate da Lively non contengono alcun elemento di diffamazione. Il giudice ha respinto anche le accuse di estorsione, perché gli avvocati di Baldoni, secondo i quali Lively aveva minacciato di non promuovere il film se non avesse avuto un maggior controllo creativo e un cambiamento delle condizioni di lavoro, non avrebbero dato adeguata dimostrazione dell’illiceità delle richieste dell'attrice. “Come abbiamo detto fin dal primo giorno, questa causa da “400 milioni di dollari” era una farsa, e la Corte l’ha capito subito”, hanno dichiarato i legali di Lively.

RESPINTA ANCHE LA CAUSA CONTRO IL NEW YORK TIMES

La decisione del giudice riguarda anche un’altra causa intentata da Baldoni, stavolta contro il New York Times per un’inchiesta pubblicata lo scorso dicembre, che raccontava la presunta campagna di diffamazione che lui e i suoi collaboratori avrebbero attuato contro Lively. Il giudice ha respinto la causa perché il giornale non aveva agito in malafede, ma aveva raccontato una storia molto seguita a livello internazionale sia per la fama dei suoi protagonisti, sia per il tema della manipolazione dell’opinione pubblica attraverso i social. “Siamo grati alla Corte per aver considerato la causa contro il New York Times per quello che era: un tentativo infondato di soffocare il giornalismo onesto”, ha dichiarato un portavoce del quotidiano. “I nostri giornalisti si sono fatti avanti e hanno trattato con attenzione e imparzialità una storia di importanza pubblica, e la corte ha riconosciuto che la legge è pensata per proteggere proprio questo tipo di giornalismo”. Ancora, Reynolds, marito di Lively, è stato accusato di aver diffamato Baldoni, che ha definito “predatore sessuale”. Il giudice ha però stabilito che Reynolds si è basato sulla versione dei fatti di Lively, della quale non aveva motivo di dubitare. Stessa conclusione per il caso di Leslie Sloane, addetta stampa dell’attrice, che non ha quindi diffamato Baldoni con il Daily Mail. Nel frattempo, il processo per la denuncia di Lively contro Baldoni è fissato per marzo 2026.

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